Vittoria sul mare senza botta finale - Guglielmo Belli

Seconda parte La formazione inglese avanza in uno «stato caotico», scriverà il comandante del Kenya nel suo rapporto, ed è sparsa in più gruppi; poco dopo l'una, le nostre siluranti avvistano gli avversari e per quattro ore, in un carosello di morte, non danno tregua. Non è possibile descrivere quello che succede, gli scoppi, le detonazioni, le fiamme, riflettori che si accendono e si spengono, la lotta titanica di uomini e mezzi. All'1,50 le motosiluranti 31 e 32 finiscono il Glenorchy, che affonda. La 31, finiti i siluri, attacca un piroscafo con bombe antisommergibile. Le motosiluranti 16 e 22 attaccano ed affondano l'incrociatore Manchester. Alle 2,00 una motosilurante si trova in mezzo alla formazione nemica, fatta segno a nutrito fuoco di armi leggere; risale di controbordo, sparando con le mitragliere e lancia i siluri. Fino alle 5,08 gli attacchi perdurano. il Mas 552 colpisce un piroscafo che sbanda, il 554 ne affonda un altro da 18.000 tonnellate, il 557 colpisce una petroliera, mentre il 564 attacca ripetutamente ua 'mercantile armato. Risultati certi: un incrociatore da 10.000 tonnellate affondato, pure affondati due piroscafi e danneggiati altri tre. Soltanto cinque bastimenti, con la scorta degli incrociatori Kenya (danneggiato) e Charybdis (inviato dall'ammiraglio Syfret) riescono a dirigere su Malta, perdendo, ad opera di aerei tedeschi, ancora un piroscafo e subendo danni su altri due. A questo punto, un'azione di forze di superficie, avrebbe veramente inferto il colpo di grazia ai resti del convoglio e la sopravvivenza dell'isola sarebbe stata seriamente compromessa. Malta ricevette oltre 32 mila tonnellate di rifornimenti, pagati dalla Gran Bretagna con perdite ingentissime di uomini, mezzi e materiale ma, come ebbe ad affermare Churchill «l'operazione Pedestal avrebbe influito notevolmente sul futuro della guerra in Mediterraneo». Infatti, il fine cui gli inglesi miravano, cioè il rifornimento di Malta, era stato raggiunto, e l'isola poteva nuovamente far sentire la sua importanza strategica e l'Inghilterra iniziare la riconquista del dominio nel Mediterraneo centrale. Perché le nostre divisioni incrociatori non intervennero? Quali furono le mosse della 3.a e della 7.ma Divisione navale, nei giorni 11, 12 e 13? Alle 22 dell'I 1, Bolzano e Gorizia, con sette cacciatorpediniere prendono ormeggio nel porto di Messina e procedono al rifornimento rapido di combustibili e di viveri. All'alba del 12 mollano gli ormeggi e dirigono verso un punto del Tirreno dove, alle 19, si riuniscono con una formazione composta dal Trieste e due cacciatorpediniere e con una seconda composta da Eugenio di Savoia, Montecuccoli, Attendolo e tre cacciatorpediniere. Tutta la forza navale, la sera del 12, è in rotta per le Egadi, onde appostarsi fra Pantelleria e Malta, per attendere e distruggere gli eventuali resti del convoglio britannico. Era indispensabile. però, avere una buona copertura aerea, essendo Malta forte di non meno di duecento aerei da combattimento. Ma anche i bombardieri italiani e tedeschi necessitavano di protezione, come le navi. Gli aerei da caccia erano pochi e, stante l'impossibilità di frazionarli, bisognava decidere se dovevano scortare i bombardieri o le unità navali. «Ne nacque, la sera del 12 agosto, una divergenza fra i capi delle due formazioni armate, ciascuna delle quali reclamava quei pochi cacciatori per sé. Dato che la discussione divenne molto vivace, e nessuno voleva cedere, fu chiesto l'arbitrato di Mussolini: il quale decise che gli aerei da caccia scortassero i bombardieri e che gli incrociatori dovessero tornare in porto. Così venne a mancare l'ultimo "numero", il più distruttivo, della nostra pur clamorosa vittoria navale» (M. A. Bradin). L'alba del 13 trova la nostra forza navale che —obbediente agli ordini — dirige su Messina. Il mare è calmissimo, olio. Su uno dei cacciatori di scorta, il Grecale, è imbarcato chi scrive. Alle otto (sono certissimo dell'ora, poiché ero appena montato di guardia in plancia, col turno fino alle 12) vedo un incendio sul Bolzano, al centro; ne dò voce al comandante e, frazioni di secondo, un'onda compare sulla prora dell'Attendolo; quando si ritira, la nave è mutilata della parte prodiera, fino a pochi metri dalle artiglierie principali. Sapremo, successivamente, che un sommergibile britannico aveva lanciato un ventaglio di siluri, colpendo il Bolzano nelle macchine, al centro, con due siluri, e l'Attendolo con altri due a prora. Noi, con altri cacciatorpediniere dirigiamo subito sull'ipotetico punto di lancio e tentiamo la caccia, ma i bassi fondali e la vicinanza di isolette come Panarea e Basiluzzo (Eolie), non consentono l'uso dell'ecogoniometro per cui il battello inglese può rimanere da qualche parte, sul fondo, fra gli scogli. In conclusione va rilevato che sul piano tattico, non si può disconoscere che si trattò di una grande vittoria, che avrebbe potuto essere strepitosa se, dopo le azioni delle motosiluranti e dei Mas, lo sparuto e snervato resto del convoglio britannico fosse stato intercettato dalle nostre Divisioni incrociatori. Una breve digressione sulla sorte dei due incrociatori. Il Bolzano ha subìto l'acqua fino alla coperta, ma sí riesce ad incagliarlo sui bassi fondali, evitandone l'affondamento. Successivamente viene sollevato e rimorchiato a La Spezia, per i lavori di riattamento. All'8 settembre 1943, l'unità era ai lavori a La Spezia e, nella primavera del 1944, gli alleati decisero un bombardamento a tappeto sulla città, con scopo principale la distruzione dell'arsenale e del Bolzanc che, con il Gorizia — unici 10.000 scampati dal conflitto — si trovava in rada, alla fonda, in attesa dell'immissione in bacino. Per scongiurare gravi distruzioni, la Marina italiana offrì l'opera dei mezzi d'assalto navale, che fu accolta dagli alleati, E fu proprio il ct. Grecale, con una motosilurante, adattati per la bisogna, a portare í mezzi (i famosi .barchini?, nonché dei «maiali» inglesi, modellati sui nostri) e gli uomini (ten. di vascello de la Penne, s.t.v. Cugia di S. Orsola, guardiamarina Berlingieri, aspirante G. M. De Angelis, sottonocchiero Gianni) quasi sotto l'isoletta del Tino, davanti al porto di La Spezia. Vedemmo gli uomini scomparire verso l'arsenale e riprendemmo il mare. De la Penne e compagni affondarono il Bolzano ed un sommergibile, poi guadagnarono la città e successivamente passarono le linee e ricomparvero al Sud. Sull'Attendolo il personale lottò con ogni mezzo per puntellare le paratie e, navigando a mezza forza indietro, diresse su Messina, scortato dal solo Grecale, che si dava da fare per proteggerlo ed assisterlo. Davanti al porto di Messina intervennero i rimorchiatori che ormeggiarono l'unità entro il porto medesimo. Dopo un breve periodo di lavori, per puntellare meglio le paratie prodiere, l'unità venne rimorchiata a Napoli per la riparazione e la ricostruzione della prora. li 4 dicembre 1942 — giorno di S. Barbara, nostra Patrona — Napoli subì un massiccio bombardamento, ad opera di Liberator americani: l'Attendolo, centrato in pieno, si capovolse e fu la fine. Guglielmo Belli Opere consultate: A. Jachino Tramonto di una grande Marina; W. Ghetti Storia della Marina Italiana nella seconda guerra mondiale; M. A. Bragadin A Mezzoagosto una grande vittoria; A. Cocchia Convogli; E. Bagnasco I Mas e le Motosiluranti italiane.

Dal numero 2262

del 23/10/1982

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