FESTA DELLA NOSTRA MARINA Nel giorno di Premuda - foto

Didascalia: Il MAS 15 di Luigi Rizzo protagonista di imprese ormai leggendarie L'azione di Premuda evocata in un quadro di Rodolfo Claudus L'idca di attribuire una risonanza particolare alla data del 10 giugno, scaturisce da un telegramma del comandante in capo della Grand Fleet, ammiraglio David Beattà, massimo esponente dell'allora pile potence flotta del mondo, at vice ammiraglio Cusani Visconti, comandante in capo dell'Armata Navale Italiana, all'indomani dell'azione di Premuda, valorosamente guidata dal Capitano di Corvetta Luigi Rizzo. Cosi il telegramma di quel lontano 1918: «La Grand Fleet purge le pin sentite congratulazioni alla Flotta Italiana per la splendida impresa condotta con tanto valore e tanta audacia contro il nemico aust riaco.. A Luigi Rizzo il 10 portava for-tuna: infatti, il 10 dicembre 1917 nelle acque di Trieste, colpiva ed affondava la corazzata «Wien., meritando la medaglia d'oro al Valor militare. Sei mesi dopo, 10 giugno 1918, silurava ed affondava la corazzata, sempre austriaca, «Santo Stefano,, (Szent Istvan), guadagnandosi una seconda medaglia d'oro. Comunque, prima di fare un po' di cronaca su questo secondo avvenimento, sara bene lasciare spazio a qualche considerazione di maggiore interesse. L'azione di Rizzo, infatti, raggiunse obiettivi assai pin lontani, di quanta l'Eroe di Grado potesse anche soltanto supporre. Gli alleati, come prima conseguenza, rinunziarono all'esame della questione dei comandi navali in Mediterraneo, e lasciarono all'Italia il pieno controllo dell'Adriatico, per l'effetto positivo della folgorante vittoria. L'ammiraglio von Hortà de Nagà-Bania (destinato a reggere per lunghi anni i destini dell'Ungheria) vide frustrato,dai siluri di Rizzo, il tentativo di rialzare la testa ed uscire dall'umiliante inerzia diventata da tempo suo costume. Hortà, ispirandosi all'attacco condotto contro Porto Corsini, il 24 maggio 1915 ed al combattimento del Basso Adriatico, del 15 maggio 1917, aveva in proposito l'attacco alle unita di vigilanza del Canale d'Otranto e le forze leggere di protezione italo-francoinglesi, con l'intento di affondare il maggior numero possibile di unita avversarie, prima che grosso delle forze alleate potesse concentrarsi ed intervenire da Taranto e da Corfu. Pertanto l'Armata navale austriaca avrebbe dovuto prendere posizione, net quadrilatero Ira Bari, San Giovanni di Medua, Valona ed Otranto, fin dalle prime ore den 1 giugno 1918, per attaccare, con una prolungata azione di forza, lo sbarramento e le forze di protezione, le unita di vigilanza, i porti italiani meridionali ed il traffico mercantile. I siluri di Rizzo troncarono l'impresa sul nascere, colpendo a morte una delle pin importanti unita austriache ed eliminando il fattore sorpresa, indispensabile per l'operazione, che non fu neanche tentata. II 10 giugno, quindi, non trae soltanto importanza dalt'attacco di valore in se stesso, ma da una affermazione determinata della situazione navale del momenta, sia net quadro generale del conflitto, che eel campo vasto della strategia e della potitica. il telegramma dell'Ammiraglio Beattà, va al di la di un semplice gesto di amicizia, testimoniando la sensibilità britannica net realistico apprezzamento del-I 'even to. Per oltre vent'anni, l'impresa di Premudaèrimasta un fatto poco conosciuto dalla grande massa del popolo italiano, fino a quando la data non fu scelta come festa della Marina. Dopo il 1943, la giornata non fu pm celebrata, per motivi, si disse, di opportunità, e soltanto net 1964, auspice il ministro della Difesa, on. Andreotti, to festa, presa in considerazione dal govern, ottenne tl ripristino. Vediamo ora, in una succinta esposizione, quanto avvenne in quel lontano 10 giugno di 74 anni or sono. L'ammiraglio Thaon de Revel, allora Capo di Stab Maggiore della Marina, aveva disposto che i M.A.S. operassero «senza risparmio e senza terra di sacrifici« con l'intento di colpire ove e quando possibile le unita avversarie, in qualunque circostanza. La pin significativa delle azioni compiute sul mare in tutto il conflitto 1915 - 18, fu senza dubbio quella che prese il nome da Premuda, la piccola Isola nei cui pressi il 10 giugno 1918, venne effettuato l'attacco dei M.A.S. 15 (capo timoniere Armando Gori) e 21 (guardiamarina di complemento Giuseppe Aonzo) al comando di Luigi Rizzo, imbarcato sul MAS 15. La Sezione era partita da Ancona, con l'ordine di dragare, con rampini esplosivi, le acque fra Premuda e Cruiza, lasciando la zona alle 02.30 del 10. Al termine dell'operazione Rizzo doveva dirigere per unirsi a due Torpediniere, con le quali rientrare, a rimorchic, net porto di Ancona. Nel suo rapporto di navigazione, Rizzo scrivera che «verso le 03.15 essendo a circa 6,5 miglia da Lutostrak avvistO leggermente a poppavia del traverso e sulla dritta una grande nuvola di fumo.. Egli non sa nulla dei movimenti della flotta austriaca e del piano di Hortà, come non sa che, nella notte precedente, due corazzate con la scorta di dieci unita leggere, si so-no trasferite da Pola, prima a Porto Tajer, poi a Slano (a nord di Cattaro), quindi ritiene trattarsi di unita leggere nemiche, partite da Lussino proprio per dargli la caccia. Avrebbe potuto, quindi, allontanarsi rapidamente, per sfuggire a quelle che supponeva fossero siluranti protese alla sua ricerca, ma ciO era contrario at carattere dell'Uomo ed alto spirito che animava gli equipaggi dei M.A.S., e puntO la prora delle sue due barche decisamente sul bersaglio. «Decisi - scrive net suo rapporto di approfittare della lute incerta per prevenire l'attacco: invertivo percib la rotta, seguito dal MAS 21, dirigendo sulle unita nemiche alla minima velocità onde non far rumore ed evitare i baffi che avrebbero tradito la mia presenza,,. Soltanto poco dopo, incomincia ad in travedere le sagome delle navi austriache, e scopre di avere di fronte le corazzate Scent Istvan e Tegetthoff, scortate da un caccia torpediniere e da sei torpediniere. Rizzo vuol serrare le distance il pin possibile, in modo da poter lanciare i siluri dall'interno delle siluranti di scorta; aumenta la velocita fino a 12 nodi, passa di pop-pa alla seconda unita di scorta laterale giunge, senza essere avvistato, ad una distanza di circa 300 metri dalla corazzata «Szent Istvan« e lancia due siluri, senza che gli austriaci si accorgano dei MAS e delle scie dei siluri, che colpiscono in pieno la nave avversaria. Contemporaneamente, con manovra indipendente, il MAS 21 di Aonzo si porta all'attacco del-la Tegetthoff, ma non ha fortuna: uno dei siluri non si sgancia dal-la tenaglia e t'altro non esplode. Nel suo rapporto, Rizzo scrive di aver lanciato i siluri da una di-stanza di 300 metri, ed i primi due siluri «colpivano la nave e scoppiavano quello di dritta fra il primo e il secondo ciminiere, quello di sinistra fra il ciminiere poppiero e la poppa, sollevando due grandi nuvole di acqua e fumo nerastro.. Cosi conclude il suo rapporto, in merito alto sganciamento dalla caccia scatenata dal caccia nemico: «II c.t. alla mia sinistra, accortosi del lancio, dirigeva per tagliarmi la ritirata, riuscendo a mettersi sulla mia scia, ad una distanza di 100 I50 metri. Apriva il fuoco con colpi ben diretti, ma leggermente alti, che scoppiavano di prora. Per evitare la rettifica del tiro, non usai le mitragliere e, tenendosi il c.t. esattamente sulla mia scia, lanciai una bomba antisommergibile, che non scoppiO. Una seconda bomba scoppib vicino alla sua prora. Es-so accostO immediatamente di 90o ed io con accostata a sinistra ne aumentai la distanza perdendolo poco dopo di vista.. II personale del Semaforo di Monte Cappuccini in Ancona fu prima ad avvistare le unita di Rizzo che, rientrando, segnalarono: «Quindici miglia N-NE - due motoscafi scarichi di siluri, carichi di onore e gloria dirigono porn),,. L'allora capitano di corvetta Luigi Rizzo - che assunse poi il predicato .di Grado e di Premuda, con un titolo nobiliare di investitura sovrana - stabili, con la sua azione, una dottrina ed una tradizione: attaccare ad ogni costo, quale che sia l'avversario, grande o piccolo, veloce o lento, scortato o indifeso: un credo che in guerra a sempre valido. Guglielmo Belli

Dal numero 2740

del 06/06/1992

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