GROTTA DI SAN ROMUALDO Girotondo a Canal di Leme - Albino Bani - foto

foto Didascalie: II porto di Leme - Sulla parte sinistra della foto, fuori campo, e la grotta II monastero di San Michele dl Leme: la parte absidale della Chiesa di San Romualdo di cui si discorre nella nota rievocativa (Servizio folografico di Albino Bani del 19851 Ala del palazzo, chiamato Castel di Leme, costruito nella seconda meta del '700 in aderenza al monastero - gia disertato dai monaci - dai conti Coletti, feudatari del territorio "per oneroso acquisto foto A.Bani, 1985 Lato meridionale del monastero [foto A. Banl, 19851 Fino ai primi and del secolo scorso la giurisdizione del Comune di S. Lorenzo del Pasenatico si estendeva su un piccolo tratto della sponda settentrionale del Canale di Leme, confinante col territorio di Due Castelli (poi Canfanaro) e con quello del feudo di Geroldia. La parte appartenente a S. Lorenzo incominciava dall'area su cui fu costruita la trattoria Lovisa (quella della trattoria Roman faceva invece parte del Comune di Due Castelli) e si estendeva al porto, alla spianata in cui veniva scaricata la bauxite dall'alto della strada che scende al porto, e for-se a qualche al t ra zona verso occidente fino al confine di Geroldia che non mi a stato," possibile individuare in nessuna antica carta. Non si sa se il possesso di quel tratto di costa dava il diritto ai Sanlorenzani di esercitare la pesca su tutto il Canale. Tuttavia, da una deliberazione del Senato Veneto del 5 agosto 1425 e dallo Statuto di S. Lorenzo, si può, dedurre che la pesca net Canale doveva rappresentare un fattore di un qualche rilievo nell'economia di quella cittadina, tenuto anche conto delle entrate del dazio sul pesce che il Comune riscuoteva a mezzo degli .affittuali delle peschiere di Leme.. Su quest'argomento trovo scritto inoltre nello Statuto che .i Pescatori, o affittuali delle peschiere di Leme nel nostro territorio, sono tenuti secondo l'antica consuetudine portare li pesci da vendersi nelle piazze avanti il nostro Castello qualunque volta e qualsiasi volta pescaranno.. Un'altra informazione ci viene infine dai .Commentari. di G.F. Tommasini, scritti intorno al 1650:.11 porto suo (di S. Lorenzo) e il canale di Lemo e quivi e una continua scala dove dai vicini boschi sono condotte le legne per Venezia.. Ora, a parte queste spigolature storiche che un tempo nessuno di not conosceva, cosi come non molti conoscevano a fondo la storia della nostra provincia — storia che, detto qui per inciso, non ci e mai stata insegnata neppure nelle scuole superiori — quello che interessava a not giovani di allora era che per la poca distanza del Canale da S. Lorenzo (chiamata per l'appunto dagli scrittori anche .S. Lorenzo al Leme.) con quattro pedalate in bicicletta si poteva raggiungere quella spiaggia di mare per fare il bagno presso la .grotta molada. o tuffandoci dal molo. Tra le innumerevoli gite fatte negli ultimi anni prima della guerra, di una in particolare con-servo ancora un piacevole ricordo. Sera alla meta di giugno del 1938 e la giornata era veramente splendida. Arrivati, due amici ed io, al porto di Leme, trovammo sedute sotto il grande pergolato della trattoria Roman un gruppo di belle .mule. che chiacchieravano ad alta voce e scherzavano allegramente tra di loro. Erano studentesse delle ultime classi dell'Istituto Magistrale di Parenzo giunte con una corriera, accompagnate da alcune insegnanti e dal preside De Manincor (che anni prima fu preside del Ginnasio di Pisino). Attaccammo subito bottone mescolando la nostra con la loro spensieratezza e, per riempire in qualche modo il tempo della loro sosta, lanciammo la proposta — che fu festosamente accolta — di visitare la grotta di S. Romualdo, situata a mezza costa del monte S. Martino, sopra il Cul di Leme. Una breve passeggiata sulla strada che fiancheggia l'ultimo tratto del Canale e poi super il ri- pido sentiero net bosco lino alla piccola spianata antistante alla grotta. Pochi minuti per riposarci dalla fatica e poi, entrando ad uno ad uno per una piccola ape, tura della parete rocciosa, percorriamo carponi alcuni metri per giungere nella prima sala sotter. ranea dove accendiamo le poche candele che siamo riusciti a pro curarci a Leme prima della partenza. Cosi, passando per antri e corridoi, arriviamo nella grande sala circolare con le pareti e la volta di roccia compatta. Sulla parete di fondo notiamo una nicchia in cui, secondo la tradizione, era posto il giaciglio del santo negli anni da lui trascorsi in meditazione e in preghiera in quest'eremo. Del tempo che Romualdo trascorse in Istria ci racconta lo storico Bernardo Benussi (.Nel Medic Evo - Pagine di storia istriana., Parenzo, 1897) riportando le notizie da un'antica biografia del canto scritta da P. Damiani, che qui cercherò di riassumere attenendomi pere in alcuni punti a quanto emerge da studi più recenti. Nato a Ravenna intorno al 952 (m. a Valdicastro net 1027) Romualdo entrò a 20 anni come monaco benedettino in S. Apollinare in Classe ottenendo, dopo tre anni, di farsi eremita. Nell'anno 978 accompagnò, con altri, nelle solitudini dei Pirenei il doge Pietro Orseolo, costretto a rinunciare al potere, e con lui visse per un decennio la durissima vita degli eremiti. Eletto net 998 abate di S. Apollinare, lasci0 l'anno successivo tale dignita e dopo vane peregrinazioni giunse con un naviglio a Parenzo, nella cui diocesi rimase tre anni (1002-1005). Nel primo anno Tondo il monastero di S. Michele Arcangelo at Leme, ordin0 l'abate e regoló la vita claustrale dei nuovi monaci. Poi si ritir0 per due anni nel la grotta che porta il suo nome e qui condusse vita contemplativa, isolato dal mondo. Ma il vescovo di Parenzo avrebbe invece desiderato che Romualdo, gia in odore di santita, partecipasse qualche volta a Parenzo alle solennita religiose per dar maggior lustro alla sua Chiesa. Perciö, quando seppe che egli intendeva ritornare a Ravenna, ostacoló in tutti i modi la sua partenza, ma Romualdo trove ugualmente l'occasione di partire per mare e raggiungere Caorle dopo una fortunosa traversata. Rimane, per altro, da dire che prima e dopo il suo soggiorno in Istria Romualdo fond'," vari cenobi ed eremitaggi, famosi tra tutti quello di Vallombrosa e quello di Camaldoli (1012) che diede il no-me all'ordine benedettino camaldolese. Tornando ora alla visita alla grotta, rammento che essa si con cluse con un gran girotondo attorno al preside e alle insegnanti, al ritmo delle canzoni allora in yoga cantate allegramente in corn. Poi I'uscita, la discesa al porto di Leme e la partenza della comitiva, preceduta da commossi .arrivederci., augurio che per nostra mala sorte non s'e potuto mai avverare perche la guerra ci ha dispersi per il mondo. A tanti anni di distanza il ricordo della gita sara in tutti ormai sbiadito o cancellato. Ad ogni modo ho speranza che questo mio racconto possa far rivivere nella memoria di qualche lettrice quel gioioso momento della nostra giovinezza. Albino Bani

Dal numero 2760

del 07/11/1992

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