ALBO D ORO DELLA GARIBALDI. - foto Ravnich per i suoi soldati

Didascalia: La dedica di Carlo Ravnich a Sergio Meneguzzo, presidente della sezione dell'Associazione Nazionale Alpini di Gorizia, il quale ci ha cortesemente fornito il prezioso volume sulla .Garibaldi. uscito nel 1950 Il colonnello Carlo Ravnich ha Curato la pubblicazione ne1 1950 a Padova del volume Martiri ed eroi della Divisione Garibaldi Nelle 350 pagine del libro sono ricordati, moltissimi anche con le foto, quanti hanno operato con la Divisione di cui Ravnich ha ricordato le vicende con questa introduzione sotto il titolo: La Garibaldi, Divisione dell'Esercito italiano in Balcania . Nell'orbe dell'equinozio di autunno, dell'anno della maledizione, più per deficienza di mezzi che per valore intrinseco degli eserciti volta a volta nemici, più per una fatalità storica che per la vilta di alcuni capi, assurti at massimi gradi per meriti politici, giammai per l'ingenerosità dei gregari o una inferiorità specifica dei quadri intermedi, crollarono, una dopo l'altra, le magnifiche Divisioni Italiane, prima vittoriose su tutti i fronti, capovolgendo irrimediabilmente quella situazione favorevole alle nostre armi e, checchè se ne dica, meno dannosa al le liberta essenziali, delle infelicissime popolazioni del Montenegro, della Bosnia, dell'Erzegovina e del Sangiaccato, di quanto non lo sia il predominio del bolscevismo d'oggi. Per l'ascendente e il volere degli ufficiali meno elevati, salvo rare eccezioni, e, specialmente, per il valore individuate dei chiassosi figli d'Appennino tosco, dei silenziosi figli dell'Alpe, dei volontari delle altre itale plaghe, due sopravvissero, in Balcania, pur fortemente provate: la Divisione di Fanteria da Montagna .Venezia. e la divisione Fanteria Alpina .Taurinense.. Queste scrissero con sudor di sangue la storia che qui si ricorda e, con I'olocausto dei più coraggiosi, santificarono centinaia di paesi, stranieri e strani, per lo innanzi sconosciuti dagli uomini e tuttora negletti da Dio. II 2 dicembre, col crisma dello Stato Maggiore e con la sanzione del Re, mercè la fusione delle predette, sempre più vive e vitali, anche per il grande affluir di quella nostra magnanima gente, ostile ad una resa disonorevole quanto ad una prigionia avvilente, favorevole, comunque, alla lotta eroica, sia pure incerta, del libero ribelle, nasceva per non più morire nella memoria dei vivi, la .Garibaldi.: prima grande units del rinascente Esercito italiano. Assunto il nome dell'Eroe dei due Mondi ugualmente e italianamente sentito, anche se, con diverse mire marxiste, balcanicamente imposto, non riscontra gli estremi per tradi re l'antica fede, anzi, ligia alle leggi e coerente ai savi principi dei Santi, costitui on blocco granitico di indomite volonta ed una fonte inesauribile di elette virtu, nutrite dalla certezza di un migliore avvenire, una volta vuotato il calice amaro della immane sciagura. Attaccata virilmente dal nemico prescelto, subdolamente da più di un falso amico, vigliaccamente da qualche esemplare di quel partito bastardo, osannante il vangelo di Tito, mantenne alto il nome d'Italia e, prodigandosi oltre il limite delle possibilita umane, cercó di ridarle il prestigio perduto e ridestarle la coscienza di nazione indipendente, libera, forte, maestra. Conscia dell'impossibilita di ricevere aiuti adeguati dalla madre Patria, anche moralmente sempre più lontana, con gli effettivi seminudi, scalzi, appena appena armati, affronto con spontanea abnegazione la fame, la sete, il gelo ed il tedesco agguerrito fattosi Asti tristo dal la bile di non aver potuto averla sua preda. Armistizialmente alleata ad un esercito di parte, i cui misfatti smentivano il suo nome di liberatore, sopportò stoicamente quelle indescrivibili condizioni di vita, proprie della guerriglia in uno sconvolto mondo, partecipe involontaria e non gradita nelle altrui faccende, dove, da secoli, razze, religioni, schiatte e matrigna natura gareggiano in male, dove, nei tempi che furono, una miope civiltà ha importato, di ferro, le sole armi che alimentano una guerra fratricida e selvaggia, mentre l'oriente russo, presbite, sfruttatore dell'ignoranza colposa degli umili a della scienza colpevole degli arrivisti congeniti, negatore dei valori dello spirito, a vantaggio si e no dei bisogni dello stoma-co, ha elargito, a piene mani, di carta, le sole stampe che fomentano l'odio ed il disaccordo. Durante diciotto mesi di epici ed ininterrotti combattimenti, sostenuti col solo intento di non favorire il nostro ripiegar dei confini, pur tendendo a liberare gli oppressi, non mai con quello, purtroppo avveratosi, di scatenar le belve col conseguente loro inumano infoibare dei fratelli, conservó integra ed incontaminata la sua compagine morale. Impotente a combattere una incalzante epidemia per scarsita di alimenti adatti e medicinali - malgrado le ripetute altruistiche imprese degli aviatori d'Italia, - per mania di medici e di cappellani, nell'esercizio della loro sacra missione, assistette impavida e con immutato spirito di sacrificio al l'assottigliarsi delle sue schiere ed alto spaventoso aumentare, lungo il calvario, dei serti di sangue e dei cippi cristiani. Rimpatriata non doma, nel mar.o del 1945, i superstiti, ridotti di numero, potenziati in valore, sollecitarono unanimi il privilegio di continuare la lotta, ravvisando in essa l'unico mezzo per onorare degnamente i compagni caduti e tramandare ai posteri la loro leggendaria virtù guerriera. L'opera, incompiuta, continua: nel Reggimento .Garibaldi. in armi a difesa di un insulso confine: nel Reggimento degli anziani, all'erta, memori degli aiuti avuti, dimentichi dei torti subiti ma, nel lo stesso tempo, avanguardia sicura delle future Legioni. Sia legge di vita dei vivi la ragione di morte dei morti: Tendere a Dio - Servire la Patria - Salvare l'Umanità.

Dal numero 2787

del 22/05/1993

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