Didascalie:
Gruppo della milizia anticomunista cetnici a Grahovo nel giugno 1942
Discorso in piazza prima di un'azione
Reparto di Domobranci sfila per le vie di Knin
Trasporlo di un gruppo di cetnici nel 1942
Bacheca di propaganda partigiana
Cascate del Krka nel pressi di Knin
Seconda parte
La Lika trae il nome — che in questi tempi ricorre spesso nei mass-media — dal flume che l'attraversa e che si inabissa nel sottosuolo carsico senza arrivare al mare Adriatico. La region cornpresa tra la Bosnia occidentale e la Dalmazia e tra i monti Velebit e i Dinara e attraversata dal 1920 dalla ferrovia Fiume-Spalato con due cittadine di una certa importanza: Gospic e Knin, gia presidio veneziano (Tenin). Occupata con poca resistenza dalle truppe italiana nell'aprile, dalla seconda meta del 1941 divenne teatro di sanguinose battaglie tra partigiani comunisti e le truppe italiane con le quali collaborarono i domobranci dell'esercito regolare croato e i cetnici ortodossi.
In questa zona, diversamente da come avvenne per i cetnici di Mihailovic, la resistenza cetnica non si forma per combattere l'occupatore (nella zona non c'erano reparti tedeschi) ma per reagire agli ustascia che avevano posto in essere la tecnica della pulizia etnica. Gli ortodossi, dopo un primo periodo di smarrimento, recuperate le armi nascoste all'armistizio (per questa genre l'arma a un amuleto di grande efficacia — e non hanno torto) inquadrati e organizzati da ex ufficiali e dai pope si raggrupparono in bande e al-la violenza risposero con violenze non meno feroci, uccisioni di donne, vecchi e bambini e stupri. Allora non se ne pada: c'era la guerra. I pochi inviati speciali sta. vano nei grossi centri: Zara, Spalato, Zagabria. La censura riteneva opportuno che certe notizie non venissero diffuse. Terminate le vendetta nei confronti dei croati le bande cetniche monarchiche e anticomuniste, rivolsero la loro attenzione e attivita verso le formazioni partigiane comuniste che nel frattempo, organizzatesi militarmente, avevano iniziato l'ostilità contro le truppe italiane, duramente impegnate nell'occupazione del territorio. I cetnici cacciati gli amministratori croati e rioccupati i villaggi, che nella Lika sono abitati in notevole maggioranza da Serbi — durante questa guerra il territorio e Stato proclamato .repubblica serba di Knin. — in un primo tempo si limitarono a tenere lontani dalla zona i partigiani tutelando l'ordine e Ia sicurezza e facendo rispettare, se di loro gradimento, le ordinanze delle autorita militari ita
liana, dopo di che offrirono la partecipazione delle loro milizie alle operazioni belliche contro i partigiani di Tito.
Lo state Maggiore italiano, data la scarsità della truppe disponiEili, nonostantele perplessita e la contrarietà dei politici di Roma — e da tener presente che i cetnici erano nemici dichiarati di Pavelic e degli Ustasia, nostri alleati — accettO l'offerta di collaborazione e le formazioni cetniche in-quadrate in reparti speciali denominati M.V.A.C. — milizia volontaria anti comunista — formati in massima parte da ortodossi. Coordinatore di questa milizie anticomuniste venne nominato un tenente colonnello piemontese antifascista dichiarato (e questo entrava nella logica militare!). Agli appartenenti veniva corrisposto un assegno giornaliero corrispondente al soldo del nostro soldato piti un'indennità di operazione nei giorni in cui vi prendevano parte nonché la razione viveri oltre all'armamento costituito da armi di preda bellica jugoslava composto da fucili Mauser del cui use era-no esperti e da mitragliatrici pesanti francesi, che noi non siamo mai stati capaci di far sparare. I reparti erano comandati da ufficiali e sottufficiali jugoslavi cui veniva corrisposto un assegno corrispondente al grado.
Le formazioni erano di due ti-pi: territoriali per In difesa dei villaggi e mobili che partecipavano alle operazioni belliche da sole o con le formazioni italiane. Gli appartenenti alle M.V.A.C. avevano gli stessi diritti dei militari del regio Esercito; potevano essere decorate al valore e promossi fino al grado di sergente maggiore. In ca-so di morte o di mutilazioni spat-lava loro il trattamento pensionistico. Molti ex M.V.A.C. — ma i superstiti sono pochi, perché a guerra finita sono stati giustiziati dai titini — hanno chiesto Ia pension italiana. Pare che non sia state concessa: infatti hanno combattuto per l'Italia e non risulta abbiano infoibato Italiani. Avrebbero dovuto indossare una divisa con i distintivi del grado che non adottarono mai: mantennero le Ice ro divise militari jugoslave, sen
za distintivi o indossarono abiti civili con arrangiamenti vari, con copricapi a tamburello, bustine militari, colbacchi; barbe fluenti, capelli lunghi fino al le spalle, cartucciere incrociate alla Pancho Villa, bombe appése alla cintura, con immancabili affilatissimi coltelli, che usavano con particolare maestria negli sgozzamenti; alle calzature che forniva l'amministrazione militare preferivano le opanke di pelle con la suola di copertone d'automobile, che non provocavano calli e particolarmanta adatte in quei terreni di natura carsica. Nell'aspetto erano una mezza armata Brancaleone. Per l'arruolamento delle milizie vennero promulgati bandi ma nella Lika gli ortodossi si arruolarono attraverso le loro organizzazioni. La scelta e l'ammissione venne decisa dai loro capi. Nella Lika e particolarmente nella zona di Knin operava la divisione del (monte) Dinara, passata in forze nella M.V.A.C. a capo della quale c'era il pope Momeilo Djujic, che owiamente aveva funzioni rap-presentative e politiche, perche le funzioni operative erano espletate da capi militari.
Era costui un bell'uomo, alto, distinto con le phàsique du role, sebbene fosse titolare di una piccola parrocchia di campagna a pochi chi lomat ri da Knin, di grande prestigio tra gli ortodossi, per i quali, trattava con grande autorita; era sempre accompagnato dall'amica e segretaria. Verso In fine del 1942 gli era stata conferita, da re Pietro in esilio, lo si apprese da radio Londra, un'alta onorificenza per .peril merito dimostrata nella lotta contro il nemico.. Chi era il nemico? Contra i Tedeschi i cetnici del pope non avevano mai combattuto. I partigiani di Tito combattevano per la liberazione della Jugoslavia. Non rimanevamo che noi Italiani! Fino al settembre del 1943 ci furono fedeli, anche perché non si present6 l'occasione di tradirci, come certamente sarebbe accaduto se fosse avvenuto il progettato sbarco al leato in Adriatico, sebbene pope Diujic in un discorso pronunciato ai funerali di un capo cetnico caduto in combat t imento avesse detto che i Serbi sarebbero sempre stati riconoscenti agli Italiani per la protezione avuta rispetto agli ustascia e che mai avrebbero combattuto contro gli Italiani .anche se la victoria dovesse arridere agli angloamericani.. I rapporti tra le M.V.A.C. ortodosse e i comandi Italiani non sempre andarono via lisci; ci furono anche screzi. Le richieste, che a volte erano pretese, non sempre vennero accolte. Le perplessita circa un possibile voltafaccia, non vennero mai meno percui il rifornimento di munizioni era sempre inferiore alle richieste. Da qui malumori. I cetnici non sapevano che anche ai reparti italiani le munizioni venivano date con... parsimonia e con la raccomandazione di sparare l'indispensabile. A loro non era sta. t a inviata In circolare dello State Maggiore che raccomandava di raccogliere i bossoli sparati (quel1 i di futile perche In fanteria non aveva cannoni) per ricuperare Pottone! Dissensi ci furono trail pope e i comandi militari per l'amministrazione civile dei villaggi che gli ortodossi pretendevano con esclusione dei croati i quali, non va dimenticato, erano alleati nostri (ma ci odiavano). Comunque le formazioni volontarie ortodosse della Lika furono di valido aiuto nelle operazioni belliche al nostro fianco; anch'esse ebbero gravi perdite e rarissime diserzioni. Nella Lika, che faceva parte della paveliciana repubblica di Croazia, operavano con le nostre truppe anche reparti dell'esercito croato nei quali invece le diserzioni erano numerose. A volta disertavano interi reparti con gli ufficiali. Un disertore l'ho ritrovato dopo una quarantina d'anni. Mi ero recato negli anni 80 a Spalato con l'amico e collega sebenzano Raoul Cenisi. Durante viaggio ci eravamo fermati a Rogosniza, una piccola località sulla costa nei pressi di Sebenico dove lui aveva un cugino, di cognome Draganic, di vecchia nobilta veneta. I suoi progenitori erano stati fatti conti per i servigi resi alla Repubblica veneta. Abitava da generale in pension in una modesta casetta tra i pini, in riva al mare. Subito non lo riconobbi, ma lui mi disse che doveva avermi gia vista e mi domande, se era mai state in Dalmazia. Saputo che durante In guerra era state a Knin con In Sassari mi disse che aveva conosciuto diversi ufficiali perche frequentava quel comando e mi dear& un'operazione cui aveva partecipato con il suo reparto assieme al mio bat taglione, conclusasi con notevoli perdite essendo caduti in un'imboscata. Allora mi ricordai di lui e di non averlo pia vista, canto da ritenerlo mono. Mi disse che aveva disertato dopo quell'episodio, mettendo in alto un proposito coltivato da tempo. Era ufficiale di carriera, ma non comunista; siccome era evidente che l'Asse avrebbe perduto la guerra e che In Jugoslavia sarebbe sempre esistita con Tito vincitore, aveva pensato bane di passare da quella parte. E disert6 passando ai partigiani. Ricominci6 da soldato sempl ice e arrive a vedere Trieste, con il grado di maggiore, dall'alto di Opicina, senza pater realizzare il suo desiderio di passeggiare in piazza Unita. Di valido aiuto furono anche i reparti cetnici territoriali che garantirono ai villaggi del territorio l'ordine, In tranquillità e la sicurezza delle st rade. I Tedeschi, che pia volte erano stati attaccati dal-le bande di Mihailovié, ripetutamanta raccomandarono i nostri comandi di disarmare i cetnici, ma sopratutto il governo di Pavelic fete pressioni su Mussolini affinché le bande cetniche venissero sciolte e in cal senso pervenne phi volte l'ordine politico. Ma i militari In pensavano diversamente ritenendo utile e indispensabile l'apporto della M.V.A.C.. Agli ordini dell'autorita civile quella militare rispondeva tergiversando e differendone l'esecuzione. All'armistizio dell'8 settembre le M.V.A.C. ancora efficienti, si affiancarono ai Tedeschi che, incalzati dall'esercito partigiano di Tito, sempre pia armato e sempre pia baldanzoso e combattivo anche per la enorme quantita di materiale presi agli sbandati reparti italiani, non rifiutarono la collaborazione dei cetnici destinati cosi al massacro finale.
II pope Diujic, consegnatosi con In sua amico Milka agli alleati, pote rifugiarsi negli Stati Uniti.
Anteo Lenzoni