L'AFFONDAMENTO DELLA VIRIBUS UNITIS A POLA La Grande Guerra vinta dall'Italia - Arnaldo Fraccaroli - foto

Didascalia: L'Ammiraglio Thaon di Revel assiste al ritorno dei Caproni dal bombardamento di Pola (luglio 1918) SECONDA PARTE Pola. 21 novembre 1918 Cera a Pola un ammiraglio ungherese che aveva il comando della piazzaforte e della flotta austriaca. Questo ammiraglio si chiamava Horty e la sua nave era la .Viribus Unitis.. Alla fine di ottobre. quando sulla già stanca sopportazione dei popoli dell'Austria-Ungheria si rovesciarono le notizie ancora confuse ma catastrofiche del disastro austriaco sul fronte italiano. il lungo fermento ostile ebbe esplosioni violente. A Pola la cittadinanza insorge e proclama il suo distacco dall'Austria. a gli equipaggi delle navi da guerra rintanate nel porto si sollevarono. Alla sera del 30 ottobre un telegramma da Vienna all'Ammiraglio di Pola ordinava la cessione della flotta austriaca al Consiglio Nazionale jugoslavo di Zagabria. Il mattino dopo. il Comitato jugoslavo destituiva dal comando l'ammiraglio Horty. Il fenomeno di questa cessione e molto poco pulito. Mace un uomo che a questa sommossa e a questo fenomeno deve raver evitato di trovarsi nel gorgo di una tragedia. La cosa a estremamente paradossale. perché quest'uomo a appunto l'ammiraglio Horty. Egli era stato costretto a abbandonare i1 comando nel pomeriggio del 31 ottobre e alle ore sedici sbarcò dalla nave ammiraglia, la .Viribus Unitis.. Sbarcò in tempo per salvare N vita. Alle cinque di mattina del giorno dopo. la Viribus Unitis. veniva fatta saltare dalla sovrumana audacia di due ufficiali di marina italiana: il maggiore Raffaele Rossetti, figure. del Genio navale. e il tenente medico Raffaele Paolucci. romano. che per questa azione hanno avuto la medaglia d'oro. Il Comitato jugoslavo aveva improvvisato subito ii suo comandante della flotta in sostituzione dell'ammiraglio ungherese. Venne preso il capitano di vascello Vukovic. slavo, e fu creato ammiraglio. Lo dicono tutti ufficiale coscienzioso, intelligente. gentile. Sarà sposato da un mese a una italiana di Pola. La sua vita di ammiraglio due dodici ore. Egli mod con la .Viribus Unitis. che si sommergeva. E seppe morire da valoroso. L'affondamento della .Viribus Unitis» fu di una tragicità romanzesca. In quelle prime ore della mattina del Io novembre, Pola non fu messa in allarme da nessuna forte esplosione. Ma verso le sei furono visti dei gruppi di marinai seminudi correre per la città, grondanti d'acqua e spaventatissimi. Alcuni si diressero ai Magazzini di vestiario della Società fra Ufficiali, scassinarono le pone, entrarono, si rivestirono. La scoperta ebbe un successo enorme. Tutti i marinai che venivano dal la riva in quelle condizioni vi passarono: ma vennero poi anche centinaia d'altri. marinai e soldati, che non avevano affatto bisogno di rivestirsi. Risultato: dai magazzini venne a mancare tanta roba per un valore di centomila corone. Intanto la notizia dell'affondamento della grande nave si era diffusa. Si comincia a dire che l'avevano affondata due ufficiali italiani che non potevano sapere del mutamento di bandiera, e che erano riusciti a entrare nel porto con un sistema che nessuno poteva spiegare. più tardi. nel recarsi all'Ammiragliato sulla banchina dell'Arsenale, il doctor Stanich, presidente del Comitato italiano, vide una scena impressionante. Due giovani uomini. vestiti in modo strano. un po' da marinai, un po' da meccanici. venivano fatti passare da una porta, scortati da marinai con la baionetta inastata, e seguiti da alcuni sottoufficiali che tenevano appuntate contro di loro le rivoltelle. I due giovani uomini procedevano impassibili, superbamente calmi. Erano i due ufficiali italiani che avevano affondato la nave ammiraglia e che pochi momenti innanzi avevano anche fatto saltare il grosso piroscafo "Wien.. Il dottor Stanich e qualche altro italiano si vollero occupare dei due ufficiali, e domandarono di poter parlare con loro. Il comandante Vukovic era morto: e di colpo era state creato ammiraglio in sua sostituzione un altro jugoslavo: il capitano di fregata Koch. Il Koch aveva portato il comando sull'altra .dreadnought. del tipo .Viribus Unitis.: la .Tegetthoff.. E alla sera sulla .Tegetthoff» il dottor Stanich e un altro italiano di Pola ebbero il permesso di far visita ai due ufficiali italiani che vi erano tenuti prigionieri. L'incontro avvenne nella sala del Quadrato degli ufficiali. Dapprima, Rossetti e Paolucci, che erano stati lasciati soli con questi due italiani di Pola, furon tenuti da un senso di diffidenza. giustificabile verso persone che non conoscevano. Ma appena ebbero la sicurezza di trovarsi fra italiani veri, si stabili una cordialità piena di effusione. E i due ufficiali nostri raccontarono la sovrumana avventura. Quando, nella notte dal 31 al 10 novembre, Rossetti e Paolucci si staccarono dalle navi che li avevano condotti dinanzi agli sbarramenti di Pola, e col misterioso sistema da loro inventato passarono gli sbarramenti di Pola, trascinando siluri ed esplosivi senza che nessuna guardia del porto se ne accorgesse. trovarono che l'operazione richiedeva più tempo di quanto si fosse pensato. C'era molto percorso da compiere. c'erano altri ostacoli da superare. Le ore passavano: altre ne sarebbero occorse. Fuori. certamente, le navi di appoggio, non vedendo dopo lungo tempo tornare nessuno, se ne sarebbero andate. E i due ardimentosi, soli nel le acque del nemico, immersi nell'onda, stabilirono con rapida decisione di non più pensare al ritorno, e di cercare la più grossa vittima. non la prima nave che avessero incontrata. Vagarono cosi nell'acqua, ai buio, con il loro misterioso congegno, fra le masse cupe che si ergevano all'ancora, in cerca della nave ammiraglia. Intorno c'era della vigilanza: essi la sentivano. Ma il loro sistema permetteva di scivolare senza suscitare allarmi. Di colpo, dopo una lunga ricerca, si trovarono sotto bordo alla .Viribus Unitis.. La riconobbero: e una istintiva stretta di mono espresse il loro sentimento, più di qualsiasi parola. Applicato contro la nave l'esplosivo che doveva farla saltare entro un dam tempo, i due ufficiali si staccarono. Ma avevano un altro esplosivo che non volevano risparmiare. Ed erano quasi le cinque del matti no: mancava il tempo per indugiare in altre ricerche di bersagli. Avevano dinanzi una grossa nave-trasporto - la - e le lanciarono contro l'altro esplosivo, con un siluro. Il proiettile colpi. Un fragore di schianto. E la nave squarciata si piegò, si sommerse in pochi istanti. I due affondatori erano sempre in acqua: si stavano allontanando dalla .Viribus Unitis., che sarebbe saltata fra poco. I proiettori svegliati dall'allarme della catastrofe della .Wien» frugarono lo specchio d'acqua, li scopersero: piccole macchie score nella distesa molle sotto il fascio abbagliante. Furono avvicinati da una lancia, presi, portati a bordo. La nave sulla quale venivano fatti satire era la .Viribus Unitis.. I due compagni si guardarono e si intesero. Era la nave sotto alla quale essi avevano collocato l'esplosivo, regolandolo a venticinque minuti. Fra venti minuti, ineluttabilmente, la nave sarebbe saltata. Ed essi vi si trovarono sopra! La situazione era di una tragicità angosciosa. Ma i due eroi rimasero imperturbabili. Condotti sopra coperta dove già s'erano aggruppati ufficiali e marinai, Rossetti e Paolucci gridarono: "Viva 'Italia!» Da taluni degli uomini che stavano sul poste risposero dei gridi: «Viva !Italia!. I due italiani si guardarono intorno, sbalorditi. In quale mondo vivevano? E videro che la gente di bordo aveva delle coccarde slave. e, qualcuno, aveva delle coccarde italiane. Il comandante della nave venne loro incontro. e il complimento, da soldato. per il loro eroismo. Era il comandante Vukovic, divenuto ammiraglio dal pomeriggio. Lodò l'ardimento dell'impresa compiuta, e invitò i due ufficiali italiani a seguirlo. Naturalmente, egli credeva che l'impresa si limitasse al siluramento della .Wien.. E la nave ammiraglia era condannata alla stessa sorte, fra pochi minuti! Il tempo inesorabile avvicinava alla catastrofe. Applicato contro la nave, un ordigno inesorabile come il tempo misurava sui suoi battiti gli ultimi istanti della .Viribus Unitis,. In un attimo i due italiani si erano scambiati un'idea: .I1 nostro scopo era la distruzione della nave. Questo avverrà: ma salviamo gli uomini!. In che modo? Vi furono dei momenti di incertezza. Ma all'improvviso l'ingegnere Rossetti disse a Vukovic, con voce ferma: Ammiraglio, metta a mare gli uomini!» L'ammiraglio si volse stupito: .Perché?. Nel silenzio ansioso la voce dell'italiano spiegò chiara e lenta: «Perché fra quindici minuti anche questa nave salterà Nel breve silenzio che seguì . i due italiani sentirono palpitare intorno l'angoscia. Ripresosi subito dallo stordimento momentaneo, l'ammiraglio domande spiegazioni. Rossetti replicò, solenne: .Ammiraglio. metta a mare gli uomini! La nave ha i minuti contati.. L'ammiraglio capì e credette. Sena e vide nelle parole e nel viso dei due italiani la verità. E fece dare l'ordine: .Lancie e uomini a mare!. E fece dare una imbarcazione ai due italiani: .Si mettano in salvo». Sulla nave l'equipaggio si avventò a ammainare le imbarcazioni. Paolucci i e Rossetti si stavano già allontanando sulla barca, quando un ordine li raggiunse: «Tomino a bordo.. L'avventura oltrepassava adesso i confini dell'umano: diventava fantastica. Tomare a bordo voleva dire offrirsi consapevoli alla morte. Ma i due italiani vi si erano già votati. E per la seconda volta salirono a bordo della nave. Sotto. applicato da loro, l'ordigno di morte affrettava inesorabile sui suoi battiti la fine della .Viribus Unitis.. Mancavano pochi minuti, ormai... L'ammiraglio venne nuovamente incontro a loro. Non disse il perchè del richiamo: force. ripensandoci, aveva creduto quel secondo annunzio una spacconata. E ricominciò a chiedere notizie sul primo siluramento, quello della .Wien». 1 due italiani, con freddo stoicismo, risposero. Essi soli sapevano veramente, in mezzo a turn gli altri, di camminare sulla morte. Si dissero semplicemente: .Salteremo anche noi. Pazienza!. Soltanto, siccome ricordavano di aver collocato l'ordigno al centro delta nave. cercarono, nel discorrere, - senza darsene ''aria - di attirare l'ammiraglio e gli altri verso poppa. All'improvviso, la nave colossale ebbe un barcollamento tremendo. L'ordigno era scattato al venticinquesimo minuto precise. La nave sbandò fortemente. Si senti il fragore della colonna d'acqua che la invadeva mugghiando dallo squarcio. Urli di orrore si levarono da sopra bordo. Urli di orrore salirono dai locali interni. Centinaia di uomini si gettarono a mare. Qualcuno tentò di sciogliere e di ammainare le lancie. Non si poteva più. La nave si piega ancora, cominciò a affondare, rapidissima. Rossetti e Paolucci videro ancora una volta l'Ammiraglio Vukovic nel tumulto. Lo invitarono a buttarsi fuori. Egli fece un gesso di diniego. Non c'era più un momento da perdere. I due italiani si lanciarono in mare. Appena in tempo! Allontanandosi a forza di braccia, sentirono aprirsi il gorgo che inghiottiva la nave. Quando arrivarono alla banchina, estenuati, grondanti, si volsero a guardare. La .Viribus Unitis., non esisteva pin. L'ammiraglio che era bravamente rimasto a bordo fino all'estremo venue raccolto in acqua can una vasta ferita alla testa. Mori qualche ora dopo. E i due italiani. nuovamente presi e tenuti prigionieri. furono accompagnati all'Ammiragliato sotto la scorta delle baionette. Quattro giorni dopo, squadriglie di siluranti italiane can la nave ammiraglia "Saint-Bon. sbarcavano truppe e occupavano le isole e il porto. A bordo della .Saint-Bon» c'era l'ammiraglio Umberto Cagni. Sbrigati i preliminari per l'ingresso delle navi italiane. Cagni invitò a bordo il neo ammiraglio Koch, nominate dal Consiglio jugoslavo a prendere comando della flotta di Pola. E dopo avere discusso per la consegna della piazzaforte e delle navi. gli chiese il rilascio immediate del maggiore Rossetti e del tenente Paolucci, tenuti prigionieri prima sulla .Tegetthoff» e poi sulla .12adetzky.. Koch cercb di temporeggiare, dicendo che bisognava interpellare Zagabria. che era bene aspettare l'arrivo del ministro. Cagni tagliò torte. .Questi due ufficiali italiani devono essere immediatamente liberati. per diritto di armistizio, e perchè un Comando jugoslavo non pub in nessun modo tener prigionieri dei belligeranti venuti a far atto di guerra contro l'Austria; trattenerli sarebbe an sequestro arbitrario di persona. Sarebbe come se io. in questo momento, volessi trattenere qui prigioniero lei, signor ammiraglio.. L'ammiraglio capi perfettamente. Domandò una penna, e scrisse un ordine. che venne subito portato da un nostro ufficiale a bordo della .Radetzky». Dieci minuti dopo. gli affondatori della .Viribus Unitis» e della .Wienn,, erano a bordo della nave ammiraglia italiana. Arnaldo Fraccaroli (Dal libro l'Italia ha vinto, edito nel 1919 da Alfieri e Lacroix di Milano con la raccolta delle corrispondenze del celebre giornalista)

Dal numero 2874

del 11/03/1995

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