IL FORZAMENTO DI ALESSANDRIA IL 19 DICEMBRE 1941 Incursori subacquei mettono fuori uso due corazzate - Guglielmo Belli - foto

foto Didascalia: Schema illustrativo dell'attacco di Alessandria il 19 dicembre 1941 Nel numero scorso si e raccontato degli "incursori di superficie della nostra Marina. che operarono nel corso del conflitto 1940-45; si vuole ora fare una chiacchierata su una pagina. che e poco definire gloriosa. relativa agli "incursori subacquei.. le cui azioni, oltre a strappare l'ammirazione degli stessi avversari, tanto lustro hanno profuso ai nostri Mezzi d'assalto navale, mimetizzati nella storica "Decima Flottiglia MAS». Tra le diverse azioni, quella che è da considerarsi fra le più riuscite, anche dal punto di vista del risultato. a senza dubbio alcuno l'Operazione Alessandria., in codice G A3. Per le nostre forze, il secondo semestre del 1941 si era dimostrato particolarmente sfavorevole: la ritirata in Africa Settentrionale e le forti perdite nella guerra dei convogli, avevano creato serie preoccupazioni ai nostri Alti Comandi. Ma, se Atene piangeva, Sparta non rideva, ché anche per la Gran Bretagna, lo stesso periodo, specie in campo navale, non fu dei migliori: in Mediterraneo, In corazzata «Nelson» venne gravemente danneggiata da un nostro aerosilurante, la portaerei Ark Royal, affondata da un sommergibile germanico e la stessa sorte ebbe, il 25 novembre. la corazzata «Barham.; nel tentativi di rifornire Malta. perduti per cause vane e per mine, gli incrociatori "Galatea., "Neputne., «Aurora. e "Penelope.. In Oceano Indiano. affondati gli incrociatori "Sydney» e "Dunedin, e nel Pacifico, ad opera dei giapponesi, colate a picco le corazzate "Principe of Wales. e "Repulse., per citare soltanto le unità maggiori. Nel nostro scacchiere. dove il Mediterraneo, le forze navali inglesi erano ridotte alle corazzate "Valiant» e "Queen Elizabeth., supportate da un numero ridotto di navi ausiliarie ed unità minori. Questa situazione non poteva non interessare i nostri Mezzi d' assalto navale, passati, dal mese di novembre. agli ordini del Capitano di Fregata Ernesto Forza. che già aveva allo studio un particolareggiato piano di attacco per Alessandria. opera del Capitano di Corvetta .1. Valerio Borghese, e che disponeva di un valido nucleo di preparatissimi operatori subacquei. 11 momento propizio per l'operazione. avrebbe coinciso col plenilunio di dicembre, quando la temperatura del mare, con i suoi 18 gradi, sarebbe stata sopportabile, anche nel caso di una immersione prolungata. L'attacco alla munitissima base britannica. presentava non poche difficoltà 1) le notizie sulle ostruzioni. anche magnetiche. erano scarse e poco attendibili; 2) il sommergibile destinato all' avvicinamento, doveva portarsi in zona di giorno. poiché nottetempo l'uniformità della costa egiziana. non avrebbe offerto punti di riferimento, per la messa a mare del personale e delle apparecchiature; 3) il battello sarebbe stato in costante pericolo di avvistamento, con scarse passibilità di sfuggire ad una eventuale caccia. a causa dei bassi fondali, che avrebbero precluso possibilità di operare in immersione; 4) il battello era impossibilitato a superare le ostruzioni, per cui gli operatori avrebbero dovuto navigare autonomamente per circa 5 miglia (oltre 9 km), moltiplicando stanchezza, pericoli e possibilità -peraltro scontata - di cattura. Ma la presenza delle due navi da battaglia, nel porto, costituiva una ghiotta occasione, alla quale non si poteva rinunciare. Gli incursori avrebbero operato con degli speciali ordigni, detti S.L.C. (siluri a lenta corsa), ed in gergo "maiali., cosi definiti dal loro ideatore, l'eroico Maggiore G.N. Teseo Tesei, di cui contiamo parlare in avvenire. Tornando ai maiali, questi, come dente, erano particolari siluri, che potevano navigare in immersione, condotti da due uomini a cavalcioni; come su una motocicletta; la testata, contenente una fortissima carica di esplosivo ad alto potenziale, poteva essere staccata dal corpo del siluro, ed applicata, per mezzo di un cavetto e di appositi morsetti, alle alette di rollio, sotto alla carena della nave scelta come bersaglio. Presa, dunque. la decisione per l'attacco. il sommergibile "Scire», comandato da Borghese, si prepara a prendere il mare. In coperta sono installati dei capaci contenitori (che faranno impazzire lo Stato Maggiore inglese, durante l'esame di riprese aeree del battello, fino alla tardiva comprensione dell'arcano). nei quali trovano alloggio i maiali. che così vengono trasportati. insieme al personale, fino alla zona interessata, e messi a mare il più possibile in prossimità dei bersagli. Gli equipaggi per i maiali, allenatissimi, sono entusiasticamente pronti all'azione: il Tenente di Vascello Luigi Durand de La Penne, col suo secondo. Capo palombaro Emilio Bianchi; il Capitano G.N. Antonio Marceglia. col Palombaro Spanaco Schergat; il Capitano A.N. Vincenzo Martellotta, col Capo palombaro Mario Marino. Di riserva: il Tenente G.N. Luigi Feltrinelli, col Palombaro Luciano Savare ed il Tenente Medico Giorgio Spaccarelli (anche medico della spedizione) con Sottocapo palombaro Armando Memoli. Lo "Sent., si trasferisce da La Spezia a Stampalia, nell' isola di Lero. ed il Comandante Forza stabilisce il suo quartiere generale nella base di Lero. Il 14 dicembre, lancia un messaggio a Borghese: "Avvistata presenza in porto due navi da battaglia e probabile portaerei alt Attaccate.. II smg. prende il mare e alle 18.40 del 18 dicembre. e sul punto stabilito, a circa un miglio dal mole di ponente del porto di Alessandria, immerso a 15 metri di profondità. Alle 20.47 e in affioramento e rapidamente si procede a calare in mare i maiali, indi ili battello dirige per il rientro. Il giorno 20, ancora in navigazione. riceverà da Supermarina: "Ricognizione fotografica fa ritenere colpite due nn.bb... Con Durand de La Penne che funge da capo-gruppo. gli incursori navigano in superficie. senza respiratori; l'avvicinamento alle ostruzioni avviene con notevole anticipo, ed i sei valorosi, con la massima tranquillità, come ad un pic-nic, estraggono dei viveri dagli appositi tubi. e si concedono uno spuntino. più tardi. in immersione, si avvicinano al mole sopracitato, in prossimità delle ostruzioni. fino a sentire delle voci, probabilmente di militari di guardia, e qui hanno un colpo di fortuna da romanzo a fumetti: l'ostruzione si apre. per far transitare alcuni cc.tt.. in fase di rientro; i tre maiali s' infilano nella scia delle siluranti ed entrano in porto. dove si perdono di vista, ed ogni coppia agisce indipendentemente. sulla base degli ordini e delle disposizioni ricevute. Prima di proseguire, giova una personale digressioni nel corso della Guerra di Liberazione. il c.t. «Grecale.. sul quale ero imbarcato, aveva installato in coperta delle ferro guide (specie di rotaie) ed una gruetta, atti ad imbarcare e sbarcare alcuni barchini d' assalto. L'Unità ebbe a svolgere parecchie particolari missioni sulla costa jugoslava e su quella albanese, ed ho avuto occasione di conoscere sia il Comandante Forza, che parecchi operatori subacquei e di superficie, fra i quali proprio de La Penne, in occasione del forzamento di La Spezia. in mano tedesca. per colpire delle navi in riparazione e risparmiare un devastante bombardamento a tappeto della città. com'era nelle intenzioni degli Alleati. Per l'occasione, eravamo accompagnati da una Motosilurante. attrezzata per il trasporto di un paio di maiali. Successivamente. destinato alto State Maggiore della Marina, ho avuto occasione di prendere vision delle relazioni sull'azione di Alessandria e fra le altre, quella del Comandante de La Penne, peraltro pubblicata da più di uno scrittore di rose navali. Ma. torniamo al nostro racconto. de La Penne e Bianchi passano accanto alle navi francesi, cola internate dall'inizio del conflitto, ed intravedono un grosso bersaglio. de La Penne non sa ancora che si tratta della "Valiant.; ha motto freddo, per un guasto alla muta subacquea, e dirige verso la nave, ma incontra la rete parasiluri; ha difficoltà ad aprirsi un varco, per le mani gelide, ed oltrepassa l'ostacolo in superficie. A 30 metri dall'unita avversaria, si immerge fino a 7 metri contro-carena. ma con le mani del tutto intirizzite non riesce a fermare il motore, cosi il maiale precipita sul fondo a circa 20 metri di profondità. Non vedendo Bianchi, emerge per cercarlo e farsi aiutare a smuovere l'arma, ma non lo trova; allora ridiscende e, con sforzi immani. trascina st maiale sotto lo scafo, ma qui lo attende un nuovo inconveniente: la nave non è dotata di alette di rollio, e de La Penne e costretto a piazzare l'ordigno nel punto che ritiene più favorevole, per arrecare il maggior danno possibile, mancandogli la possibilità di assicurare la testata carica alle strutture citate. Regola la spoletta per lo scoppio ed emerge. Sono passati 40 minuti. da quando ha iniziato a lottare col maiale; affonda il respiratore e nuota verso la boa di prua della corazzata, dove trova Bianchi, che vi si è trascinato dopo aver perso i sensi. Da bordo accorgono di qualcosa e la illuminano con un proiettore, delle voci urlano ed i due sono anche fatti segno di una raffica di mitraglia. Dalla nave li irridono, ritenendo fallito il loro tentativo di aver svolto un qualsiasi compito. de La Penne assicura il compagno che, entro un paio d'ore, derisori avranno di che ricredersi. Viene diretta contro di loro un'altra raffica di mitraglia, e si avvicina una imbarcazione che, trattili a bordo, pone sulla corazzata. Sono circa le 3,30 quando la chiudono nel quadrato ufficiali. dopo averli privati degli orologi da sub, sorvegliati da marines piuttosto malevoli. Un Ufficiale li interroga e ritira i loro documenti, non senza aver controllato i distintivi di grado. cuciti suite tute rivestite sotto alle mute subacque. Vengono condotti a terra ed ancora interrogati: sono due dischi di grammofono. che ripetono il grado, cognome e nome e dichiarazione di appartenenza alla R. Marina italiana. Alle 4 vengono ricondotti sulla corazzata edit Comandante. Capitano di Vascello Morgan. vuol sapere dove e stata coltocata la carica, ma anche lui pub imparare a memoria i dati anagrafici dei due italiani e li fa rinchiudere in un piccolo locale (cala) fra le due torri. guarda caso. abbastanza vicino alla testata del maiale. Gli inglesi cambiano tattica. si mostrano gentili. offrono rum e sigarette ed insistono per sapere della carica: Bianchi. stanchissimo. si addormenta e de La Penne, sbircia fora sul polso di un ufficiale. chiede di vedere Comandante. ed in presenza di questi. gli dice tranquillamente che la nave sta per saltare, e che e bene pensare a salvare l'equipaggio. Per l'ultima volta. rifiuta rivelazioni sull'ordigno e viene ricondotto nella cala, dove non trova Bianchi, condotto altrove. Poco dopo un'esplosione scuote la nave e la fortissima scossa, fra l'altro, spalanca il portello della cala: l'unita sbanda sulla sinistra ed affonda. ma per pochi metri dato il basso fondale, sul quale si adagia. come un grosso cetaceo ferito. de La Penne sale in coperta. dove c'e ancora. seduto disciplinatamente, parte dell'equipaggio. I marinai, al passaggio del nostro Ufficiale. si alzano rispettosamente in piedi. in silenzio: de La Penne si avvicina al Comandante. intento ad impartire disposizioni; sono le 6,15 e, con un fortissimo scoppio, salta anche M "Queen Elizabeth», ormeggiata a circa 500 metri dalla "Valiant., sollevandosi letteralmente sull'acqua. per un breve istante, eruttando dal fumaiolo pezzi di ferro. rottami van e nafta. che insozza quanti si trovano a poppa della "Valiant.. Il nostro Ufficiale viene rinchiuso nuovamente in una cella e poi accompagnato in quadrato. dove ritrova Bianchi. Finalmente sono scortati a terra e chiusi in celle separate di una prigione. Alla sera di quel 19 dicembre, entrano in un campo di prigionia vicino ad Alessandria e vengono ricoverati in infermeria, dove ricevono, da alcuni infermieri italiani. una patriottica... pastasciutta. La "Valiant» subì danni gravissimi. per uno squarcio in carena di oltre 25 metri e rimase fuori combattimento praticamente fino alla fine della guerra. Una nota: nel 1945, a Taranto. il Principe Umberto consegnò alcune decorazioni al Valor Militare. fra cui la Medaglia d'Oro al Comandante de La Penne: alla cerimonia era presente l'Ammiraglio Morgan - già Comandante della "Valiant. - ed allora Comandante della piazza di Taranto e dell'Adriatico, cui Umberto di Savoia lasciô l'onore di appuntare sul petto dell'eroe l'alta ricompensa. dicendogli: "Venga. Morgan. questo e suo momento!.. Ma torniamo all' azione. per seguire gli altri operatori. Marceglia e Schergat - gente nostra! - riconoscono facilmente il loro bersaglio. protetto dalla rete parasiluri: credono si tratti della "Barham. (non sanno che è stata affondata. fin dal 25 novembre. da un smg. tedesco), ma invece e la "Queen Elizabeth.. l'ammiraglia di Cunningham. La nave è buia: unico segno di vita, il puntino luminoso della brace di una sigaretta, fumata da un uomo di guardia. che va e viene in coperta. A 40 metri dal natante, i due si immergono, toccando il fondo a non più di 13 metri e cercano il punto più vulnerabile sotto la chiglia: collegano. con una cima. le alette di rollio, distant] una trentina di metri una dall'altra ed al centro piazzano la testa esplosiva del loro maiale. che spolettano a dovere. Lavoro iniziato alle 3 e terminato alle 3.25. Da manuale! Schergat da qualche segno di malessere. quindi emergono in fretta e non troppo silenziosamente; prontamente dalla nave si accende un riflettore, che illumina la loro zona. e li costringe a ficcarsi sott' acqua: non succede nulla. e la luce si spegne. I due riemergono e plan piano nuotano verso terra: qui giunti mettono in moto le spolette per l'autodistruzione del loro mezzo. degli autorespiratori e delle tute subacquee. Fingendosi marinai francesi delle navi internate, riescono ad uscire dal porto. Indossano delle tute che, sotto alle maniche rimboccate, celano distintivi di grado e di appartenenza alla R. Marina italiana. Riescono ad allontanarsi prima che gli scoppi al larmino posti di blocco e polizia; c'e una Speranza di salvezza, in quanta il smg. "Zaffiro» avrebbe pendolato. 15 miglia a nord del delta del Nilo, per tre notti consecutive, dalle 0 alle 3. per l'eventuate ricupero di qualche operatore. Sono muniti di sterline inglesi, in banconote di grosso taglio. che non hanno torso in Egitto - fatto ignorato dal nostro Servizio informazioni, che ha fornito il denaro - ma riescono ugualmente a raggiungere Rosetta. Pero la polizia egiziana e messa in sospetto, proprio per la necessaria esibizione delle banconote, da parte dei due italiani; quindi ti ferma e li arresta. consegnandoli successivamente alle autorità militari inglesi. Nel frattempo. come abbiamo gia detto. la "Queen Elizabeth» aveva fatto un bel salto in aria, con la chiglia squarciata, e la stesso Cunningham - come poi scrive nelle sue memorie -e sbalzato in aria, per un buon metro e mezzo, mentre a agitatissimo per lo scoppio. da poco avvenuto, sotto la "Valiant». Anche questo unità verrà ricuperata. per il riattamento, ma vedrà la fine della guerra senza poter essere più impiegata e passare in disarmo. Gli ultimi due incursori, Martellotta e Marino, cercano il loro bersaglio, la nave portaerei. ma non la trovano, poiché ha lasciato Alessandria, poche ore prima. diretta in Oceano Indiana. E giocoforza passare al bersaglio secondario, cioe una grossa petroliera (la "Sagona., da 16.000 Conn.) che viene individuata ed attaccata, come da ordini, trascurando un incrociatore. con grande disappunto di Martellotta, che avrebbe preferito sistemare una nave militare. Anche per loro, tutto fila liscio e la carica viene spolettata per esplodere poco dopo le 6. Muovendosi come in una esercitazione, predispongono il mezzo ed il materiale per l'autodistruzione è. raggiunta la riva presso il molo carboni, tentano di uscire dal porto, ma al pasta di blocco. li arrestano e ti consegnano al comando britannico della Marina. Quando esptode la loro carica, non solo mentre Mori usa la petroliera, ma danneggia anche gravemente il c.t. "Jerwis., che si era affiancato nottetempo per rifornirsi di combustibile. Positiva. quind

Dal numero 2875

del 18/03/1995

pagina 3