OSTEGGIATA DAI TEDESCHI Decima Mas in Istria - Fulvio Farba

L'atteggiamento assunto dagli uomini della Decima Flottiglia Mas di base a la Spezia, ed il muso duro opposto dal Comandante Borghese nei confronti degli ufficiali germanici che volevano occupare con le loro truppe la base della Flottiglia non potevano portare che a due conclusioni: o ad un conflitto o ad una alleanza. E alleanza fu, un'alleanza vera e propria, stipulata il 21 settembre fra il C.V. Berlinghaus, in nome della Kriegsmarine, ed il C.C. Junio Valerio Borghese, della Decima; l'accordo, approvato dal Grande ammiraglio Doenitz, stabiliva categoricamente e senza possibilità di equivoci, che la Decima apparteneva alla Marina Italiana, che avrebbe issato bandiera italiana, che i suoi ufficiali sarebbero stati solamente italiani, che le divise sarebbero state italiane; al punto quarto dell'accordo si stabiliva chiaramente che «la Decima Flottiglia Mas è alleata del Reich germanico» e che essa operativamente, e solo operativamente, dipendeva dal Comando della Marina germanica. E si dette così inizio alla ricostruzione; dal pennone della caserma non era mai stato ammainato tricolore, al quale era stato tolto lo scudo sabaudo che prima campeggiava sulla fascia bianca della bandiera stessa. Intorno a quella caserma ed a quel tricolore col buco in mezzo si riunirono, provenendo da ogni parte d'Italia, sbandati e volontari, mentre venivano recuperati mezzi, armamenti ed anche uomini sparsi in tutta Italia e rimasti senza direttive, senza appoggi, senza comandanti, in balia della prepotenza germanica. Tanto per fare un esempio, lo stesso Borghese era senza direttive: il suo diretto superiore, il Duca D'Aosta, l'ex Duca di Spoleto che per diverso tempo fu a Pola (e che molti di noi ricordano di aver visto)alla data dell'8 settembre rivestiva la carica di Comandante di Generalmas e quindi era il diretto superiore di Borghese, era stato tenuto all'oscuro delle trattative armistiziali; alla notizia della resa italiana, tentò invano di mettersi in contatto con l'ammiraglio de Courten a Roma. Venne raggiunto il giorno 9 da due ufficiali superiori della R. Marina e, assieme a loro, partì per il Sud con una torpediniera, giustificando la sua partenza con «ragioni dinastiche», e lasciando Borghese senza alcuna direttiva, alcun ordine, alcun consiglio. Questa premessa per spiegare la posizione della Decima e del suo Comandante, che si schierarono decisamente a fianco dei germanici per continuare la guerra iniziata al loro fianco, e portarla fino in fondo, a qualsiasi costo. E Borghese ed i suoi ufficiali sapevano già che la guerra era perduta, ma volevano perderla «con onore». La Decima Mas potè così riorganizzarsi, e mise in campo un nucleo di mas, di motoscafi d'assalto, di vedette, mentre contemporaneamente, con la massa dei volontari che non potevano essere impiegati nella guerra sui mari per mancanza di mezzi, veniva costituita una divisione di Fanteria di Marina, forte di oltre diecimila uomini, che combattè anche nella Venezia Giulia. Non è nostra intenzione però occuparci della narrazione della storia e della battaglie della Decima, sia in mare che per terra. Vogliamo invece occuparci di quelle forze della Mas che furono di base nelle nostre città di mare, osteggiate dagli austriacanti di Rainer e Globocnick e dai loro alleati sloveni e croati, i domobranci di Rupnik, i Serbi di Liotic e gli Ustascia di Pavelic, nonché, naturalmente, combattute dai titini. I primi nuclei di marinai italiani che si schierarono a fianco dei germanici. a Pola, costituirono un Battaglione Marina, al comando del C.V. Mirone; erano tutti ex marò del San Marco o marinai. Con un nucleo di volontari venne formata una compagnia, chiamata «Volante» impiegata in operazioni di rastrellamento nella bassa Istria; primo comandante ne fu il C.C. Bardelli, arrivato a Pola con la prima colonna germanica il 12 settembre e rimasto in città con compiti di coordinamento, e recupero materiali da spedire a La Spezia. Successivamente la Volante formerà l'ossatura della compagnia Nazario Sauro, che verrà affidata al C.C. Stefano Baccarini, con un insieme di circa trecento uomini; il Battaglione Marina diventerà invece Battaglione Fucilieri di Marina. Sempre a Pola fu ricostruita la base sommergibili tascabili C.B. e C.M. comandata dapprima dal Maggiore G.N. Maionica e successivamente dal T.V. De Siervo, mentre a Brioni, in un secondo tempo, si costituirà la base dei Mezzi d'Assalto, al comando del T.V. Sergio Nesi. A Portorose fu costituita la Scuola Sommozzatori e Palombari, al comando del Tenente Medico Moscatelli. Anche Fiume ebbe la sua compagnia. tutta composta da volontari locali, al comando del S.T.V. Vigiak, compagnia che, naturalmente, non poteva che chiamarsi D'Annunzio; piccoli distaccamenti vennero collocati come presidio a Laurana, Lussingrande e Lussinpiccolo. In questa ultima località esisteva una base di mezzi d'assalto germanici, che inquadravano anche volontari italiani in divisa germanica. A Cherso, verso la fine della guerra, venne inviata da Venezia la compagnia Adriatica, successivamente ribattezzata Bardelli, forte di centocinquanta uomini, al comando del T.V. Giannelli. Abbiamo lasciata per ultima la città di Trieste, dove fu costituito un battaglione, formato il 18 agosto 1944 con esponenti del Comando Marina di Trieste, con compiti di difesa e sorveglianza del porto. Paco dopo, irrobustito da altri volontari, il 15 novembre 1944 il battaglione prese il nome di Battaglione Decima Trieste, per poi chiamarsi definitivamente Battaglione San Giusto. Presente il Comandante Borghese, la fiamma di combattimento venne offerta al battaglione dalle donne triestine; il comando vennre assunto dal C.C. Enzo Chicca. Le unità navali a disposizione della Decima in Adriatico non furono molte; la maggioranza dei mezzi era dislocata nel mar Ligure ed Tirreno. Ed ecco la loro elencazione incominciando dai sommergibili tascabili, i C.B.. piccole unità da 25 tonn., armati con due silurotti o due mine, e tre/quattro uomini di equipaggio. Le unità che facevano capo alla base di Pola. al comando operativo del T.V. Pini, erano i C.B. 6. 7. 8. 9, 10. Non ci fu alcuno sbandamento all'annuncio dell'armistizio; i marinai rimasero ai loro posti e successivamente vennero inquadrati nella Decima. I mezzi in questione furono messi fuori combattimento all'ormeggio, nel corso del pesante bombardamento del 9 gennaio 1944, del quale penso che nessuno di noi abbia perso il ricordo, nonostante il mezzo secolo trascorso. In detto bombardamento caddero il Maggiore Maionica ed T.V. Pini. Il comando della base venne assunto dal G.M. Battistini, che lo tenne sino all'arrivo del T.V. De Siervo, nell'agosto 1944. A ricostruire la squadriglia, arrivarono successivamente i C.B. 13, 14, 16, 17, 18, 19, 20 e 21, nonché il C.M. I, battello di dimensioni maggiori (92 Conn.). Le missioni svolte dai C.B. consistettero in agguati di sorveglianza foranea ma anche in acque nemiche, operazioni di pose di mine e trasporto sabotatori od informatori. Durante una missione di agguato nella acque di Ancona. il C.B. 16, partito da Pola il I agosto 1944, passò al nemico per tradimento di due degli uomini di equipaggio, che uccisero il comandante, STV. Giuseppe Tendi, con un colpo di pistola alla nuca e fecero rotta verso il Sud, consegnando sommergibile alla Marina Britannica. I due disertori, che si erano aspettati onori e riconoscimenti di merito, vennero incarcerati dai Britannici allorché si seppe che essi avevano assassinato il loro comandante, e successivamente spediti in campo di concentramento in Algeria. Due C.B. vennero affondati in porto a Pola, dopo aver compiuto alcune missioni di guerra, da attacchi aerei e precisamente i C.B. 13 e 14 il giorno 23 marzo 1945. mentre il C.B. 15 venne affondato in un giorno imprecisato del 1944. Vedremo più avanti la sorte delle altre unità Intanto a Monfalcone erano in costruzione due motosiluranti con caratteristiche ed attrezzature speciali in quanto destinate al trasporto di mezzi d'assalto, e precisamente la MS 74 e MS 75. La prima delle due unità, in più avanzata fase di allestimento. lasciò il cantiere e si recò, al Sud in ottemperanza agli ordini impartiti alla Marina; la seconda, non ancora in grado di navigare, finì sotto controllo germanico, venne completata e fu ceduta alla Marina repubblicana, ed armata dalla Decima. Open:, quasi sempre come unita posamine. ma non mancarono gli agguati e le ricognizioni in acque sotto controllo alleato. Fu comandata, per tutta la durata della sua attività, dal STV. Giovanni Santagata. Assieme alla MS 75 operarono la MS 41, il Mas 554 e 7 motovedette, raggruppate nella prima Sezione Motosiluranti. Le due motosiluranti effettuarono decine di missioni per posa mine, generalmente magnetiche. depositando i micidiali ordigni (4 per missione) lungo la costa fra Giulianova e Pescara. Nel compito di trasporto di sabotatori, oltre ai C.B.,si distinsero anche le Motovedette, due delle quali, la MV 32 e la MV 34 trasportarono due gruppi di N.P., sbarcandoli nella zona fra Macerata ed Ancona, dove essi riuscirono a distruggere vari vagoni ferroviari carichi di materiale bellico. II 23 agosto 1944, MS 75 e MS 42 partirono da Pola per effettuare un'incursione nella zona di Ancona; venne attaccato un piroscafo con siluri, e si udirono due esplosioni. Non fu possibile accertare il risultato, ne l'Ammiragliato britannico ammise ufficialmente fra le sue perdite un mercantile in quella zona ed in quel periodo; potrebbe essersi trattato di qualche mercantile americano (ma e poco probabile) oppure, più verosimilmente, i1 piroscafo potrebbe esser state solamente danneggiato. II 27 agosto, sempre la MS 75 impegnata in una missione di scorta al posamine Kiebitz, unitamente alla motosilurante germanica SA4; all'operazione partecipano pure le torpediniere TA 38/Spada e TA 39/ Daga, con equipaggi misti; la MS 75. con le sue mitragliere (il suo armamento, contrariamente alle consuetudini delle unità italiane, era stale portato a ben undici armi antiaeree ed antinave), respinse vari attacchi nemici. Nella notte fra il è e il 7 settembre, la motosilurante italiana, durante un'azione di posa mine al largo di Rimini, si scontra con tre motosiluranti avversarie, che dopo uno scambio di raffiche di mitragliera, sgomberarono il campo. Nella mattinata dell'8 settembre 1944. aerei statunitensi attaccarono ed affondarono, fra Capodistria ed Isola d'Istria, i1 transatlantico italiano Rex, di 51.000 tonnellate; i proiettili razzo sganciati dai cacciabombardieri squarciarono la fiancata della nave, che si appoggia sul fondo, semirovesciata. Il giorno dopo, al largo di Umago, altri cacciabombardieri alleati attaccavano ed affondavano il piccolo cabottiere San Marco, dell'Istria Trieste, che faceva servizio passeggeri. causando la morte di centocinquanta civili che si trovavano a bordo. Il 15 settembre, trasportato dalla MS 75, un mezzo d'assalto con equipaggio germanico tentò il forzamento, unitamente ad alcuni nuotatori Gamma, del porto di Ancona; non risulta che nessuna nave sia stata attaccata, ne nulla si seppe degli assaltatori. Il 10 novembre, la MS 41 e la germanica S 33 raggiunsero le acque di Ravenna per un'operazione di posa mine; N S 33 incagliò su un basso fondale, e la MS 41, nel tentativo di disincagliarla, saltò su una mina, con la morte di tutti i componenti dell'equipaggio e del suo Comandante, G.M. Rossetti. Altre mine,nella stessa zona, vennero deposte il giorno 17 dalle MV 30 e 32 della Decima. Fra il 9 e il 10 gennaio 1945, la MS 75,unitamente alle germaniche della 3.a Flottiglia, trasporto un gruppo di sabotatori all'isola di Meleda, ben dentro alla zona controllata dai mezzi navali ed aerei britannici;l'operazione ebbe felice esito. Il 15 febbraio, aerei dell'USAF bombardarono Trieste,causando l'affondamento della nave da battaglia Cavour, sorpresa dall'armistizio in grandi lavori presso i CRDA. lavori sospesi dopo 1'8 settembre; anche la nave da battaglia Impero, in costruzione all'atto dell'armistizio ed anch'essa abbandonata, subì la stessa sorte. Nel marzo 1945 giungeva a Pola l'autocolonna che trasportava gli assaltatori ed i materiali per l'allestimento della Base Est, a Brioni; mancavano per i mezzi d'assalto. Il loro invio aveva per altro lo scopo di rinforzare i reparti italiani in Istria, in previsione del finale, per la difesa della Venezia Giulia. Nella base di Brioni erano sistemati anche mezzi d'assalto germanici (naturalmente ex italiani, si trattava di tre SMA e see MTM), mentre gli Italiani riuscirono a dotarsi, con il tradizionale metodo dell'arrangiamento, di due SMA, recuperati e rimessi in efficienza dai solerti ed esperti meccanici, in attesa che dalla Taliedo arrivassero i nuovi mezzi, che non giunsero mai. In un attacco di commandos britannici all'isola di Lussinpiccolo, attacco respinto dai militi del 2o Reggimento M.D.T., di presidio nell'isola, il comandante del reparto, sottotenente Comotti, venne seriamente ferito, tanto da richiederne l'urgente ricovero presso l'Ospedale della Marina di Pola. Per il suo trasporto venne inviato da quella base il sommergibile C.B. 22 che però all'ingresso del porto, venne affondato da cacciabombardieri alleati. Il sottotenente Comotti fu poi trasportato a Pola con una motobarca.

Dal numero 2879

del 15/04/1995

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