A VENEZIA TRA ARTE E STORIA Cent'anni della Biennale - Michela Fragona - foto

foto Didascalia: Felice Casorati ,Silvana Cenni 1922 (tempera su tela 105 X 205 cm .Identità e Alteritho - foto Pino dell'Aquila Cent'anni fa un sindaco-poeta regalò a Venezia la prima mostra d'arte ad interesse internazionale, ed oggi un sindaco-filosofo ci fa omaggio di un degno riconoscimento ad un secolo di Biennale. Cacciari come Selvatico? Non proprio, lo sforzo e ugualmente gradito! Quest'anno il Comune di Venezia in collaborazione con l'Ente Autonomo «La Biennale» celebra il Centenario dell'Ente con un'esposizione storica: »Venezia e la Biennale, percorsi del gusto». La mostra si divide in due sezioni, quella del Palazzo Ducale »Dipinti e Sculture» e quella di Ca' Pesaro con le mostre »Grandi cicli decorativi e arti applicate (1895-1934)» e vetri di Murano ( I 895-1972)». Come sottolinea Jean Clair, direttore del Settore Arti Visive della Biennale di Venezia, »sarebbe state un triste paradosso celebrare il centenario della Biennale solo rievocando il passato, con una selezione commemorativa di opere "significative" mentre questa istituzione si e sempre basata sulla scoperta del nuovo...» Cosi, oltre alle esposizioni storiche e alla tradizionale Biennale, sono state allestite anche »L'io e suo doppio Un secolo di ritratti fotografici in Italia (1895-1995) nell'Ala Pastor del Padiglione Italia ai Giardini di Sant'Elena, e la Mostra del Centenario intitolata »Identita e Alterita» che rappresenta cent'anni di ricerca d'identita del corpo umano tramite l'arte. Infatti, visitando il Padiglione Italia e soffermandosi nelle sale »Impronte» quella che assale lo spettatore e proprio la sensazione di »entrare» corporalmente nelle opere. Gli allestimenti, semplici o del tutto inesistenti, permettono un immediato contatto con le creazioni che riproducono gli autori non più come manipolatori della materia ma essi stessi come materia. Certo quando il 19 aprile 1893 Riccardo Selvatico firma la delibera con cui si istituiva un'Esposizione biennale d'arte a Venezia che seguisse il principio statutario del-la Secessione di Monaco, non si sarebbe aspettato che nel giro di cent'anni la »sua» mostra avrebbe subito tanti cambiamenti. Dal primo statuto a quello fascista del 1930e poi un altro ancora nel 1973... Ma sarebbe complicato e soprattutto riduttivo voler riassumere cent'anni di Biennale in queste poche righe. Per comprendere appieno quest'ultimo secolo di trasformazioni e necessario viverlo attraverso he opere che I'hanno segnato. Bisogna vedere <<II supremo convegno» di Giacomo Grasso (anzi quello che ne resta dopo l'incendio che lo distrusse in gran parte), presentato nella prima Biennale del 1885 e che segnò un punto a favore dell'arte laica poiche fu esposto in pieno contrasto con le indicazioni del cardinale Sarto (poi papa Pio X) che lo riteneva scandaloso in quanto raffigurante cinque donne nude sul corpo di un giovane in una bara (pare che il ragazzo di cui si vede solo il volto, fosse molto somigliante a Nietzsche). Bisogna passare accanto a un Prampolini (1939) per capire quali furono le ripercussioni del fascismo non solo sui pensieri ma anche sulle forme. Oppure rivedere i film, come »Cronaca familiare» di Valerio Zurlini ( 1961 ), che segnarono la Mostra del Cinema (nata nel 1932) o ascoltare i successi del Festival della Musica (nato nel 1930) come quelli di J. Cagelage o Gershwin. Visitare la Biennale oggi a rivivere questi cento anni. Passeggiare per i Giardini di S. Elena tra gli ormai 26 Padiglioni esteri (oltre a quello Italia) significa rivedere i passi pid importanti Patti dall'arte come espressione globale del corpo nel tempo e nello spazio in questo ultimo secolo. Insomma la Mostra del Centenario con questa grande esposizione di opere »vec chie» e »nuove» non pub che segnare I'ennesimo successo della Biennale di Venezia. Michela Fragona

Dal numero 2894

del 29/07/1995

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