SAN MICHELE IN MONTE A POLA L'Abbazia che accolse Dante - Fulvio Farba

Sul colle che porta i1 nome di San Michele esiste ancora oggi una fortificazione, eretta nel 1850, a cura e per conto dell' Imperial Regio Governo austriaco, e facente parte del complesso di fortificazioni che proteggevano il fronte a terra della piazzaforte di Pola. Con il passaggio della dna all'Italia, il forte in questioni venne dismesso, e le artiglierie furono rimosse; i suoi locali vennero adibiti a magazzini militari. Anticamente, sul versante di quel colle che guarda ad oriente, i Romani avevano sistemato una loro necropoli, che si estendeva sino al colle denominato Monte Paradiso, e sul colle di San Michele era stato eretto un tempio dedicato agli Dei protettori dei Morti. Dopo l'editto di Costantino, detto tempio passe al culto cristiano, e venne dedicato a San Michele. Successivamente, in epoca non precisata, il tempio venne sostituito da una basilica di stile bizantino, e le prime notizie della sua esistenza risalgono al 555 dopo Cristo, e se ne parla nel periodo compreso fra il VI e VIII secolo, allorché la Chiesa venne affidata ai monaci di San Basilio, appartenenti ad un ordine fondato nel 362. La Basilica incontra favore e la simpatia del popolo della città, e sarebbe stata oggetto di venerazione particolare; di conseguenza poté beneficiare di donazioni di vario gente, anche terriere; citiamo ad esempio la cessione di vari terreni situati in Rumiano (località da noi conosciuta come Monticchio), fatta nel 990 da un certo Sergio da Pola, e quella del porto di Bagnole, avvenuta in data non nota, nonché diverse altre. Allorché l'Oriente Basiliano venne assorbito dai monaci benedettini, anche il monastero e la chiesa di San Michele passarono a quell'Ordine. Nel 1005 i monaci stabilirono di costruire, accanto al tempio gia esistente, un altro, dedicato a San Clemente. utilizzando anche le riserve ricavate dalla donazione fatta dal Vescovo di Parenzo, che arricchì il patrimonio dei monaci assegnando loro i1 monastero di San Cassiano in Parenzo. mentre, successivamente, alla costruzione del nuovo tempio vennero destinate anche le rendite di una certa quantità di terreni situati in località Bade, donati ai monaci dal Vescovo di Pola. Meningaudo. Il monastero di San Michele in Monte godette anche della protezione dei Patriarchi di Aquileia, i quali si interessarono sempre in favore di quei monaci. sistemandovi anche dei confratelli di origine germanica, graditi all'Imperatore. Più tardi, i Conti d'Istria dettero anch' essi ii loro sostegno al monastero, come pure fete re Salomon d'Ungheria, che vi si rifugiò nel 1087 e morì nel I094, chiudendo religiosamente la sua vita avventurosa e tribolata. Le sue spoglie vennero sepolte nella chiesa di San Clemente. Altri beni dovevano venir donati ai monaci, per interessamento del vescovo Ellenardo, dai nobili di Parenzo Sigifredo ed Heliza i quali. essendo senza eredi diretti, lasciarono tutti i lori averi all' Abate ed ai monaci; successivamente, nel 1215, il Patriarca di Aquileia, Volchero, donava ai monaci altri terreni, nonché la fontana di Bade con il porto, ampliando cosi quei loro possessi, ma non staremo qui ad elencare le ulteriori donazioni, grandi e piccole, in terreni e ricchezze, che contribuirono ad incrementare notevolmente il patrimonio del Monastero di San Michele. Dopo un periodo di quasi duecento anni, del quale ci mancano notizie (conosciamo solamente il none degli Abati che si susseguirono alla guida dei monaci) rileviamo che monastero esisteva ancora nel 1483, ma versava in condizioni di decadenza, se non addirittura di abbandono. Una conferma di questa condizione ci viene data dal trasferimento, avvenuto nel 1368, della salmi del Beate Salomene dalla sua tomba originaria nel mausoleo di San Clemente al Duomo; anche le salme del marchese Voldarico di Carintia, sepolta in quello stesso mausoleo nel 1269, e di altri illustri personaggi che nello stesso mausoleo erano state inumate, vennero trasferite altrove; a naturale tirare la conclusione che le traslazioni avvennero per proteggere le salme da eventuali profanazioni, possibili a seguito dello state di abbandono in cui versava l'Abbazia. Quindi, arrivata ad un certo memento della sua vita. l'Abbazia venne abbandonata dai monaci, e non ci e chiaro il perché. I beni di proprietà della stessa furono affidati ad un Abate, che assunse il titolo di Conservatore, a fiasco del quale troviamo dei sacerdoti che fruivano delle rendite dei beni in questione, mentre l'Abbazia veniva abbandonata, e si iniziava la rovina delle costruzioni; tutto ciò avveniva al l' inizio del XVI secolo. Seguirono poi gli anni dell'occupazione francese, con la conseguente avocazione alto Stato di tutti i beni appartenenti a religiosi, nonché della confisca delle rendite prodotte da detti beni. Secondo una memoria redatta dal Kandler, che ebbe occasione di vedere ed esaminare le rovine delle due chiese, abbiamo il seguente quadro: della chiesa situata a destra (bisognerebbe pero conoscere la posizione del narratore rispetto al la Basilica ed anche alla città) rimanevano solamente ire absidi e le fondamenta delle muraglie, mentre la chiesa posta a sinistra esibiva solamente le fondamenta e la base delle muraglie, quel poco che bastava per capire che essa era stata costruita di forma differente dell' altra; le due chiese erano unite da un passaggio coperto, del quale si notavano ancora le tracce. Una notevole parte del materiale, come colonne, stipiti, architravi e pietre grandi venne recuperata ed utilizzata, come si usava in quei tempi, sia per rinforzare le mura della città che per erigere o ricostruire altre chiese, completando cosi le distruzioni causate dal tempo. Nel 1850 venne eretto sul colle il fortilizio già menzionato, ed i lavori di scavo delle sue fondamenta finirono di distruggere le fondamenta delle chiese; vennero salvate solamente due lapidi funebri, quella del Beato Salomone e quella dell'abate Paolo, che sono i soli ricordi rimasti all'antica Abbazia. Ed é doveroso ricordare, in chiusa di questa breve rievocazione dell'Abbazia di San Michele. che Dante Alighieri, allorché fu a Pola, ospite del Conte d' Istria, Enrico II, della casata dei Lungau, venne alloggiato nell'Abbazia, retta da Fra Agiolfo, che l'accolse con grande ospitalità. Ciò avvenne quasi certamente nel periodo che va dal 1304 al 1308. Per chi desidera approfondire, suggerisco: B. Schiavuzzi, L' Abbazia di San Michele in Monte di Polo. edito a Venezia nel 1928. Fulvio Farba

Dal numero 2911

del 02/12/1995

pagina 3