PER SEI ANNI DAL 1937 INSEGNANTE ELEMENTARE A IACOVICCI PRESSO ANTIGNANA - foto Nella foiba di Surani gettati 27 italiani nel 1943 - Aurora Kero Rover

Didascalie: Una immagine recente della scuola di Antignana Alla fine dell'anno scolastico davanti alla chiesa a Antignana - Aurora Kero Rover Accludo due foto: una scattata nell'estate del '94 raffigura l'ex scuola di Antignana; l'altra è l’ingrandimento di una piccolissima sbucata non so come e da dove a ricordo della chiusura dell'anno scolastico 1940-'41 oppure '41-'42 degli alunni di Antignana capoluogo. Come si nota gli alunni erano tantissimi; gli insegnanti dai dieci agli undici e le classi numerose. Gli insegnanti stavano a pensione completa o parziale dal podestà Romano De Piera. Sua moglie, la siora Nina era un'ottima cuoca. Tra i colleghi dalmati, istriani, regnicoli regnava l'armonia. Antignana era piccolissima: poche case: il Municipio, l'Ufficio Postale, la Scuola, la Caserma dei Carabinieri, dove vennero tenuti prigionieri i prelevati dai titini ed in seguito quelli presi dai tedeschi. La Chiesa, la canonica il cui parroco don Banco (che si faceva chiamare gospodin-signore) era un acceso croato e teneva le fila per l'infiltrazione degli attivisti titini. L'asilo, l'osteria degli Orliani e quella dei Benedetti affiancata alla macelleria, il negozio di generi alimentari del Raico: tutto ciò era più o meno raccolto attorno ad una piazzetta che s'affacciava sul la Val Draga. In tale piazzetta, in un angolo, sta la o Banca dei Giudici» un lastrone di pietra sostenuto da una grossa colonna con attomo sette sedili di pietra diversi per altezza a seconda della statura dei giudici che si sedevano per discutere e decidere sulle questioni giudiziarie ed amministrative del paese (potrebbero servir d'esempio oggi). La piazzetta veniva chiamata sotto i lodogni per la presenza di quattro giganteschi alberi che a Zara chiamiamo fanfarigoleri dalle saporite fanfarigole dal nome botanico bagolari. Un mulino dei Prelaz, se ricordo bene, si trovava nel paese, ed un altro di un Raico su la strada per Pisino. Una corriera collegava Antignana con Pisino, mentre per Parenzo non c'erano collegamenti. A Pisino settimanalmente la gente si recava al mercato per l'acquisto o la vendita degli animali; per altri acquisti ci si recava a Pola, soprattutto per l'abbigliamento. A fine ottobre si teneva la sagra per la festività dei Patroni SS. Simeone e Giuda; era l'occasione per vendere i molti tacchini allevati nella zona. Al vocio delta gente, ai contratti dei mercanti, facevano allegro contrasto i glu glu dei tacchini ignari di finire croccanti sulla tavola il giorno di Tutti i Santi. Il parroco don Banco diceva ai ragazzi del catechismo che Dio non capisce l'italiano. Dallo scritto su Antignana, mandatomi gentilmente dal colonnello Ferruccio Giorgis, figlio di Felice Giorgis torturato dai titini in settembre e ucciso al loro ritorno in dicembre, ho appreso che, quando giocavano a bocce, gli adulti slavi bestemmiavano in italiano e gli italiani in croato. Tanto, dicevano, Dio non capisce l’italiano (o lo slavo). Lo avevano imparato da don Banco o costui da loro? Un'altra curiosità appresa dal Giorgis. La Banca di cui scrissi prima, serviva anche per l'elezione del capo del paese. Gli aspiranti alla carica chinavano il capo sulla tavola di pietra allungando la barba il più vicino al centro dove c'era un piccolo incavo. In esso veniva posto un pidocchio. Era eletto capo quello sulla cui barba si arrampicava il pidocchio. Forse pidocchio non fiutava il giusto, ma almeno il bilancio del Comune non ne risentiva. Presso Antignana si trova la foiba di Surani che fu la tomba di 27 italiani, i cui corpi rimasero sul fondo dal è ottobre a1l'8 dicembre 1943. E Giorgis che racconta: il Comune aveva provveduto a captare una piccola sorgente che sgorgava a poca distanza dal paese. La chiamavano Pis'cet. Dopo le stragi delle foibe fu chiusa perché, essendo alimentata dalle acque che si raccolgono sul fondo della foiba di Surani, queste erano rese imbevibili dai corpi putrefatti rimasti a lungo nell'abisso. Essendo vissuta per sei anni nella zona, so quale danno ne derivasse alla popolazione delle Ville che si rifornivano da tale sorgente quando i pozzi, alimentati dall'acqua piovana, spesso rimanevano chiusi a causa della siccità. Dal Giorgis rilevo notizie importanti: Antignana per secoli era stata roccaforte di confine della Contea di Pisino. feudo di casate asburgiche e di quelle delta o Serenissima, subentrata ai Vescovi Conti di Parenzo. Era passata alternativamente sotto l'influenza dell'uno e dell'altro. La frazione di Corridico, confinava con i territori di S. Lorenzo del Pasenatico, a suo tempo importante sede della Repubblica di S. Marco; da qui le diverse etnie e la variazione della loro genetica originaria in seguito a matrimoni misti. L'italianizzazione di slavi va ricercata in vari motivi complessi. Ma non vie dubbio che era dovuta principalmente al maggior grado di sviluppo culturale e civile della componente italiana. Fino al 1918 tra le due etnie non vi erano stati contrasti; al mantenimento di buoni rapporti contribuiva il fatto che tutta la popolazione era bilingue. Quando nell'anno scolastico 1937-38 presi servizio nella sede di Iacovicci, nel comune di Antignana, dagli anziani del lungo appresi che la zona era stata infestata da banditi; ma non mi venne mai detto con quale e quanta violenza agissero. Lo scritto del Giorgis, nativo ed abitante nel luogo, mi illumina sulla situazione. Dopo la riunificazione dell'Istria alla Madre Patria, gli slavi del luogo, sotto l’Influenza di formazioni politiche di oltre Alpe (ad esempio il Socolista) e di periodici in lingua slava di cui il Governo Italiano permetteva la stampa e la diffusione, come il .Pucki Prijatelj ed il Narodni Dome e del clero, da sempre slavofono con a capo il vescovo di Parenzo e Pola, Dobrilla, nativo di Antignana, sobillavano gli animi contro l'Italia. All'inizio degli anni '30 a poca distanza da Pisino furono uccisi a fucilate alcuni paesani di Vermo che si recavano a partecipare ad una festa fascista. Uno degli attentatori, Vladimiro Gortan, fu arrestato, giudicato per direttissima dal Tribunale speciale di Pola e fucilato. In onore del martire sono stati eretti dai titini monumenti nei pressi del luogo dell'attentato e sul luogo della fucilazione. Una brigata partigiana portò il suo nome. Gli efferati banditi Colarich e Stocovich e le loro bande che terrorizzavano l'Istria furono sgominate. Fu debellato pure l'abigeato, piaga centenaria della zona. Altri episodi riportati dal Giorgis sono quelli dei tagli alle vie, l'incendio di fienili degli Italiani specie a danno di suo nonno paterno la cui dimora. il convento di S. Pietro, di sua proprietà, era spesso presidiata da nuclei militari e poi anche da gruppi armati di Camicie Nere per salvaguardare le vita degli abitanti. Gli italiani più esposti si recavano nei loro poderi armati di futile e anche di bombe. Conobbi Alessio Orliani; aveva perso una gamba a seguito di una fucilata. Attentati ci furono sulla linea Trieste-Pola; in seguito ad un assalto al vagone porta-valori vennero uccise due guardie di finanza. Sotto il regime fascista qualche manganellata venne dispensata; venne proibito agli uomini di partecipare alle feste paesane armati di roncole, con cui usavano regolare le loro controversie. Infine l'Italia aveva stabilito un ,clima di convivenza civile, che venne distrutto dall'arrivo dei titini, che ridiedero modo a tutti i rifiuti umani rimasti inoperosi. di ritornare alle efferatezze. Ci furono esempi di violenza inaudita:la vivisezione di persone, l'estrazione di occhi, che crocifissioni dopo efferate crudeltà, il taglio del ventre a donne incinte. Sconfitta l'Italia, ritornò la barbarie Aurora Kero Rover

Dal numero 2889

del 24/06/1995

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