Il congegno del siluro - ASTER

NEL mondo delle memorie della vecchia Pola trova posto un'officina meccanica che stava in via Cenide, a metà del primo tratto compreso fra la via Sissano e la via Campomarzio. Ne era proprietario uno fra i più noti artigiani polesi, Giulio Zaratin. Chi dei polesi viventi che abbiano superato quantomeno il mezzo secolo non lo ricordano? Maestro meccanico, la sua specialità si rivolgeva a lavori di precisione e perciò era pure fra i più quotati bilancieri della città. Da ragazzi noi che in quella via avevamo fatto il quartiere generale delle nostre scorribande, si guardava dentro nell'officina con avida curiosità e quando si riusciva ai fare il colpo, allora il carrettino di «sior Giulio» che di giorno stava sulla strada, diventava il mezzo ideale per farvi delle imbarcate e poi via nella lieve discesa per finire di norma contro i marciapiedi, con capitomboli e fughe generali mentre il veicolo veniva regolarmente ricuperato dal «garzone di bottega». Non senza che questi stampasse la suola della sua scarpa pesante sulle terga di qualche fuggitivo. Ma avremmo mai pensato che proprio in quella officina, sul finire del secolo, era stato creato e perfezionato un congegno che avrebbe successivamente avuto tanta importanza da inserirsi nella storia delle invenzioni nel campo delle armi militari? Eppure ciò avvenne ed è il caso di raccontarlo. Fu nell'anno 1898 che l'ing. Ludovico Obrà dopo anni di ricerche e di studi, concretava il suo progetto col quale doveva essere inventato il primo guida siluri. Il congegno sfruttava le caratteristiche giroscopiche di un volano montato in una sospensione cardanica e che portato ad un elevato numero di giri, comandava il timone di direzione del siluro a mezzo di un particolare dispositivo ad aria compressa. Questo all'ingrosso, per quel che ce ne è stato detto. Resta comunque il fatto che l'ing. Obrà, forse perchè Pola allora era il principale porto della marina da guerra austro-ungarica e sede del maggiore arsenale marittimo militare, si stabilì in città e scelse senza altro l'officina meccanica di Giulio Zaratin per cominciare a costruire la sua invenzione. Pare che notevoli aiuti finanziari gli fossero forniti dal medico chirurgo cittadino Sprocani, mentre è certo che il lavoro si svolse nel massimo segreto. Chi lavorò a fianco dell'ing. Obrà fu, quale prezioso ed esperto collaboratore, un tecnico polese di grande capacità, Massimi, italiano De Carlo. Quanto durasse il lavoro di officina non sappiamo esattamente, comunque venne il momento in cui il prototipo del primo guida siluri giroscopico venne finito e messo in condizioni di affrontare la prova pratica. Il primo esperimento fu effettuato nel silurificio Withead di Fiume che mostrò subito vivo interesse ma poi si apprese che l'apparecchio finì in Italia e fu presentato alla Marina militare che fornì valido appoggio col mettere a disposizione dell'inventore del naviglio sottile per impiegarlo negli esperimenti di lancio. Fu così che il primo guida siluri giroscopico, dopo una accurata messa a punto, potè affrontare la prova della propria funzione. Prova che ebbe luogo a La Spezia con ottimi risultati in quanto i ripetuti lanci contro i bersagli prestabiliti raggiunsero pienamente il bersaglio, che era costituito da torpediniere spinte alla massima velocità. Ben oltre mezzo secolo è passato d'allora, il guidasiluri giroscopico ha fatto la sua lunga strada nella storia delle invenzioni, dalla modesta officina meccanica di Guido Zaratin di Pola alle sue successive applicazioni e perfezionamenti; ma ciò che resta ancora da aggiungere è che il prototipo dell'apparecchio, quello cioè che a Pola fu creato e poi sperimentato con successo, è ancora in vita e custodito come un raro cimelio di indubbio valore storico. Chi lo conserva è il figlio del collaboratore diretto dell'inventore che fu il tecnico Massimiliano De Carlo. Il fatto che questo primo modello della guida lanciasiluri giroscopica apparso nel mondo sia conservato e per giunta in piena efficienza funzionale, conferisce a questa nostra esumazione un sapore di maggiore curiosità. Colui che lo conserva, il concittadino Emilio De Carlo, ora residente a Foggia, in via Caracciolo 9, se ne mostra particolarmente geloso e ne comprendiamo i motivi, se si pensa che fu suo padre a contribuire al perfezionamento e alla realizzazione della invenzione. E' un pezzo raro di collezione di valore storico che sprigiona pure un nostalgico ricordo della nostra vecchia e operosa città natia, dove tecnici e lavoratori per lunghi decenni diedero a Pola la fama ben meritata di fucina di ingegni apprezzati e richiesti dovunque arrivasse la conoscenza della loro bravura. ASTER

Dal numero 817

del 22/10/1963

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