PRESIEDETTE IL COMITATO CITTADINO POLESE FONDATORE DE “L’ARENA DI POLA” SI È SPENTO ATTILIO CRAGLIETTO ATTIVO ESPONENTE NEL PERIODO 1945-1947 - Galli - foto

Membro del C.L.N. capeggiò la delegazione che venne ascoltata dalla commissione per i confini e fa tra i delegati giuliani alla Conferenza di Parigi. - GALLI Con la scomparsa del professor Attilio Craglietto, preside a riposo, il mondo della scuola goriziana ha pianto la perdita dell'insegnante e del dirigente scupoloso, appassionato, innamorato del proprio lavoro, assolto per circa dieci anni dopo il 1947 al locale Liceo scientifico; ma la comunità istriana ha preso il lutto anche per la perdita del patriota, dell'uomo di cultura, dell'intemerato assertore della giustizia e della verità. La fine è sopravvenuta il 5 settembre nella Casa di cura «Villa San Giusto» dei Fatebenefratelli, dopo alcuni anni di malattia, conseguenza del naturale decadimento fisico, che il prof. Craglietto ha affrontato con la serenità del giusto e del credente. «Bisogna agire come se non si dovesse morire mai, e comportarsi come se si dovesse morire domani» amava ripetere spesso nella sua infaticabile volontà di fare. E continuò ad occuparsi di tante cose, fra una degenza e l'altra, scrivendo note ed appunti, conversando con acutezza di osservazione e con puntuale «verve» polemica. Aveva sempre pronto il giudizio, personale, ma preciso e senza sottintesi. Andava contro corrente senza falsi timori; e la sua non era una posa, ma il frutto di maturazioni sorrette da un grande bagaglio culturale. Sotto la scorza dell'uomo scontroso, dal carattere talvolta discostante e puntiglioso, vibrava un cuore saldo, una coscienza pulita e temprata da tanti travagli d'una lunga vita. Era nato a Noacco (Pisino d'Istria) il 10 maggio 1884, figlio di un maestro italiano alle dipendenze della Lega Nazionale fece parte di quella esaltante «équipe» di intellettuali che fece capo al Convitto «Filzi» della cittadina istriana. Dopo aver assolto gli studi superiori a Trieste, frequenta r Università di Vienna, dove si laureò in lingue romanze nel 1908; conseguì una seconda laurea in scienze politiche nel 1937. A Pola insegnò al Liceo Carducci, che diresse poi negli anni della guerra. Cattolico militante, si tenne lontano dal fascismo, condannando sempre la violenza. Fu incarcerato dai nazisti nel settembre 1943 come intellettuale sospetto. Restò poi vicino ai centri dell'attività clandestina, respingendo però l'insidia slava. Nel maggio 1945, sotto l'occupazione slava, raccolse al Liceo un gruppo di patrioti nel Comitato Cittadino Palese per l'affermazione dei diritti italiani della città. Il Comitato assunse poi la sigla di C.L.N., come sintesi di quella che era stata anche la resistenza italiana dal nazismo. Presiedette il Comitato per alcuni mesi tenendo i contatti con G.M.A., promuovendo l'uscita del quotidiano L'Arena di Pola attraverso una pubblica sottoscrizione, intrattenendo frequenti rapporti con il Governo nazionale. Fu capo della delegazione del C.L.N. che fu ricevuta a Pola nel marzo 1946 dalla commissione interalleata per i confini; fece parte della delegazione giuliana che seguì a Parigi i lavori della conferenza della pace, redigendo articoli e memoriali; si prodigò nel periodo dell'esodo. A Gorizia riprese la sua attività di uomo della scuola, abbandonando l'azione politica, pur conservando precise posizioni, che espresse particolarmente quando si trattò di sostenere l'autonomia regionale, della quale si occupò con vari scritti. Glottologo, appassionato di musica, sensibile a tutte le forme di espressione artistica, sorretto da una vastissima cultura di cui si serviva senza platealità, per un continuo bisogno di completamento interiore, il prof. Craglietto, dopo il pensionamento, continuò a viaggiare, a leggere, a conversare. Il Caffé Garibaldi era il suo punto d'appoggio di uomo solitario, sereno, dalla mente sempre vigile e dall'intelligenza sempre aperta. Il figlio lo voleva con lui in Australia; «ma non mi sento ancora di abbandonare per sempre l'Europa» diceva. Perchè di cultura latina e mitteleuropea era profondamente impregnato. Se ne è andato in silenzio. senza scomodare nessuno, come era stata sempre sua abitudine. Aveva la coscienza autenticamente limpida del credente. Ed anche quando la malattia progressivamente lo fiaccava, continuava a donare agli altri con lettere e biglietti in cui esprimeva giudizi e consigli, senza mai chiedere qualcosa per sé. Si è conclusa così la lunga vita d'un uomo esemplare che non ha mai cercato il successo personale, e che ad ogni ambizione ha anteposto la ragione delle idee, la forza dei convincimenti, il servizio della verità. Il 7 settembre nella chiesa di San Giusto, officiante don Ganzini, cappellano dell'attigua casa di cura, si sono svolte le esequie del prof. Attilio Craglietto. Vi ha presenziato con i parenti più stretti una piccola folla di amici e dì estimatori che ebbero occasione di conoscere e di apprezzare le altissime doti d'intelletto e di cuore dell'estinto. Numerosi tra questi: gli appartenenti al inondo della scuola, tra cui il provveditore agli studi a riposo prof. De Vetta, il preside a riposo prof. Alesavi e la vite preside del Liceo scientifico «Duca degli Abruzzi» (Istituto retto per un decennio dal defunto) prof. Rapuzzi; presente pure una rappresentanza degli studenti dello Scientifico con bandiera. Tra gli altri intervenuti il maestro Cappello in rappresentanza della Filologica Friulana e numerosi istriani conterranei dell'estinto, tra i quali l'assessore comunale e direttore de L'Arena di Pola rag. De Simone, il dott. Veronese direttore della Associazione industriali, il dott. Schipizza direttore del collegio «Fili», il geom. Merni, il rag. Pussini e una rappresentanza dell'ANVGD con il presidente del Comitato locale dott. Cattalini e il vice presidente cav. Percovich. La salma del prof. Craglietto è stata provvisoriamente tumulata nel cimitero centrale di via Trieste, in attesa di essere traslata a Trieste, nella tomba di famiglia del preside prof. Neri, legato da profonda amicizia allo scomparso. Ai familiari dell'estinto rinnoviamo i sensi del nostro cordoglio.

Dal numero 960

del 18/10/1966

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