Nei luoghi delle mie radici - Irma Sandri Ubizzo - foto Sissano che resta anche mia

foto Sissano che resta anche mia Seconda parte I suoni di primo mattino di un'alba di paese ti fanno sentire fuori del tempo, e quasi fermi nel tempo: le tortore, tl belato delle capre, il ragliare degli asini, l'acuto chicchiricchi dei galletti impettiti con la «ponga. prominente che sporge dallo sterno, che portano a spasso la ritta coda di variopinte penne colorate, le gall ne chiacchericce e insistenti, qualche cane, inset ti che romano, passeri ciarlieri, la quiete e la immobiEta delle rondini posate tutte in fila sui cavi elettrici della lute, e pronte per la imminente trasmigrazione. In giro, un odore intensissimo, che si diffonde dappertutto, di erbe bagnate dalla rugiada della notte, e poi poco alla volta le voci vivaci delle donne che escono dalle case e si rincorrono tra strada c finestra. Sono echi di una vita di paese che pare sospesa nel tempo in una dimensione inconsueta, che far propri almeno per pochi giorni all'anno, di-yenta una benefica esperienza. Forse solo qui e possibile, e lo è per chi qua e nato ed e dovuto an-dare, poi, Santo lontano. E ogni tanto qui vuole ritornare, come per un appuntamento del quale non e più possibile fare a meno. Sorpresa del lunedi sera: Funcie senior e signora Maria, Funcie junior, consorte e bimba Roberta, Roma Carbonetti, Livio Sebeglia, mio figlio Marco con un'amica: arrivati tutti insieme ealando sulla Sissano laboriosa delle ultime faticose incombenze della campagna d'estate. Per le strade infatti si avvicendano carretti, macchine agricole, trattori, carri di fieno, mezzi privati, e la corriera che arriva da Pola, e a Sissano svolta fino a Medolino e dintorni. Sosta in amicizia, in quattordici persone, presso la Konova Bodulka di Sissano, cenando tutti insieme, dopo lunga attesa, con pane, vin bianco e pesce, con la compagnia dei miei cari zii Marucci e Gino, che sono qui con noi e in questi giorni mi hanno tenuto compagnia. Quest'anno ho riscoperto particolari del mio paese che mi era-no ignoti, cosi il mio interesse e il desiderio insieme di saperne di più a cresciuto maggiormente. Non é proprio possibile che questo sia stato un borgo piatto e anonimo e senza storia, i segni rimasti sono di troppo pregio e di indubbio valore artistico e architettonico. La cappella (se la memoria non mi inganna, mi sembra fosse dedicata a S.Anna, ma se mi sbaglio, qualcuno mi rettifichi!) dentro alla quale i miei irrequieti ragazzi adolescente si calarono anni fa per scoprirne, in mezzo ai rampicanti, alle erbacce e ai detriti, una vuota fossa tombale al centro della piccola navata, quest'anno e stata completamente ripulita dal folio e annoso strato di vegetazione che la seppelliva e, quasi, nascondeva. F di fattura assai pregevole, come s'è potuto vedere dalla foto, con un arco ogivale e fregi, con l'altare e con la cella campanaria coperta da radici e arbusti nodosi, mentre la bianca pietra d'Istria di cui è fatta sembra essere ancora salda. Questa cappella dev'essere di certo anteriore alla chiesetta parrocchiale risalente al 1500, e abbia. mo senti lo in paese che c'è intenzione di procedere al suo restauro. Cosi ho scoperto due vere da pozzo, ma forse in giro ve ne saranno altre; una casa in piazza del 1400; l'arco rialzato che immette nella torte di una casa padronale che conserva segni certi di epoca medioevale, oggi in stato di incuria anche se abitata, almeno in parte. Insomma il mio Sissano è di anima nobile, e ciò mi rende ancora più fiera, peccato che io non sia una mecenate tipo quelli americani che si stanno comprando Venezia a pezzi. Se avessi motto denaro, giuro che lo impieghò. rei per restauri e abbellimenti del mio piccolo paese. Girando per le stradine, in genere di mattino presto appena levata, sono tanti i posti interessanti che ho trovato: belle case ancora buone, solo a metterci le mani un péi, ma che, soprattutto, denotano un vivere che conosceva un tempo il suo stile, la sua precipua identità di ceppo decoroso di aristocrazia di campagna, tl tipo di gente pia genuina ed interessante di cui il Signore abbia fornito in semente il genere umano. Oggi, tutto è irreversibilmente mutato e stravolto: ma.., alla fierezza e alla dignità di questa gente, l'onere e l'onore di raccogliere e custodire la conoscenza, e i reperti concreti, delle proprie dignitosissime radici. In Cala in riva al mare arrostendo come lucertole, o calandosi di colpo sott'acqua, a bello conversare e scambiare i ricordi. Cosi, mentre i ramarri guizzano qua e la e l'aria e ancora calda del sole settembrino, osservo le piantine grasse che riescono ad attecchire in pochissima terra ed escono quasi dai pertugi delle rocce, e sento che nelle Piovanie (zona delle campagne limitrofe a Sissano cosi chiamata, perchè, sembra, appartenesse al pievano), esisteva una foiba e che i miei nonni vi ave. vano gettato la carogna della «Pupa., la loro cavallina bianca morta dopo un lungo servizio, e a cui erano affezionati. Vedo guizzare tra i cespugli una biscia lunghissima e nera. Da piccola ne ero terrorizzata, e ricordo ancora quanto ribrezzo provavo per questo rettile, che sa comparirti vicino all'improvviso uscendo dagli angoli più impensati della macchia. I miei parenti raccontavano che questo serpente, se ti ci imbatti in campagna, ti si può arrotolare attorno a un arto, braccio o caviglia che sia, battendoti a lungo con sferzanti colpi di coda fino a ridurti la pelle tutta nera. Solo allora, se non si riesce ad ammazzarla prima con un cortello, ti libera l'arto sgusciando via. Anche a causa di questi fatti realmente accaduti, ho sempre provato schifo per le bisce. Ultime fotografie, ultima giornata. Una settimana è bastata a farmi fare il pieno di aria istriana, di paese, di scogli, di gente, di erbe, di mare. Ho camminato abbastanza, spesso sola, qualche volta in compagnia. Ogni tanto dovevo forzare il cuore pensando a mamma. Andando in Cala, la sentivo vicina, sapendo quanta sarebbe stata un tempo la sua gioia, ma anche la sua malinconia, ad esser qui. Cosi scoprivo che i ricordi possono fare mate, se appartengono a epoche che hanno segnato la vita. «Tu soffriresti, venendo qui, mamma — pensavo — come io non posso soffrire più., perché i ricordi che io conservo sono solamente belli. Fu per questo che non li butto via, non me ne allontano e posso continuare a ritornare: la stagione che qui ho vissuto a stata quella eternamente gioiosa e incorrotta dell'infanzia, e come potrei ricavarne dolore? Invece lo hai amaramente pianto venendo via, e amaramente piangeresti venendo qui. Meglio per lo non ritornare mai 06.. Scatto le ultime fotografie. Sono consapevole che partirò domani, e che mi allontano per un lungo periodo, fino alla prossima volta, dall'Istria. Dai suoi luoghi, dalle sue cose, dalla sua gente, quella che mi accoglie come se fossi ancora con loro, e sempre con loro e non passassero anni, e avvenimenti, tra un ritorno e l'altro. Quella che mi confonde magari con un'altra parente, con una zia, saltando una generazione e facendosi un pò di confusione; ma che comunque mi riconosce accoglie come una nata qui, la erede di un nome, di una famiglia, famiglia italiana originata in Istria e coinvolta in un dramma, giunta ormai alla sua quinta generazione ma fedele alle native origini e rispettosa del suo passato. Cosi a Sissano non dico addio, ma «arrivederci.. Sperando e attendendo, come un dono, che la vita mi conceda di ritornare. Irma Sandri Ubizzo

Dal numero 2575

del 28/01/1989

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