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Ero appena entrato nel Motel Agip alle 17,30 circa del 27 maggio c gia due graziose «addette ai lavori. mi avevano rifilato l'Arcna a colori, le cartoline della Casa Madre, una musicassetta (Sotfici), l'«Esodo da Pola. (Vivoda). «Pola, le vie, le piazze. (Bogneri). il tutto accompagnato da un « gratufto. sorriso, ricambiato da un «non gratuito. ringraziamento... Dopo questo choc iniziale non mi resta che inoltranni nelle amicizie, le vecchie collaudate e le nuove da scoprire. Ritrovo Fulvio, Livia e Ardea Schiavuzzi, Umberto con Tonci e Valentina Cepich, le sorelle Del Piero, Tommaso e Sira Leghissa Venditti, Guglielmo Belli, Berti Durin con la sempre cordiale e sorridente Milva, e tanti altri (come ricordarli e nominarli tutti?). Nel salone, ove gia comincia a far caldo, vedo il nostro direttore, poi Oreste Vesselizza senza lattina di birra in mano (force l'ha nella tasca dei pantalonil, che molla tutti e corre ad abbracciarmi con passo modello pantera rosa; poi ancora il sempre gagliardo Giordano Piccoli, Valeria e Giovanni Giorgi, il compagno d'arrni carrista ex presidente di Treviso Caravello e consorte, e faccio finalmente conoscenza con Fulvio Farba, ragioniere e relatore storico. Una dinamica signora dal capelli biondi tagliati alla maschietta (che inveisce contro Bush reo di non volere il disarmo) insegue Mario Longo (colpevole di aver stretto un'alleanza col presidente Usa) minacciando di sterminare tutti i generali. Forse per studiarne meglio le relative modalità, si ferma accanto a me; per incoraggiarla nel suo sano proposito, le dico: «La ga ragion, signora, sti generali bisognaria coparli tuti.. La quasi omicida mi squadra, poi, fulminata da una intelligente intuizione, mi apostrofa ancora sotto l'infiusso. assassino: E Lei e un generate?.. inevitabile, a questo punto, che io mi presenti: le sembianze dell'interlocutrice si trasformano istantaneamente da aggressiva leonessa a tenerissimo agnellino che (con le sue zampe anteriori) mi abbraccia, mi da del toe mi dimostra tutta la sua sensibilità Sensibilità che confermera più tardi in altra maniera, quando chiede la maledizione degli dei su un giovane (I) che le ricorda di essere stato suo allievo.. E indubbiamente dotata di un bel caratterino la signora Silvana Stranich! Le confermo la mia cordialità!
Scambio di rapidi saluti con la Nives Saitti, Zuliani, Laura Gorlato, Paliaga e con il . fasso tuto Mi. reduce con Vivoda e Marcello Bogneri dalla riunione consiliare; saluti particolarmente affettuosi ricevo dai carissimi Gil-do Bergliaffa e Nivee e Rudà Gabbi. Ed un graditissimo saluto per procura (attraverso la signora Ghisleri) ricevo da Rina Monfera assente. In un pacifico signore vagante nella sala riconosco Pippo (al secolo Giuseppe Latina) con il quale vado a conoscere anche la moglie Tina vagamente polesana... Si avvicina fora della cena, alla quale non parteciperà avendo terminato di mangiare alle cinque presso amici cremonesi, che mi avevano sequestrato il mattino alla stazione. Prendo aria nel piazzale con altri radunisti, intrattenendomi con un gelato (non un radunista gelato — sarebbe stato difficile con quel caldo — bensi un ottimo sorbetto servitoci in bicchiere dal bar). Si fa qualche foto, si scherza ed ho l'occasione di vedere Livio Dorigo c.b. (quello con barba), fresco di naufragio; poi torniamo nel satone per parlare con gli amici rifocillati dalla cena, e ne avremo per un bel po'.
Non e tardi il mattino dopo, domenica, quando esc,o dall'albergo a fare quattro passi nella città quasi vuota ed assolata. Non motto dopo, seduti come due fidanzatini su una panchina di un giardi netto, vedo Tom e Sira Venditti: l'impressione romantice svanisce quando mi accorgo che poco romanticamente essi stanno controllando le schedine dell'Enalotto; comunque a sempre un buongiorno averli incontrati. Ed e anche bello rivedere Graziano Udovisi che si a avvicinato a nos. Ci inseriamo in un flusso di persone con cartellino tricolorato al pet-to ed entriamo nella Piazza del Comune che va riempiendosi dei nostri; vorrei conoscerne altri cento, ma a stento mi incontro per la prima volta con il simpatico Tullio Binaghi (gli avevo telefonato a casa una sera), rivedo l'etegante Paparella, Delia Giraldi, i Bucher, i Grubissa, i Tagliapietra, gli Sbrizzai, le sorelle Borsi e gli Schiavuzzi in formato reggimento. Pensate che stavolta Fulvio aveva portato la moglie Livia, la sorella Ardea (che per l'occasione aveva rinunziato al turbante modello Promontore), la cognata Licinia, la cugina Alide Zannier, il cugino Dino con la moglie da Roma, la figlia Marina con marito Carlo, la figlia maggiore Fulvia con marito Leonardo e figlioletti Cristiana e Francesco, in più la amica Ada: un record da Guiness, quattordici persone! Ho dovuto dissuaderli io dalla lord pretesa di formare una squadretta di calcio (dovevano restare in panchina Ada ed i due bambini) per incontrare la Cremonese, peraltro gia impegnata nel pomeriggio col Brescia (con conseguenti botte, polizia ed ambulanze). Si sono allora accontentati di farsi fotografare al centro del campo con l'arbitro Tullio Paparella (arbiter degantiarum) e col pallone (questo l'aveva la squadra, non so se l'abbia anche Tullio!).
La memore devozione verso i Caduti ed i Defunti di Pola ci porta al cimitero per la deposizione di una corona di alloro, qualche discorso commemorativo, la visione di un quadro dei Patroni e quella di un bel Crocifisso in Ferro battuto, del cue avventuroso recupero fra he scovasse in Istria fu protagoniste un polesano. In un vialetto del camposanto riconosco Bepi Rude (visto finora solo in fotografia) accompagnato da Giorgio Pussini: gli vado incontro per salutarlo; a eccezionale la lucidito di questo «ragazzo del '99 e passa,'. Si va quindi a messa nella chiesa di Borgo Loreto: una bella celebrazione, ascoltata con composte religiosita e con corale rispondenza assembleare al celebrante, esaltata dal quasi totale comunicarsi dei fedeli, e accompagnata dai polesani con uno straordinario coro del Nabucco con relativa musica diffusa dagli altoparlanti. Fuori della chiesa c'e il tempo di avvicinarc qualche altra persona, fra cue Katà Weise cordiale ed elegante, la bravissima e nerissima Italia Vaniglio con la briosa e biondissima sorella Licia, e — dopo diciotto anni — Mario De Vidovich.
Ed e l'ora del pranzo ufficiale al ristorante della Fiera. Doveroso fare cenno alla sua organizzazione veramente ottima per qualità e quantità, dagli antipasti ai primi, ai tre secondi, ai vini, alla torte gelato, al caffe: come faccia i I factotum Ive a fare pagare solo 25 mila lire non lo so. Questo e posto degli ultimi incontri che preludono agli arrivederci ed ai saluti che in gran parte restano ineseguibili (come si fa a conoscere e salutare quasi cinquecento persone quante eravamo oggi?). Mi e caro ricordare qui qualche incontro gradi to: Mercedee Schiavon (amica di Nella dalle elementad), la sempre allegra Anita Fabretto, Gastone Suzzi energico e dritto come un fuso, il combattivo Edo Magnarin, il pacioso Mario Opassich, Nuccio La Perna (che sta lavorando ad una importan te opera), Livia Gallitelli e Soarez Di Lazzaro. Quest'ultimo ha voluto conoscermi e si e dimostrato di una cordialità veramente toccante; era stato, al tempo del-la mia sventura di otto mesi fa, autore di una commovente lettere di solidarieta morale, lui che non mi conosceva nemmeno. Oggi ha fat lo il bie e mi ha aperto la porta di casa sua a Torino: ho sentito il suo cuore sulla sua mano! Siamo ormai nel medio pomeriggio: auto e corriere ingoiano i propri radunisti per riportarli a casa. Gli ultimi saluti sono per Nellà Valassi e per Dino Funds: questi e tomato indietro per una stretta di mano molto cortese ed estimativa quando ha sentito il mio nome, e lo ringrazio. Siamo rimasti pochissimi; anche Alide e Valentina stanno per andare via. Guglielmo Belli, vestito di azzurro chiaro come il cielo del mattino, passeggia appoggiato ad una bagolina snob (o funzionale?): se avesse la Deluca in testa ed un binocolo al collo sembrerebbe proprio un ammiraglio della K.u.K. Marine. Su una sedia rinvengo abbandonato un giacchino nero da donna: il cartellino rivela appartenere ad uno che non c'e in tutti i sensi, cioè Fantasma Dorliguzzo partita senza quel pezzo di corredo; provvedera Ive a farglielo avere.
E la festa e finita, mentre uno strano e gioviale tipo continua ad offrire vino, grappa, acqua minerale e polliarrosto (tutta roba che non arriva mai, tranne Pacqua), dichiarandosi convinto socialista ed inneggiando continuamente a D'Annunzio: potenza della politica, del patriottismo e del vino! Ma gli immarcescibili si ritrovano per gli ultimi afflati di fratellanza al Motel Agip alle otto. Meritano citazione al valore sul campo: Guglielmo Belli, Sira e Tom Venditti, Fulvio, Ardea e Livia Schiavuzzi, Carlo Giosio, Nivee e Rudà Gabbi, Oreste Vesselizza ed io. Ciacole e risate per mol lo tempo, poi si chiude definitivamente previo scambio degli ultimi affettuosi abbracci e baci. Sono ormai di casa nella macchina di Fulvio che mi conduce a Brescia: da li, con il treno delle 02 circa, ritorno a Verona: mi aspettava Nella — sorridcnte dalla foto in cornice — per il resoconto.
Le due giornate sono state bellissime. Un piccolo rimpianto per quelli che mancavano o che non ho visto: Defari, Amigo, Andreatini, Ciresola, Laudani, Paleologo, L. Fonda, Pastrovicchio, A. Merni, le tre Marie, Zappetti, Rimbaldo, Brunetta, Soppa, e quanti altri ancora, dove eravate? La prossima volte non vi perdonere! Ed un pensierino anche per quelli che non c'erano e non ci saranno mai pile. Un solo appunto mi permetto di fare e questa volta e diretto proprio ai convenuti: Ehi, gente, non perdiamo l'abitudine a cantare le canzoni di Pola; ma soprattutto non perdiamo l'abitudine a cantare a plena voce il «Va pensiero.: esso e un inno, a un simbolo, una bandiera, un cemento morale, una dimostrazione di fede e di emozioni. Guai a dimenticarlo! E con questo ho finito e vi saluto ancora tutti.
Loris Tanzella