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II dialetto e il pLe..dolce suono dei giorni del ritorno; mentre scrivo, due ragazzine a cavalcioni sulla sella della bicicletta, hanno appena concluso una interminabile chiacchierata di cui ho gustato tutta la sequenza. Sentendo questi vocaboli e questo parlare, ho la sensazione della vecchia casa, e di ritrovarmi fra le ciacole del-le nonne, zie e comari della mia infanzia, e ritrovare, come in tunnel faticosi che la vita ti fa percorrere, tl vecchio sentiero per entrare, che avevi dimenticato dove fosse. Certo la casa e per tutti dove si hanno gli affetti, e noi sicuramente ci portiamo dietro la nostra interezza quando siamo assieme al coniuge, ai figlioli, ai vecchi genitori e ai parenti. Ma quanto adesso capisco che per realizzare questo orientamento, ci sono necessari anche i luoghi, gli sfondi, le abitudini, il parlare, il detto, il costume, il modo di mangiare, il paesaggio.
Venendo qui, solo qui a possibile comprendere che un esule istriano, dovunque viva e si sia costruito il suo ambience, continua ad avere dentro un vuoto di spazi, di cose e di motivi, che niente e nessuno, nessun'altra geografica bellezza, nessun'altra abitudine conquistata, saranno capaci di riempire, di sostituire, e di colmare. perché till che appartenne e venne perduto, nessuno lo sostituire pin; nessuno lo restituire pill, nessuno rimettere al suo poste l'oggetto spostato che fu una terra che conteneva noi, che adesso non ci stiamo pin. Dove eravamo noi, altri sono andati, e hanno infilato i piedi in calzature che erano le nostre. Noi siamo rimasti a piedi nudi e, come l'ebreo erran te, percorriamo amaramente, battuti, le strade del mondo. Siamo tornati a Caveran coi figli, riammirando la bellezza dei posti. Quello che un anno fa ci era stato det lo dal caveranese qui incontrato, ha avuto un seguito. il vecchio capitello risalente all'anno 1898, e stato accuratamente restaurato, e si presenta nuovo, ridipinto e solido, pronto a ricevere la statua di Sant'Antonio a cui é dedicato, nella nicchia era vuota ma tutta ridipinta a volta stellare di azzurro cielo. Cosi come a Sissano si e messo mano al restauro della cappella chiesa filiale del XV secolo della Ss. Trinità (non S. Anna come, sbagliando, credevo), già presentata con foto su Arena, di cui a stato rifatto il tetto, ripulendolo dagli arbusti esterni diventati quasi alberi che ricoprivano la cella campanaria. L'interno in degrado a ancora da restaurare, ma I'importante a che s'intenda recuperare l'opera, risalente ad epoca vetusta, e questo fa onore a chi sta curando l'iniziativa.
Irma Sandri Ubizzo