IN VISITA A FASANO L'Arcivescovo di Brescia

Fasano del Garda, 4 marzo già da alcuni giorni la villa Maria (adottiamo la denominazione compiacente di villa per designare qualche cosa di ben diverso, ovverosia un centro raccolti profughi che però nel caso in questione ha veramente scende in una villa specchiante si civettuola sul lago) era in grande fermento. Una voce circolava da tutte le bocche: sarebbe venuto in visita Sua Eminenza l'arcivescovo di Brescia Monsignor Giacinto Tredici ed avrebbe portato l'altra sua parola di conforto in mezzo a tanta povera gente abbandonata. Ma non era soltanto questa la voce corrente; ce n'era un'altra, avevo un'origine simpatica, gentile: l'arcivescovo era stato indotto alla visita alcuni giorni prima quando, traversando su un piccolo piroscafo tratta di lago prospiciente alla villa era stato fatto segno festosi saluti da parte degli esili raggruppate sulla spiaggia e sul muricciolo antistante. Altri saluti del genere una vera ricevuti durante suo tragitto lacustre ed era logico quindi che Monsignor Tredici chiedesse che fossero coloro che tanto entusiasticamente lo avevano acclamato dalla riva. Il resto è facile intuibile arcivescovo aveva deciso di andare subito trovare i fedeli tanto affezionati. Grande animazione dunque dicevamo, la solita animazione d'arresto che, solitamente precede di avvenimenti di un certo rilievo. Sarebbe stato già il terzo alto prelato a mettere piede in villa Maria, dopo le visite effettuate da Monsignor Radossi già vescovo di Pola e Parenzo e più recentemente da Monsignor Munzani già arcivescovo di Zara. Le pareti di mondane della villa forse restavano stupiti di tanto onore; ma tant'è oggi nel mondo succede questo e altro. Sono già le 1030 e l'attesa si fa febbrile. Finalmente dietro la curva della strada spunterà macchine dell'arcivescovo. Solo suo seguito segretario Don Angelo, il parroco di Fasanoe di cappellani di due case di cura circostanti. A riceverli è un ingresso della villa si trovano la madre superiore generale delle suore operaie della Santa casa di Nazaret (ordine di suore cui appartengono quelle che amorevolmente presto la loro assistenza al CRP)ed una commissione di profughi. Ma Monsignor Tredici truffa in tempo per entrare nell'atrio che lo accolgono un saluto di tutte altre specie: una piccola Lauri esule da Zara. Vi si fa incontro per recitare di alcuni versi di benvenuto, al termine dei quali graziosamente a nome di tutti gli offre un mazzo di garofani. Ha quindi inizia la visita vera e propria. Nella crisi non coro di isole intorno inni sacri, dopodiché l'arcivescovo pronuncia una elevata orazione. E invita i presenti ad aver fede è sempre (continua in IV pagina) (continuano dalla III pagina) fede, perché soltanto con quella si superano i maggiori ostacoli pericoli e ciò specialmente nei riguardi degli esuli giuliani dalmati di cui ben comprende e tiene corsi quinte minute nel debito conto di grandi sacrifici sofferti per poter salvare almeno la dignità di uomini liberi e di cattolici. Monsignor Tredici impartisce tutte le benedizioni segrete quindi esitare, stanza per stanza, ogni singola famiglia di profughi, trovando per ciascuna una frase di sollievo, quel pane dello spirito che troppi purtroppo manca completamente. Questa è la cronaca ma la cronaca rude semplice questa volta non basta. Gli esuli di Fasano del Garda hanno ricevuto entusiasticamente l'arcivescovo della provincia che li ospita e che hanno impresso sentimenti, desideri, aspirazioni. Ma più che d'altro, tutti gli hanno parlato di una sola cosa: il trasferimento. La direzione generale assistenza bellica ha disposto l'loro immediato trasferimento a chiari, grosso centro sulla linea Brescia Milano in un grande casermone dove si trovavano alloggiati sino a poco tempo fa numerosi ebrei che adesso, bontà loro hanno intrapreso un viaggetto piuttosto lungo verso la terra promessa. Ieri di Fasano non sono contrari ad andarsene; sanno benissimo che, pur dovendo abbandonare le bellezze degli orsi che ad esami, si troveranno fra poco in una zona industriale, vicini in città dove sarà più facile la loro sistemazione al lavoro, quali Milano Bergamo e Brescia. Dunque non c'è non esiste assolutamente con l'opposizione di massima, ma la preoccupazione degli esuli e un'altra è l'hanno espressa ben chiaramente a Monsignor Tredici il quale con o veramente paterno ha promesso di fare quanto saranno le sue possibilità per venire incontro. E loro apprensioni possono in queste quattro scarni interrogativi.: farà cose belle che le cose come vanno fatte?, impiegherà con giusto criterio i fondi che saranno stanziati per restauro dell'ex caserma di Chiari ? E l'adattamento per l'alloggio delle famiglie sarà effettuata in modo da evitare la loro disgregazione materiale e morale? Sarà possibile tenere presenti in enormi geni che nella nuova sistemazione? Commenti a questi interrogativi si potrebbero fare molti, basterebbe per esempio rispolverare quanto già è stato scritto pubblicato in tempi recenti sul conto di un ex direttore del centro raccolta profughi di Brescia, non che di altri sono altissimi funzionari che fecero sempre di tutto per mettere come si dice in gergo ove imito bastoni fra le ruote alla nostra gente. Furono esperienze dolorose, amarissime, che noi vorremmo, nonostante tutto, dimenticare. Ci si può scordare di una ferita quando le piaghe stanno per essere riaperte? La risposta della potremo dare fra non molto. Antonio cattalin

Dal numero 652

del 16/03/1949

pagina 3