Il distacco definitivo dalle cose più care - Virgilio Magnarin - foto

foto Didascalia:I giorni dell'esodo quarant'anni fa a Pola La macchina del tempo» ci porta indietro, e negli occhi compare una data: 2 febbraio 1947. Siamo sulla motonave -Toscana»; è iniziato l'esodo. La nave si sta allontanando dalla riva, e. con gli occhi velati dalle lacrime, vedo, nella lieve foschia del mattino, rimpicciolire l'Arena, la mia città, la nostra -piccola patria, mentre I nostri morti ci guardano sempre più lontani, da Monte Ghiro. L'amico Mario che mi sta vicino, sta imprecando, i pugni rivolti al cielo: quale Dio può permettere tutto questo, questo lasciare tutto, la casa, con il giardino e l'albero di nespole dove ti arrampicavi da bambino e col sitolo-sòtolo, l'altalena che ti portava in alto, sempre più in alto; la goga sotto il muro dove si giocava a s'cinche (con quela de man, con la marmorina, quela de vetro coi colori); l'amico che ti risponde dalla casa di fronte ad un fischio convenzionale; la propria via con gli incontri abituali; gli amici che si disperdono per il mondo, gli affetti, forse quello della ragazza che speravi di avvicinare e che ora andrà chissà dove, in quale città, in un mondo nuovo dove per te non c'è spazio. Le passeggiate ai Giardini, il ritrovarsi al caffè con la partita di biliardo (Krivitz, le baie!); i giardini Valeria, il Zaro dove sei stato con la mula a scambiarti i primi baci, le prime carezze; la -Pietas Julia con il tuo sgabuzzino, il vecchio Tromba che porcona perché il canotto non è asciugato come vuole lui; le gare in canotto, poi di calcio a Vergarola; le gite in bosco Sana, le partite di pallone ed i pic-nic alla Rotonda, i bagni a Valcane, a Stoia, al -Bianco a Saccorgiana: tutti quei luoghi che hanno fatto parte della tua vita; le persone che, in un modo o nell'altra, sono entrate a farvi parte; dai tipi caratteristici ai tuoi compagni di scuola, tutti quei ricordi, insomma, quegli avvenimenti che hanno fatto di te un polesan, un polesan, sicuro!. Durante il viaggio poche parole e molte sigarette; intorno a noi visi impietriti dal dolore, spesso rigati di lacrime, con intorno il piccolo bagaglio personale, le cose più care, mentre si arriva a Venezia, ed alla Giudecca ci aspetta -l'accoglienza: una massa urlante che agita le bandiere rosse con falce e martello, e ci ingiurie: sporchi fascisti! capitalisti!». Mi guardo intorno e non vedo che povera gente, sola con il proprio dolore. Chi era con noi sono certo non dimenticherà mai. Poco più indietro nel tempo, vediamo i carri con le masserizie accatastate sulla Riva, i cavalli di Gondrand che portano le suppellettili di una vita nei pochi metri quadrati delle assi di un carro. Virgilio Magnarin

Dal numero 2478

del 21/02/1987

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