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Didascalia: Lo spaventapasseri in un quadro di Giuliana Lanz
Ho iniziato da qualche tempo., la preparazione di una mostra dedicata. come da intenzioni già espresse in altra circostanza. all'Istria che é sempre presente nel mio cuore. Non é possibile dimenticare le terre dove si é nati e cresciuti. dove si é gioito e sofferto e che quindi é parte integrante della nostra esistenza. Questi pensieri ricorrono frequenti mentre mi accingo a studiare od impostare un quadro, o sono sollecitati maggiormente dalla materia specifica delle mie composizioni: i fiori, le foglie, i ramoscelli, che raccolgo anche in occasione di qualche mio pellegrinaggio a Pola.
Questo stato d'animo è costantemente presente nel mio lavoro e nelle mie pause dì riflessione e di studio mi sento trasportare dall'onda dei ricordi, nei quali riaffiorano episodi della mia infanzia che considerati a distanza di anni sembra siano stati premonitori di successivi eventi. Uno di questi é ìl seguente: la scuola che frequentavo (quinta elementare) aveva organizzato una gita per mare a Rovigno. La partenza era prevista al mattino presto, quindi mio padre mi accompagnò al molo. Lungo il tragitto il mio sguardo era attratto da tutte le bellezze che mi circondavano: il sole che sorgeva, i cui raggi s'intravedevano attraverso le arcate dell'arena, il risveglio della città. con le sue innumerevoli voci, i pini di Monte Ghiro che si stagliavano nell'azzurro del
cielo, il mare lievemente increspato dalla brezza mattutina... Tuttavia, invece di essere felice, mi sentivo invadere l'animo da una grande malinconia, sempre più intensa man mano che mi avvicinavo al pur lo di ritrovo. Mi assillava il pensiero di salire sulla nave e dovermi staccare dalla riva. Pregai mio padre di riportarmi a casa ma la sua giusta insistenza perché non rinunciassi alla gita su quella bella nave fa. sei figlia di marinaio!...) mi convinsero a partire. Appoggiata al parapetto ve. devo allontanarsi lentamente ma anche inesorabilmente la figura di mio padre e anche la riva mentre il mio cuore era sempre più angosciato.
La gita era interesante ma il mio unica desiderio era quella di rientrare. Final. mente, nel tardo pomeriggio, la nave al truccò al molo; non appena toccato il suo lo tutte le mie ansie svanirono. Non salutai nemmeno le mie compagne e mi misi a correre verso casa. Attraversai la cittC felice di rivedere i luoghi familiari. le ca se e le persone conosciute; incamminar domi verso via Medolino provavo l'eb brezza di respirare l'aria di casa, di rivedere i campi diseminati di covoni, I vi. greti, le bestie al pascolo e in portico. lare un cavallino bianco che ogni mattine salutavo; sentivo il profumo che saliva dalla terra ancora calda e gioivo al per siero di avvicinarmi sempre più alla mia casa. Quella sera, anche se stanca ne,
l'emozione e le fatiche del viaggio, non presi subito sonno; mi alzai, mi affacciai alla finestra della mia stanza e. ripensando all'angoscia provata quel mattino lasciando Pola. apprezzai ancora di più quella mia terra, osservando in lontananza le luci di una piccola borgata vicina e ascoltando il rumore di una vecchia trebbiatrice che
sembrava richiamare l'idea e la sensazione del pane e del focolare. Ero veramente a casa mia!
A distanza di dieci anni circa mio padre mi riaccompagnò a quello stesso molo; quella nave però non fece più ritorno.
Giuliana Lanz