Premiato dalla per una rievocazione delle vicende istriane - Dario Zaccariotto - foto

Il 18 aprile ,scorso nella cronaca di Piove di Sacco il Gazzettino ha riportato con grande rilievo la notizia che Dario Zaccariotto, 17 anni, terzo anno di liceo scientifico, con il suo elaborato partecipante al concorso scolastico abbinato al programma tele«Trent'anni della nostra storia. (ciclo 1946561 era stato prescelto dall'apposita commissione per un premio di seconda categoria consistente un televisore a colori. Lo stesso premio veniva assegnato all'insegnante di lettere di Dario, professoressa Gambarin. L'elaborato racconta le vicissitudini del popolo istriano nel periodo delle due guerre,mondiali. Argomento scelto non a caso. La mamma di Dario, professoressa Giacca, nata a Stridone di Portole, é una dei profughi che nel '48, quando per gli italiani la guerra era ormai un brutto episodio, dovettero esercitare la scelta: rimanere italiani abbandonando nato, o assoggettarsi al dominio slavo tradendo le proprie origini. Ed è con l'immagine di sua madre, allora bimba di sei anni, che lascia il paese natio, Stridore, che Dario inizia la sua esposizione, analizzando in seguito le tappe più significative di quel periodo della storia istriana: dalla pressante azione austriaca nell'invadere la regione, nel voler cancellare ogni carattere so viale e culturale degli .italiani., ai vent'anni di relativa quiete fra le due guerre, alla definitiva capitolazione dovuta al passaggio dell'Istria sotto il dominio del governo iugoslavo. «Sono contentissimo, oltre che per il premio, per mia madre — ha detto Dario al Gazzettino — alla quale va il merito di avermi fatto rivivere con i suoi racconti quanto da lei vissuto.. A testimonianza della notevole inventiva mentale che lo contraddistingue basta porgere l'attenzione all'hobby preferito: i giochi cosiddetti intelligenti o di scacchiera. Perchè mia madre esule da Stridone 28n giugno 1948: un giorno come gli altri, per migliaia. milioni di persone. un giorno del dopoguerra nell'Italia avviata verso la strada della ricostruzione. Un giorno, tutto sommato, uguale al precedente, al seguente, a tanti altri. Oramai la guerra sembra lontana; è una caratteristica della natura umana, saper cancellare dalla mente cose sgradevoli. Ma proprio ovunque in Italia si respira l'aria della guerra finita? In terra istriana una piccola bambina bionda sta vivendo una giornata strana, inconsueta, incredibile; ha solo é anni, non si rende conto di ciò che avviene attorno a lei: saluti, pianti, il vecchio nonno che l'abbraccia strettamente e singhiozza e grida che non la vedrà più... e poi, a piedi in cammino... Dove andiamo. mamma? e la mamma che non riesce a rispondere. Si svolge tutto così in fretta! Non era mai accaduto... E intanto. a piedi, lei con passetti veloci e saltelli, ci si allontana sempre più. Ad un tratto la piccola rimane un po' scostata, e si volge indietro: il paese sta scomparendo a poco a poco. Non sa esattamente cosa succede, quella bambina, ma capisce che qualcosa sta cambiando completamente la sua vita. Un sentimento profondo matura nel suo cuore, la pervade, e con la manina fa -ciao» a quel paese. Capisce che non sarà più il -suo paese. Le viene in mente una bambolina, confezionata assieme alla sua mamma, che un bambino dispettoso le aveva sottratto. calpestata e buttata giù nel pozzo, aveva sofferto tanto allora! Una cosa sua crudelmente strappata! Ed ora? Chi la privava della sua casa. dello spazio suo, delle braccia vigorose del nonno? La sicurezza di cui. fino ad allora si sentiva circondata, non era più la sua realtà quotidiana. Si era nella calda estate, eppure quella piccola, facendo ciao con la manina a quel paese, tremava. Ecco, conosco quell'episodio -in tanti particolari, perché quella bambina era la mia mamma, il cui paese natio è Stridone, un gruppuscolo di case, nel centro dell'Istria. Questo è un episodio semplice che ha per protagonista una piccola bambina. ma si inserisce in un quadro ben più ampio, che tocca un .popolo., quello istriano, e la sua terra. Per la sua amena posizione l'Istria era sempre stata presa di mira: Romani. Ostrogoti, Bizantini. Franchi, Veneti, Austriaci, si sono avvicendati nella pretesa di estendere i propri diritti su questo territorio. I Romani avevano portato nell'Istria la civiltà e la cultura latina, che si mantennero salde in tutti i periodi trova-oliati della sua storia, nonostante l'avvicendamento di vari popoli. Nel 1600-1700, Venezia riuscirà ad imporsi, portandovi il costume e la parlata, cioè il dialetto venato. L'Istria vive un nuovo periodo aureo, con Venezia. Ma il periodo felice durò poco: altri popoli avidi avevano puntato le loro carte sull'Istria e ne minacciavano la tranquillità. Nel 1815 l'Austria era ben decisa a voler sottomettere questa provincia. Ma anche se esternamente politicamente la dominava, gli animi degli Istriani erano ben lungi dal rivolgere ad essa le loro simpatie: conservavano le loro idee italiane ed erano ben decisi a difendere la propria italianità. L'Austria. tenace nel suo programma, tenterà di cancellare quella palese impronta di latinità e venezianità, che il popolo istriano, caparbio, continuava a mantenere, opponendogli, cioè mettendo nei posti direttivi elementi slavi, croati, serbi, delle zone più interne. E' così che cominciava ad insinuarsi sempre più virulento e fastidioso l'elemento slavo. L'Austria, che fino ad allora si era presa cura dell'istruzione in Istria, in questo periodo cominciò ad occuparsene, facendo sorgere e sviluppare ovunque scuole slovene. Un brutto pericolo si prospettava in tal modo per gli Italiani! Ouand'ecco intervenne una associazione culturale, per la difesa della scuola italiana, la Lega Nazionale. In pochi anni in tutti i centri più minacciati, dove c'erano Italiani. sorsero scuole italiane, nonostante le difficoltà che il Governo opponeva. Accanto a queste, molto spesso, venivano aperte scuole slovene: un connubio, dicevano in Istria, veramente sacrilegoI Nella sessione costitutiva della Dieta, nel 1861, l'italiano in Istria era stato proclamato lingua ufficiale. Nonostante ciò, il Governo austriaco. per continuare il suo piano di snazionalizzazione, permetteva, anzi favoriva, il bilinguismo, finché nel 1894 face addirittura togliere le insegne pubbliche, fino ad allora scritte solo in italiano, per sostituirle con tabelle bie trilingui. Insomma non si volava riconoscere la potenza culturale di questo popolo, anzi era nei programmi austriaci che, a poco a poco, dovesse scomparire. Invano fu richiesto un Ateneo italiano; vane furono inoltre le manifestazioni di protesta in cui perdettero la vita molti giovani: fu un sacrificio inutile. Ma fu anche un incentivo per gli Italiani: l'Università, questo alto fine da raggiungere, sempre negato, doveva essere un'affermazione della loro civiltà e un motivo di lotta separatista. E. se l'Austria mirava ad ingrandire il suo territorio con queste terre Italiane, gli Italiani, dal canto loro, combattevano per un ideale più elevato, per conservare la propria nazionalità. per difendere il primo dei diritti umani, la lingua. Dimostrarono spirito irredentistico, che vera. mente l'Austria non si aspettava e con molti mezzi cercò di demolire, -ma invano. Le accoglienze che riservavano alle visite di personalità italiane in campo politico. sportivo, culturale erano una continua dimostrazione della loro devozione alla patria italiana. E siccome l'espressione concreta dell'italianità era costituita dall'associazione della Lega Nazionale, era a questa che si rivolgeva tutta la simpatia e l'adesione degli Istriani. E se ufficialmente essa era un'associazione culturale, gli Istriani l'avevano concepita come qualcosa di molto più elevato, di più significativo: essa univa tutti i fratelli delle terre irredente, esplicandone i pensieri e i sentimenti. Scoppiata la grande guerra, l'inclemenza dell'Austria verso gli irredenti si scatenò. Centinaia e centinaia furono i deportati in campi di concentramento. Tutte le famiglie più in vista furono perseguitate. Contro i fuorusciti furono aperti processi penali per alto tradimento e furono confiscati tutti i loro beni. Ma neppure queste crudeli persecuzioni valsero a soffocare l'ardore degli Istriani: molti giovani sacrificavano la vita per la patria amata. Finalmente, con la stella della vittoria, l'Italia offrì al popolo giuliano il diritto di essere italiano. Ma il sogno fu breve: venti brevissimi anni di tranquillità, poi nuovamente l'odio, la tempesta, -la barbara furia della vendetta si scatenarono contro le genti della Venezia Giulia ed Invano gli Istriani reclamavano il diritto di essere Italiani in terra italiana. Esempi semplici, ma significativi, sono i nomi che venivano imposti ai neonati: mia mamma, ad esempiosi chiama Italia; altri suoi parenti hanno avuto i nomi di Roma, Libera, Redenta, Augusta, Vittoria: insomma In tutti i modi si voleva dimostrare la propria italianità. Ma oramai gli Slavi avevano puntato tutto sull'Istria ed anche su Trieste, ed intendevano porvi i! loro predominio. La guerra. perduta dall'Italia, permise di soddisfare questa mira ed annientò definitivamente il diritto degli Istriani d'annessione all'Italia. Il trattato di Parigi del 10 febbraio 1947 sconvolse il confine italico e decretò la cessione alla Jugoslavia di Fiume. di Zara. dell'Arcipelago Istriano, di tutta l'Istria, dalle porte di Trieste al Quieto; e decise la costituzione d'un cosiddetto Territorio Libero di Trieste (TIT). da porre sotto l'egida del Consolato di Sicurezza dell'ONU, comprendente due zone: A con Trieste. B con Capodistria e Buie: la prima, provvisoriamente governata dal governo militare alleato (GMA) e la seconda dal governo jugoslavo. Cosi gli Italiani in Istria furono posti di fronte ad un aut-aut, optare per la nazionalità italiana o slovena. Scegliendo la slovena, potranno sì continuare a rimanere nelle loro case, rinunciando però ai principi ed ai valori atavici di religione, d; lingua. di civiltà. di tradizioni, di famiglia (dovevano perfino rinunciare al cognome che veniva slavizzato nella finale) e di patria. Scegliendo quella italiana, ospiti indesiderati nelle loro terre, dovranno abbandonare tutto ed emigrare. Sembra suasi uno squallido quiz, porre una crocetta in una casella o nell'altra... Ma quale dramma in realtà! Mia madre rievoca e rivive la drammaticità di quella scelta e di quella rinuncia. anzi — aggiunge — ne comprende sempre meglio la sofferenza ora, con la maturità. Ci furono in quel periodo migliaia dl infoibamenti operati dagli Jugoslavi, deportazioni, lavori forzati, processi addomesticati maltrattamenti morali e fisici. E poi l'esodo, seguito al terrore, di oltre duecentomila persone: hanno abbandonato tutto, le case che furono degli avi, la terra, i beni, e si sono rifugiati in Italia. Hanno abbandonato la sicurezza materiale per andare incontro ad un futuro incognito, impervio e faticoso. E tutto ciò per un ideale, per la libertà, per la propria dignità umana e per il proprio amor di patria. L'esodo dei giuliano-dalmati è stato un momento molto forte e significativo per l'Italia. Forse non è stato ca. pito appieno — mi dice mia madre — per quattro motivi fondamentali: 1) i mezzi di comunicazione allora erano molto limitati; 2) gli Istriani si sono mossi molto dignitosamente, con fierezza, ma senza scalpore e clamore; 3) a Trieste si è riversata la maggior parte dei profughi, e solo questa città ha vissuto in maniera diretta l'esodo istriano. Nelle altre città d'Italia, ove l'arrivo degli Istrioni è stato più limitato e diluito nel tempo. il problema é stato solo parzialmente avvertito; 4) per gli Italiani era finalmente il termine della guerra: bisognava pensare alla ripresa, tutti avevano lutti, sacrifici e problemi propri e vicini a cui dedicarsi. Quanti interrogativi possono sorgere., quante riflessioni! lo mi pongo solo una semplice, ma, per me, molto importante domanda: come sarebbe stata la vita di mia madre se quel particolare 28 giugno 1948 fosse stato diverso? E, conseguentemente, la mia? Dario Zaccariotto

Dal numero 2391

del 25/05/1985

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