POLA DELL'ALTRO IERI I giorni della lissia di GLORIA ARVIGO COLLANI - foto

Didascalie: Mamma ed io a Brioni 119351 E queste chiese dove si trovavano e che nome avevano, Gloria Arvigo Collani Oggi e una tipica giornata marzolina: ventosa, con gonfie nubi bianche che galleggiano maestose in un cielo teneramente azzurra Giornata ideale per fare il bucata La biancheria asciuga veloce e prende un buon odore di pulito, di sole, non come quando il tempo è umido e allora quando si ritira ha un antipatico «freschi. che vien voglia di rilavarla. Lavo e stendo. Mi piace tantissimo stendere i panni. Tovaglioli tutti in fila e la tovaglia, le virasse de i piatti, le federe e le lenzuola che si gonfiano e sbattono con uno schiocco come di vela. (Cielo, clic descrizione lirica di una comunissima lissia!). Mi piaceva stendere anche quando ero piccola. Solo che allora il tira-mola fuori dalla finestra era off-limit ed i fili di zinco che correvano da una parte all'altra del cortile erano troppo alti per la mia statura. Mi arrangiavo come potevo legando uno spago alle spalliere di due seggiole ed appendendovi i vestitini delle bambole. Nei giorni festosi, per me, della lissia aiutavo portando il cestino dei stechi o cercando di sistemare alla meno peggio le le .stanghe: no quele de ciocolata che no ve ricordè cossa che iera le stanghe: no quale di ciocolata co le nosele o de mandolato bone per spacarse la dentiera. Le stanghe. Stavano generalmente appoggiate in fascio contro il muro del cortile. Erano lunghe e sottili Con ad una estremità un intaglio a forma di V. Erano stagionate, di legno dolce, e di un bellissimo color azzurro-venerino. Ogni tanto però ti mollavano qualche s'censa che si infilava veloce nei polpastrelli ed allora erano dolori a tirarla fuori servendosi di uno spillo o de un ago de sicuressa disinfettato bruciandone la punta con un fulminante. Le stanghe servivano a tenere alzate le corde con la roba stesa in modo che le lenzuola no le se rentenassi per Cera sporcandosi. Le stanghe servivano anche a farti intonar e quindi cadere o cadere loro stesse trascinando con loro — a volte — anche tutta la corda con la relativa roba stesa. Se la colpa era tua, che correndo qua e là senza guardare, facevi crollare tutta quella fragile impalcatura era un uragano di urla: «Urcia via, mutano malegnaza». Se la colpa era di un «grande» questo abilmente ritorceva l'accusa alla povera stanga colpevole, unicamente, di sporgere troppo. Oppure a chi l'aveva sistemata: «Chi ga messo cussì mal sta stanga no so...» Insomma i «grandi» avevano sempre ragione! In ogni cortile c'era sempre una dotazione di stanghe. In quale negozio le avranno vendute? Come faceva uno a comperarle? Andava in qualche bottega e diceva: «Sior, la me daghi un per de stanghe» e po' via lù con dò stanghe solo staio corna che fa i francesi con i filoni de pan? Oppure gli inquilini delle case se le fabbricavano da soli? Invece di guardare la televisione, che non c'era, dopo cena si mettevano lì con i britolini e se le facevano da soli? «Dai, orno, che domani go de far lissia. Fame dò bele stanghe, ma bele me racomando, che {asso s'ciopar de invidia sfiora Gigia...» Mah, chissà! O magari le avranno date in omaggio a chi acquistava il sapone di Marsiglia visto che allora i fustini di detersivo con gli omaggi «bidone» non esistevano. Ogni tre saponi acquistati una stanga in regalo. L'affare del secolo!

Dal numero 2339

del 28/04/1984

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