APPUNTAMENTI ROMANI Fedele sempre alla sua missione l' arcivescovo Arrigo Pintonello di GIUSEPPE SCHIAVELLI - foto

Didascalie: A Villafranca alla 3.a Aerobrigata il 29 giugno 1961 Mons. Arrigo Pintonello alla riunione della domenica delle Palme di fiumani, Istriani e dalmati da Tavelli a Roma; sono con lui la signora Zillotto, Giuseppe Schiavelli e Nino de Totto; nella foto piccola il 4 nov. 1953, insediato Ordinario Militare in Santa Maria degli Angeli Il mio ricordo di Don Arrigo a Pola è legato alla comunità giovanile che aveva la propria sede davanti all'Ospedale di Marina. L'attività prevalente era quella sportiva; si giocava al calcio nei campi presso il poligono di tiro, però con tanto di porte regolari, con pali e traversa, e di magliette di squadra. Rimase celebre la finalissima fra i gialli della Dominante (capitano Stelio Paliaga) e i rossi della Cannoniera (con Corrado e Tarcisio Belci), sconfitti negli ultimi minuti di gioco con un gol a sorpresa. La comunità teneva riunioni mensili per decidere sui problemi interni e sui provvedimenti disciplinari. Ci si riuniva la domenica per la messa ed i primi venerdi del mese per la comunione nella Chiesa del Mare (ci si alzava a ore antelucane e alla mia prima partecipazione mi ritrovai con Della Pietra e Del Zotto, tutti e tre alzatici con un'ora di anticipo e ferissi a chiacchierare intorno alla chiesa in attesa del'apertura). Si faceva la Settimana Santa con le letture nella Cappella dell'Ospedale. Quella comunità raccoglieva giovani da tutti i rioni cittadini e li formava in maniera intelligente sotto il profilo religioso, morale e civile. Quando Don Arrigo se ne andò (per qualche tempo gli scrissi, riconoscente, a Salita del Grillo a Roma) la comunità rapidamente si dissolse. Si disse tra di noi che quell'attività disturbava l'Opera Balilla che non sapeva suscitare la stessa spontanea volontà di aggregazione. Infatti, finita quell'esperienza, non restò che il campo della Gil per continuare a fare un pò di sport. p.d.s. Sul Km. 31.400 della via Pontina a Roma vi è .Selva dei Pini, suggestiva distesa boscosa con padiglioni tirolesi in cui ampie aule scolastiche accolgono circa quattrocento alunni, dalla scuola materna a quella media. Dopo ore di studio i giovanissimi passano nei campi sportivi per temprare il fisico o, se preferiscono, fanno ampie passeggiate negli interminabili verdi prati tra profumate aiuole di ogni tipo di fiori. Il metodo di insegnamento è moderno. Si richiama al modello anglosassone ed americano. Durante le vacanze sono previsti viaggi e permanenze all'Estero per la conoscenza delle lingue straniere, settimane bianche e, l'estate, un mese al mare o in montagna. La vita di questa istituzione è cominciata tre anni fa. L'ideatore e realizzatore dell'opera è mons. Arrigo Pintonello, arcivescovo militare onorario. Prima, nello stesso posto, operava un'altra sua realizzazione: l'Opera Bartolomasi, il monsignore che tutti i combattenti dell'ultima guerra ricordano perché era stato il capo dei cappellani militari. Noi lo ricordiamo con particolare affetto. il 10 novembre 1941 venne a Fiume da dove. accompagnato da don Beltrame Paulino, dal gen. Fiorenzuoli, comandante interinale il Vo Corpo d'Armata, dai generali Castellani e Dabbeni, nonché dalle autorità civili, si portò stilla cima del Monte Veli Vrh per benedire una cappella dedicata alla Santa Vergine, costruita dai soldati della Guardia della Frontiera perché potesse accogliere le preghiere di tutti i combattenti. Era salito fin lassù, a dorso di mulo, sotto una pioggia incessante e la sua preghiera, seguita da una benedizione a tutte le truppe, fu quanto mai commovente e indimenticabile. Ebbene, mons. Arrigo Pintonello era allora segretario dell'Ordinariato militare ed il suo contatto con mons. Bartolomasi era quotidiano. Ne consegue l'attaccamento, l'affetto e il ricordo per il suo superiore e si comprende il perché abbia tanto lottato e sofferto per erigere in suo onore un'opera cosi importante. Lotta e sofferenza piena di sacrifici, continuata nel tempo fino a dar vita al complesso educativo Selva dei Pini», continuazione dell'omaggio a mons. Bartolomasi e richiamo al profondo esempio di amor patrio che l'allora capo dei cappellani militari ha diffuso tra i suoi sacerdoti e da questi a tutti i soldati d'Italia. L'eredità spirituale di mons. Bartolomasi e di mons. Pintonello. Perciò abbiamo voluto avvicinarlo proprio nella suggestiva cornice di Selva dei Pini. Ci ha ricevuto nel suo studio arredato con somma sobrietà dalle cui ampie finestre si vedono i prati, i boschi, le palestre, e gli edifici dell'istituzione. In quest' ambiente, semplice eppur suggestivo, abbiamo parlato a lungo. Parlato della sua vita, dei suoi ricordi, dei suoi pensieri. E, chissà se monsignore ci perdonerà per avere. sotto la spinta della passione giornalistica, scritto queste righe che rispecchiano la sua figura ma che, nel contempo, contengono profondi sentimenti di umanità e religiosità che egli certamente avrebbe voluto continuare a serbare nel grande scrigno del suo cuore. Arrigo Pintonello è nato a Pianiga (Venezia) il 28 agosto 1908, Frequentò il ginnasio ed il liceo a Padova. Era portato per le lettere ma sin da bambino avvertì la vocazione religiosa. Suo padre, Giacomo, segretario comunale, uomo saggio. retto, colto e giusto lo ammoniva: »Tu andrai al Seminario quando avrai compiuto tutti i tuoi studi». Evidentemente voleva avere la certezza della vocazione del figlio e si sa bene che la certezza, In certe cose, viene col -tempo.. Achille, il fratello dl Arrigo è ingegnere. Vive a Roma. Il suo nome è legato ad opere importantissime come lo Stadio Olimpico e la Stazione Termini, derivante dalla fusione fra due progetti. Achille era portato per la matematica. per la tecnica; eravamo su campi diversi — racconta mons. Pintonello — però devo confessarlo, io lo ammiravo moltissimo ed il fatto che egli sia riuscito ad affermarsi nella sua professione dimostra che la mia stima era ben riposta. Achille si é Interessato anche di letteratura. Prova ne è Il suo libro 1 Papi, una sintesi dl storia, curiosità e aneddotica giunta alla terza edizione. Mons. Pintonello continua con I suoi ricordi che scaturiscono da una vena piena di commozione. Narra dl se. Del suoi studi. Delle persone conosciute. I suoi professori. I primi sacerdoti. Cosi apprendiamo che fu mons. Codemo, di Torre, parrochia di Padova, a portarlo a Roma presso il Seminario Lombardo, quel seminario dal quale era uscito Pio XI e dove c'erano stati i Cardinali Siri e Poma. Si iscrisse all'Università Gregoriana. Si laureò prima in filosofia aristotelica, poi in Teologia. Nel 1935 era vescovo di Padova mons. Agostini, divenuto poi Patriarca di Venezia; fu lui a destinarlo ad Este quale direttore dell'Oratorio. Mons. Pintonello ricorda che lì conobbe i futuri deputati Gui, Guarnieri e Ceschi. Era l'anno della guerra etiopica. Ed ecco arrivare l'ordine di mons. Bartolomasi: partire per Polo, quale Cappellano della Marina. Subito dopo cappellano a bordo del sommergibile Rubino che aveva la sua base a Fiume. -Furono due anni di missione; due anni fra i migliori della mia vita» dice come in un trasporto ideale. E furono gli anni — aggiungiamo noi — in cui ebbe un profondo contatto con la nostra gente, la gente adriatica, gli esuli che non dimenticano ne dimenticheranno mai le loro terre, le loro città. A Pola — ricorda Monsignore — fondò un primo doposcuola per circa 170 studenti. Tutti figli di sottufficiali dì marina. Continuò tale opera anche più tardi fondando gruppi di studenti in altre città. Da Pola Pintonello viene inviato a Brunito. Dal mare alla montagna. Dai marinai agli alpini. Ricorda che dovette imparare a sciare; sottolinea che apprese con facilità l'aspro cammino sulla neve perché, in prima gioventù, aveva praticato il pattinaggio. Scoppia il secondo conflitto mondiale. La migliore gioventù d'Italia viene inviata nei vicini e lontani campi di battaglie. Pintonello viene chiamato a Roma, nella Segreteria dell'Ordinariato Militare, vicino a mons. Bartolomasi. Il suo primo incarico è di collegamento con lo Stato Maggiore per la mobilitazione dei cappellani militari. Mobilitazione in cui i sacerdoti, i cappellani, sono tutti volontari. Poi, in seguito alla costituzione del Corpo spedizione italiano in Russia. gli viene affidato un nuovo incarico: ispettore dei cappellani militari in quelle lontane terre. La scelta cade su lui perché conosce la lingua tedesca e si sa che In Russia vi erano importanti e forti contingenti germanici. La campagna di Russia: i tormenti, I sacrifici, l'olocausto, le inenarrabili gesta degli umili soldati della nostra Italia riaffiorano nella mente di mons. Pintonello e il racconto si fa appassionato, pieno di profonda commozione. I nostri soldati prima col Csir al comando del generale Messe, poi coll'Armir al comando del generale Gariboldl, nelle loro soste sul Nistro, sul Nipro, nei loro combattimenti sanguinosi, nel loro comportamento sempre eroico, nelle loro grandi opere come il ponte di barche lungo circa un chilometro per congiungere le opposte rive del Nipro, costruito Interamente dai genieri di Verona al comando del colonnello Mario Tirelli. Ricorda, come in un brutto sogno. le acque del Nistro. Era rossastra per il sangue versato dai nostri bersaglieri ciclisti in un combattimento del giorno precedente. C'era il freddo intenso. Il gelo. E mons. Pintonello, con una motocarretta. doveva recarsi nel vari campi per incontrarsi con i suoi cappellani. All'inizio della campagna di Russia erano 80. Quando si formò l'Armata agli ordini del gen. Garibaldi erano 300. E quanti i caduti. Tra questi — narra mons. Pinta-nello — c'era don Mazzoni. Era stato in Russia parecchio tempo. Aveva terminato il suo turno. Stava per rientrare in Italia. Ma il cappellano che lo aveva sostituito era caduto sul campo. Toccò a mons. Pintonello richiamarlo proprio mentre saliva sul treno diretto verso l'Italia. Don Mazzoni accettò la sostituzione. E si recò a Rassypenaia, nel Bacino del Donez. sopra Rikovo. Li c'era di stanza la Divisione Torino». Nella grande battaglia del Natale 1941. don Mazzoni trovò gloriosa morte. Raggiunse così tanti e tanti altri commilitoni immolatisi nelle prime battaglie della dura campagna di guerra. Mons. Pintonello ricorda con vivo dolore la figura del cappellano Giovanni Mazzoni, già decorato di Medaglia d'Oro nella prima guerra mondiale, nativo di Loro Ciuffenna il bel centro toscano nelle vicinanze di Terranova Bracciolini e di San Giovanni Valdarno. I ricordi rincorrono altri ricordi. Gli viene chiesto di rintracciare le famiglie di origine italiana. Mons. Pintonello, in occasione delle visite ai suoi cappellani, esegue le ricerche: racconta come a Rikovo, dove in una delle tante battaglie perse la vita il generale De Carolie di Roma, trovò due fratelli di origine italiana ma ormai russificati. Si chiamavano Malisev. Non ricordavano il nome del loro avo che circa cento anni prima era venuto in quelle parti. Però sentivano un grande trasporto per la terra in cui i loro bisnonni erano nati. Ricorda ancora, mons. Pintonello, che fu lui a fare delle carte approssimative indicanti i cimiteri di guerra italiani ed i luoghi ove, magari singolarmente, erano stati sepolti i corpi dei nostri eroici Caduti. Tra queste carte è segnata anche la buca ove lui stesso mise il corpo del caro, indimenticabile don Mazzoni. Ricordi tristi, ricordi che non potranno mai essere cancellati dalla sua mente. Mons. Pintonello rientra in Italia. Roma viene occupata dai tedeschi. Egli viene destinato di collegamento con la Città aperta. Ha frequenti contatti con il generale Chirielenzlo di stanza a Roma. Ne approfitta per salvare quanti più può tra i detenuti politici. Alcuni rinchiusi nelle terribili carceri di via Tasso vengono tratti in salvo da mons. Pintonello. Essi ignorano di dover la vita a lui. Ma la missione religiosa non è svolta per guadagnare gratitudine. In questo periodo, per vivere. fa anche il traduttore di tedesco. Rimette a posto le planimetrie dei cimiteri di guerra in Russia offerte all'Ufficio Onoranze Militari del Ministero Difesa. Nel dopoguerra mons. Pintonello è per dieci anni Rettore al Seminario di Salerno. Da qui. quasi ogni anno si reca in pellegrinaggio a Venezia e ad Assisi. Egli è un devoto di S. Chiara. Poi diventa Vescovo Militare al posto di mons. Bartolomasi e per devozione a lui fonda l'Opera che porterà il suo nome. Passano altri dieci anni. Nel 1962 viene nominato Vescovo di Latina e Terracina. Ed è proprio qui che gli arriva una lettera di mons. Capovilla, segretario di Papa Giovanni XXIII: gli viene trasmessa una missiva dei fratelli Malisev indirizzata al Papa. I discendenti degli italiani, ormai russizzati, chiedono di don Arrigo Pintonello, di colui che li aveva cresimati: essi, a ' loro volta, vogliono che sia lui a cresimare i loro figli. Sono a Napoli e l'attendono. E mons. Pintonello, a Terracina, compie ancora una volta la missione di evangelizzazione già svolta a Rikovo, nella lontana terra di Russia. Sembra cosa da poco. Ma non lo è. Al ricordo di Rikovo la mente ed il cuore del Sacerdote si riempiono di commozione. Egli guarda, attraverso le grandi vetrate del suo studio, il cielo azzurro che illumina e dà vita a questa immensa e tormentata nostra terra. E, nel Cielo, vede i suoi cappellani, vede la fulgida figura di don Manzoni, vede tanti umili nostri soldati caduti nella tempesta di neve e di fuoco, e in questa visione pensa che tutti abbiamo un estremo, necessario bisogno: che il nome di Patria, il nome d'Italia. venga ancora esaltato e diffuso tra i giovani.Cosi come ardentemente aspira la gente adriatica. Giuseppe Schiavelli

Dal numero 2289

del 30/04/1983

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