La grande guerra giorno per giorno - foto

Castello col sue rione e via Dreossi in una cartolina a tre mite spedita li 7 aprile 1916 dall'amoroso padre al figlio Mario alla Maschinenschule Un goriziano, esattore delle imposte dell'imperialregio governo austro-ungarico, vede sconvolta la sua vita metodica e tranquilla di funzionario statale dallo scoppio della Grande Guerra. Figlio di agricoltori in via Lunga, e dedito lui stesso al lavoro della terra negli anni giovanili, si è costruita con tenace perseveranza una condizione di vita più agiata entro l'ordinato sistema dell'amministrazione austriaca. Si è formata la propria famiglia e si è impegnato a preparare per i figli un'esistenza confortevole almeno quanto la sua. Il dramma di Sarajevo interrompe il corso di queste sue speranze ed il figlio Tunin, ventiduenne viene chiamato alle armi e mandato al fronte dell'Est dove viene ferito e poi fatto prigioniero dai Russi. L'altro figlio Mario diciottenne va pure alle armi e infine passa in marina a Pota. La famiglia si disunisce in un conflitto che distrugge un'epoca. Il papa-funzionario avvia allora una fitta corrispondenza di cui tiene nota in una serie di quaderni in cui riscrive le missive cui affida con immenso amore l'ansia di tenere viva la perduta unita familiare. Un copia-lettere in cui rivive giorno per giorno la grande guerra a Gorizia. Tre giorni terribili di bombardamento 59.ma puntata A Ursula Lozar a Marburg il 9 maggio 1916: «Godiamo sapere che avete ricevuto la verdura da noi spedita; in che stato è arrivata? L'Agnul ha scritto anche a noi convinto che la sua casa è stata demolita dalle granate; non so chi gli ha messo in testa questa cosa e nulla serve a farlo degistere da quella idea. La sua casa è fra le più fortunate del rione; nella moltitudine di ferro rovente caduta attorno alla sua casa, solo tre piccoli Schrapnel rovinarono un po' il tetto, ora riparato. La tua casa ha subito invece danni più grandi, però anche in questa il tetto è stato messo a posto. Vorremmo vedervi far ritorno per consolarci a vicenda. Nel convento si trovano soltanto tre suore e una candidata. Ci sono suor Battista e suor Elisabetta; quest'ultima tiene sul tavolo la tua lettera, ma non riesce a risponderti perché è molto occupata. Saluta tutti, anche Vittorio. Ti spedirò fra breve la semenza di radicchio che hai chiesto. I fagioli sono pressoché consumati. A quale prezzo si potrebbe averne ancora? Quanto costa il sapone in casse di 50 o 100 chili? Qui per 15 giorni con. secutivi c'è stato bel tempo; ora s'é messo a piovere, quasi di continuo e minaccia di durare a lungo. Speriamo di rivederci in tempi migliori». L'Il maggio a Enrico Pecorari a Witsberg in risposta a una sua cartolina la notizia: «Ieri furono vittime delle bombe dell'aeroplano tre persone, circa venti i feriti in piazza S. Antonio». Lo stesso giorno al figlio Antonio, «Ogni sera lacrimando supplichiamo la Divina Provvidenza a voler rido. narci la tanto sospirata pace per poterci riabbracciare dopo così lungo tempo. Ah! giorno desiderato. Mario ha ricevuto tre tue cartoline. Si imbarca ogni giorno per fare delle prove». Al nipote Angelo a Graz il 12: «Quello che vi ha riferito era male informato; io ti ho scritto la verità nuda e cruda. Vestiti e pezzotti saranno spediti in seguito; dovete avere un po' di pazienza. Sono contento che hai trovato la bicicletta. Il Tunin sta in ansia in nostro riguardo; lui non sa in che modo domandarci, e noi non sappiamo in quale modo spiegarci aeciocché resti tranquillo». Il 13 al Bertos a Lichtenvald: «In questi giorni si vocifera che tutti i fuggiaschi possono far ritorno; informatesi e al caso adoperatevi; vi prego di avvisare anche gli altri che aderiscono all'idea». Il 16 spedisce al fratello Cor. 70 consegnategli dal Macuz. Il 19 a Giuseppe Sillig militare in Ungheria: «Riguardo al trovarti fra quelli di cui non conosci la lingua, non ti disperare; vedrai che in breve conquisterai la loro simpatia e imparerai anche la fingua, Andrai bene e sarai contento d'essere fra costoro piuttosto che fra altre nazionalità. Anche Jordan si trova già da otto mesi fra i pionieri ungheresi; dice d'essere con loro assai contento. E' già decorato con la medaglia d'argento di prima classe. odi è sempre la stessa storia; peraltro da tre giorni è subentrata la calma e si è un po' fuori pericolo. Si ha buone speranze di cacciarli via. Del resto qui solo purganti non occorre bere». A Giuseppe Pussig a Fiume: «Si sono avuti tre giorni di terribile bombardamento che ha imperversato sul nostro Borgo; persino le funzioni in chiesa non ebbero luogo o furono ridotte. I tuoi zii si trovano sempre presso le Madri Orsoline». AI cugino Giuseppe a Lichtenvald: «Con dispiacere rilevo che è svanita ogni vostra speranza di far ritorno prima della stipula della pace, che non tarderà molto secondo i fatti d'arma degli ultimi giorni. Abbiamo avuto tre giorni di bombardamento tempestoso. Sono stati presi di mira Borgo San Rocco e via San Pietro. Presso il Mariut tre morti e nove feriti fra i pionieri che akevano preso quartiere presso di lui. Mi menzioni la leva; magari cosi non fosse, mi tocca passarla; chissà come la andrà a 49 anni. Il tempo ha fatto giudizio e scalda che è un piacere; ciliege e bisi maturano a bizzeffe.Ti prego se ti è possibile farmi sapere le precise parole come le rilevasti da quel giornale riguardo il Tunin».

Dal numero 2221

del 02/01/1982

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