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Didascalia: Licia Bilucaglia protagonista del film «Alfa Tau» in un primo piano
Rivedere le copie di un vecchio giornale è come scoprire in un avito cassetto le lettere d'amore ingiallite dimenticate da una nostra nonna: è commovente, tenero e imbarazzante insieme, una cosa cristallizzala, remota, incantata, che torna a vivere per la sollecitudine del nostro affetto o anche per pura semplice curiosità. La carta è grigia o verdi., tutta maculata ormai e stinta, la testata congestionatissima in un «collage» di titoli, simile a certe fotografie di famiglia dove le facce care devono starci dentro tutte, per forza. Sotto quel trionfo di caratteri diversi tra cui sorride il nome prosaico e un po' scontato di «Corriere Istriano», gli articoli dai titoli educati e riservatissimi —quanto invece erompenti di virile enfasi suonano i trafiletti, un costume dell'epoca — hanno il medesimo tono e sapore di quelli odierni, riflettono il medesimo rapporto tra giornalista e pubblico e comportano le medesime accuse agli uomini e agli episodi: così che se spostiamo rapidamente lo sguardo dalle copie attuali, ancor lucide d'inchiostro e grevi di odor di macchina, a quello palliduccio che odora di carta consumata, se ne riceve una sensazione strana, quasi come a porre due fotografie simili, ma non perfettamente uguali, dietro le lenti di quell'apparecchio che si chiama stereoscopio. E come da questo apparecchio riceviamo il senso della profondità dello spazio, da queste
pagine ingiallite avvertiamo la profondità di una professione non soltanto in una prospettiva di tempo, ma piuttosto in ricchezza di valori umani così da ricavare, proprio da attività umane tanto vivide quanto !abili ed effimere, una sorta di struggente contemporaneità delle generazioni.
Fuor di metafora, se quelle pagine hanno il magico potere di immobilizzarci nella contemplazione —e magari nella ricerca a posteriori della verità — esse rappresentano per noi essenzialmente un patrimonio prezioso di voci, di uomini e di eventi a volte eccezionali fra la cronaca e la storia. Il Corriere 'siriano, nato nel primo dopoguerra, erede de L'Azione, chiuse nell'aprile del 1945: i superstiti della repubblica di Salò in fuga sparavano le ultime raffiche e la storia si preparava a deviare fiumi di buio per immetterli in altri filoni e laghi diversamente misteriosi. Moriva un'epoca e ne sorgeva un'altra. 11 vecchio Corriere è rimasto quasi un deposito del nostro passato, una presenza dolce e nostalgica ma anche un po' ingombrante, certo ineliminabile, come la testimonianza di un rimorso. Affidiamoci a quelle vecchie pagine nella speranza di comprendere quel tempo e magari anche un po' noi stessi: con la perplessità del crepuscolo che invade le sfere dell'immaginazione facciamo rivivere questi Lazzari che forse non vorranno più tornare al loro aldilà.
Il film al Ciscutti il 3 settembre 1942
Il 4 settembre 1942 il Corriere Istriano riportava in seconda pagina: Il film "Alfa Tau" in visione privata a Pola, dove è stato interamente girato. Ieri, ne; pomeriggio, al Politeama Ciscutti è stato proiettato il film 'Alfa Tau", recentemente presentato a Venezia e le cui scene sono state ambientate in grandissima parte a Pola. Alla visione, strettamente privata, hanno presenziato gli equipaggi dei sommergibili che parteciparono alle riprese, compresi numerosi camerati germanici, le Autorità locali al completo e moltissimi ufficiali delle Forze Armate. Il giudizio sul film lo diamo attraverso quanto ci ha inviato da Venezia il nostro inviato speciale Alberto Albani Barbieri, il quale scrive: "Dopo l'ottima accoglienza dimostrata nella serata inaugurale della Mostra al film tedesco sul grande Federico, gli onori della seconda giornata sono spettati alla produzione italiana che ha esordito con un'opera di valore veramente eccezionale, Alfa Tau. Ciò che si diceva negli ambienti bene informati sul conto di questa nuova pellicola realizzata dalla Scalera con l'ausilio del Centro Cinematografico del Ministero della Marina e i precedenti, più che rassicuranti di Uomini sul fondo e La nave bianca avevano acuito l'interesse, fatta addirittura morbosa l'attesa, anche per gli speciali e alcune autentiche innovazioni tecniche che si sapeva avevano presieduto a questa produzione. Ebbene, Alfa Tau è superiore alle migliori previsioni, è apparso davvero un'opera di qualità eccezionale che tocca in pieno la mèta indicata con il primo film sui sommergibilisti e avvicinato a quello dedicato alle bianche navi della carità; un'opera che dice una parola nuova e decisiva nella cinematografia mondiale. Per essa il cinematografo che aveva raggiunto il più alto livello produttivo valendosi, con sapiente e a volte spietata larghezza. di quanto in effetti ed emozione, potevano dare superiori espressioni della finzione scenica e le più raffinate risorse della tecnica, non sdegnando troppo spesso le armi sleali della retorica né le diavolerie del trucco, ritorna alla sua fonte d'ispirazione, alla rea'. là. alla natura, alla vita, assolve con scarsità di mezzi — ma quanta straordinaria efficacia di risultati — alla sua funzione di narrare, di cantare della vera, sincera vita qual è nei fatti di ogni giorno e nell'autenticità di uomini qualunque, cioè che di questa umanità sostanzia e glorifica la parte migliore. Il film è estremamente bello, anche se non tutto egualmente bello. E' originale, nella sua sem. plicità, anche se le digressioni, che sono un po' il connettivo del nucleo centrale, ricordano altre ore di permesso a terra e conseguenti avventure e disavventure occorse a marinai. Ascende e once. de sul piano dell'arte per quanto più ricerca l'autentico, si vale di esso. E' documento e poesia, documento di quell'anelito di poesia che alberga nel cuore della nostra gente e dà ai suoi gesti, al suo vivere, al suo carattere, un'impronta inconfondibile di bellezza e generosità. Poiché si tratta di un film marinaro e siamo in guerra, questa è gente che ama o comunque è legata al mare ed è colta nei riflessi che lo stato di guerra determina. Ma sono uomini veri, i marinai come gli ufficiali, e cosi le loro donne e i loro figli, visti nel reale ambiente della vita di bordo, della base navale, delle proprie case cui ritornano nelle ore brevi di un permesso tra una missione e l'altra. Niente attori e tanto meno divi, niente esterni fatti in teatro o interni ricostruiti. autentici ufficiali, con gradi e i compiti che hanno in effetti, veri contadini dell'Istria o montanari delle Dolomiti, signore o signorine che sono quel che appaiono, ambiente genuino, siano alberghi, ville private o scuole. La narrazione prende l'avvio da una base di sommergibili e dalle alterne vicende delle missioni di guerra loro affidate. Aggancia la vita di quelli che combattono, alla vita di quelli che attendono, seguendo I primi nell'ansioso, frettoloso riaccostarsi ai secondi durante un giorno di permesso e sfiorando anche, con esemplare discrezione e straordinaria abilità di tocchi e di accenti, un terreno romantico, ciò che il caso può volere nel destino di ognuno. Rifà capo alla base e alla sua organizzazione e alle sue attrezzature. raggiunge l'acme dell'emozione nella strenua difesa di un nostro sommergibile fatta con mezzi ridotti contro l'aviazione nemica che bombarda e mitraglia e silura, e, poi, nel combattimento in superficie, lotta d'eccezione e senza quartiere, l'uno di fronte all'altro sostenuta contro un sommergibile inglese, scontro veramente avvenuto nel 1940. Adombra quella paternità d'arme così viva ed efficiente tra i nostri soldati e i camerati germanici, si conclude con il ritorno dall'emozionante missione di guerra, là dove attendono le due cose più desiderate: la posta da casa e il bagno caldo, ma anche un insieme di affetti di poco conto, un ritratto di donna, un lavoro a maglia incompiuto, il disco che ha registrato il primo papà del figlioletto, stanno a significare l'amore e la fede nel domani giacché la vita è più forte della morte. Dovizia di temi e linearità di racconto, semplicità di mezzi e costante 'immediatezza di effetti. Il comandante De Robertis, che ha diretto
questo film, ha confermato come basti guardarsi attorno per cogliere motivi e aspetti di singolare bellezza, dimostrando a un tempo che straordinari attori sanno essere quelli che non hanno mai recitato, se utilizzati per quello che realmente sono. Molti di questi volti inediti che appaiono in Alfa Tau farebbero pronosticare le più brillanti carriere. Ma anche questo terzo film della serie (dopo Uomini sul fondo e Nave bianca) è anonimo perché vuol essere un omaggio ai combattenti, un atto di solidarietà con essi, un documento di vita. Ripetiamo che ha saputo essere tutto questo e, in più, è riuscito opera di poesia, una singolare opera che appaga l'aspettativa della critica e le esigenze del pubblico. E pubblico e critica concordemente hanno tributato ad Alfa Tau il grande successo che meritava". Il pubblico speciale che ieri affollava il Politeama Ciscutti ha riconfermato qui, nella nostra città, dove il film é nato, il successo veneziano. Polo ora attende la proiezione pubblica per andarlo ammirare e per applaudire I suoi concittadini che tanta parte hanno dato ad Alfa Tau.
Elvino Tomasini