La grande guerra giorno per giorno Città schiacciata dalle bombe - foto

Il palazzo arcivescovile colpito dalle bombe La casa Baumann e Volpich in Herrengasse Un goriziano, esattore delle imposte dell'imperialregio governo austro-ungarico, vede sconvolta la sua vita metodica e tranquilla di funzionario statale dallo scoppio della Grande Guerra. Figlio di agricoltori di via Lunga, e dedito lui stesso ai lavoro della terra negli anni giovanili, si è costruita con tenace perseveranza una condizione di vita più agiata entro l'ordinato sistema dell'amministrazione austriaca. Si è formata la propria famiglia e si è impegnato a preparare per i figli un'esistenza confortevole almeno quanto la sua. 11 dramma di Sarajevo interrompe il corso di queste sue speranze ed il figlio Tunin, venti. duenne viene chiamato alle armi e mandato sul fronte dei Carpazi. Allora il papà-funzionario si inserisce nella nuova realtà e avvia una corrispondenza di cui tiene nota in uno scrupoloso copia-lettere. cioè in una serie di quaderni in cui riscrive le missive cui affida con immenso amore l'ansia di tenere viva la perduta unità familiare. Tunin è fatto prigioniero dai russi e portato a Tashkent. L'altro figlio diciottenne, Mario, viene chiamato per prepararsi pure lui al servizio militare. La famiglia si disunisce in un conflitto che distrugge un'epoca. IX Il 3 anosto 1915 con una lunga lettera viene riferito ai conoscenti rifugiatisi a Innsbruck circa la situazione della città. «Noi non partiremo se non saremo costretti dall'invasione; io resterò fedele fino all'estremo e spero che il nemico non romperà il nostro cerchio di ferro che è tenuto dal nostro bravo esercito dalmato, sicché non ci sarà bisogno di partire. Qui si sentono i tiri dei cannoni che passano traverso a noi, ma a questo siamo abituati e non ci facciamo caso. La chiesa del Duomo è chiusa perché perforata da una granata; quella di S. Ignazio anche perché la piazza è pericolosa. Le suore delle Notre Dame sono partite quasi tutte; ne sono rimaste solo sei pronte a partire in caso di premura. Sul loro convento sono cadute una quindicina di granate. Hanno frantumato cappella, altari, statue e perfino la Madonna sull'alzar maggiore venne distrutta. Molti i locali danneggiati ma senza vittime umane. Le Orsoline sono tutte partite. Nel manicomio non sono acquartierati militari. I dottori sono tutti ancora al loro posto. Mia moglie e Pierina sono caute; non tremano e sperano che non vi sarà bisogno di partire, ma contemporaneamente (gleichzeitig) impaccano e preparano i fagotti. Damiano giuoca con i figli degli addetti al Grill e ogni tanto domanda: quando partiremo? dove andremo? Tunin non ha più scritto. Mario si trova a Admont. Fra le tante granate cadute su Gorizia, una è arrivata nel mezzo del nostro orto; Damiano due minuti prima era su quel posto; ma si spostò fortunatamente verso la tettoia. La Madonna lo ha guardato e Dio ha voluto che nessun altro di noi fosse nell'orto in quel momento. Si vedono volare aeroplani italiani e francesi. Per la nostra via passano quasi ogni giorno prigionieri italiani portati a San Pietro e a Voltschadraga; fra di essi anche ufficiali, qualcuno fa il viso contento, altri appassionato; sono tutti di statura media e piuttosto piccoli in confronto ai nostri. Qui vicino sono acquartierati militari-pionieri; hanno le loro baracche lungo la nostra via; anche vicino alla nostra casa, sul marciapiede, ce ne sono di lunghe fino a 15 metri; questi soldati sono ungheresi buona gente. Ora sono quattro giorni che non si sente tuonare tanto il cannone; ci pare di essere in paradiso; forse il nemico voltò strada? Del resto tutti i tecnici militari dicono che mai più il nemico potrà rompere il nostro cerchio di fuoco e entrare a Gorizia. Sul nostro fronte si trovano i dalmati ed hanno giurato che nessuno li farà indietreggiare. Dunque, poniamo speranza e fiducia nel nostro glorioso esercito guidato da buoni condottieri. Il Pepi del Sillig e il Pecorari (amici del nostro Mario) si trovano su questo fronte e sono stati già cinque volte al fuoco, sicché se a loro tocca la sorte di morire sul campo verranno sepolti sul suolo natio combattendo. Presso il Grill non si confeziona pane per il pubblico, ma solo per i militari; sono in dieci che lavorano. La Mischou ha chiuso l'osteria perché il vino è carissimo; era arrivato a cor. 2,48 il litro. Sono stato un giorno a Prebacina in cerca dello zio Pepi e non lo trovai più; mi hanno detto che si trova in Carniola». Lo stesso giorno un messaggio disperato al carissimo Tunin. «Com'è che non ci rispondi? Io ti ho scritto già quattro volte e non ho avuto nessuna risposta. Ti preghiamo scrivici qualcosa del tuo soggiorno in quella terra

Dal numero 2171

del 03/01/1981

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