LA SITUAZIONE DEGLI ESULI ISTRIANI A FIRENZE Da ben sette anni i cartoni suddividono il casermone - Steno Califfi

Assai poco è cambiato in via Guelfa, 23, anche se i profughi pagano l'affitto e tutte le spese accessorie. Una casa per gli ospiti di via Pergola ? - foto Didascalia:Due significativi momenti della visita di Mons. Antonio ai bambini esuli di Merletto di Graglia rogativa dell'umanità che è lo spirito d'adattamento. s'intristisce ed altresì incupisce buona parte dei valori umani quando se ne esaminino le reazioni che essa suggerisce nell'ambito dei campi dl raccolta per profughi. C'è poi una sorta d'abitudine officia le che si ostina a ricalcare temi di trita e mai digerita burocrazia che continua ad offendere dignità e buon senso. Spieghiamoci un po' varcando un'altra volta ancora la soglia del casermone di S. Orsola in via Cucita 23 a Firenze. Di cartoni, di promiscuità d'umori e di sensazioni, dl tutte queste tristi abitudini già si è scritto e detto e dibattuto con abbondanza. Ora, ed in questo particolare momento. non ci rimane che sottolineare una situazione che vien resa ancora più attuale da certa ostinazione burocratica. Infatti, dopo che la dignità dei nostri profughi — dipendenti dall'Amministrazione dei Tabacchi è stata abbondantemente parificata, quella degli ospiti del ciinipi profughi normali, si continua ad insistere nel I togliere all'accasermaggio di via Guelfa 23 i titoli di cui beneficiano i campi direttamente dipendenti dall'Assistenza Postbellica. Per intenderci, quelli dl via Guelfa sono alloggiamenti che l'amministrazione della Manifattura Tabacchi di Firenze ha messo a disposizione dei propri dipendenti, trasferiti dagli stabilimenti di Pola e Rovigno ed anche di Taranto. Ma nulla v'è, là dentro, che non sia concesso dietro corrispondente — anche se, per qualche voce, tenue — risarcimento. Mezzo milione all'anno — neppure esente dai contributo IGE del h per cento — i nostri profughi lo sborsano a titolo affittanza n e son quattrini che in pratica servono a scopo di lavori di riparazione; la corrente elettrica, per luce e calefazione, ognuno se la paga lregolarmente da sè e con massima puntualità, e lo stesso vale per l'espurgo dei pozzi neri, per la acqua, per il telefono, per tutte le spese connesse alla manutenzione dei gabinetti ecc. Ed infine, non solo a tutta questa gente non è mai stato corrisposto alcunchè a titolo di trasferta o di sussidio ordinario, ma perfino è stato trattenuto sulla paga il tenuissimo contributo che all'epoca dell'esodo venne concesso a bordo del Toscana sotto forma di sovvenzione. Ed i cartoni sono sempre li. Da sette anni costituiscono le labili pareti dl casa di circa un centinaio e mezzo di famiglie profughe. Tutta questo non è un campo profughi: sentenziano gli organi inflessibili della burocrazia. E la fiscalità dell'amministrazione statale si fa sentire pesante e banale, in misura sempre maggiore con' andare dei tempo e con il progredire delle esigenze di trasformare quei locali in nuovi ambienti direttamente utilizzabili dalla Manifattura delle Cascine. Dimostrando di non temere l'affronto di un paradosso, altrimenti inconcepibile, entrando nella gran maggioranza di quegli appartamenti non si può fare a meno di esprimere compiaciuta. meraviglia. La dovizia di tendine inamidate, di 'fiocchi sgargianti, di tende tenuamente trasparenti, di copriletti lucidi, è in proporzione diretta dello squallore ambientale che è doveroso occultare. Si disputa questa lunga provvisorietà a colpi di ferro da stiro, i con grandi quantitativi di amido, sfruttando ingegnosamente il candore del lino. Non possiamo perciò non rilevare, anche a costo d'apparire ridicoli, che questi son tutti fattori che pure dovrebero andare aggiunti a quelli di puro carattere legale e di diritto, a totale vantaggio del tratlamento che ben si dovrebbero riservare a questi nostri profughi, dipendenti dall'amministrazione dei Tabacchi. Un riconoscimento di civiltà, diciamo, anche se talora — la eccezione è Inevitabile — fatti singoli e ben individuati potrebbero far propendere per la tesi contraria. IMa se tutte queste tesi possono indurre al trattamento che di norma viene riservato alle elucubrazioni accademiche, quando invece pensiamo alle famiglie, una decina circa, che vegetano nell'ex conventucolo di via della Pergola, dopo che per un mezzo anno hanno coabitato coi cadaveri racchiusi negli altari e nel pavimento della chiesa di San Francesco dei Vanchettoni, , allora il discorso si rabbuia ancor di più. Trasferite, come non è inutile stare a ripetere, da quel tempio sconsacrato alla più civile, anche se estremamente disadorna, ' sede di via della Pergola per esclusivo interesse della nobile signora Messeri, queste famiglie — nel fra, tempo lievemente sfoltite — forse vedono avvicinart si il momento in cui alce bandoneranno definitivamente anche questa situazione che vige da ormai sette lunghi anni penosi. Non si vuol negare che, i ad esempio, se manca totalmente la luce per le rL pide scalette del caseggiato, buona parte della responsabilità si debba addossare a mutue Incomprensioni che avvelenano la piccola comunià. Ma appunto tale geloso isola mento cui così chiaramente tendono questi nuclei familiari — che si trine.. rano nelle cellette, un tempo abitate dai frati, o dietro grezzi tavolati che pur non isolano completamente — è un segno ben chiaro della esigenza di raccoglilen. intimo e benefico che ora si manifesta più Impellente che mai. Forse in autunno la casa ci sarà davvero per questi profughi. E con tutto il cuore auguriamo che cosi sia, e per quelli che ne godranno direttamente e per tutti quanti ne risentiranno sollievo morale. Si restituisca infine ai nostri esuli almeno le dignità della casa. Sarà più facile cosi cercar di sanare le altre numerose ferite. Steno Califfi

Dal numero 902

del 27/01/1954

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