Lettere in Redazione risponde il sindaco Silvio Mazzaroli - foto

Il “Fondo Papo, Venezia Giulia e Dalmazia” Anni or sono, onorato d'averlo a Maestro e d'esserne collaboratore, ebbi dal Prof. Renzo De Felice il suggerimento di fare capo alla Fondazione Ugo Spirito (Via Genova, 24 - 00184 Roma) per depositare e custodire tutto il materiale prezioso sulle foibe, le deportazioni e l'esodo. Ne furono tratte diverse tesi di laurea. Sorse, così, il “Fondo Papo, Venezia Giulia e Dalmazia”, allargato a tutta la stampa amica, tanto giuliano-dalmata quanto nazionale. Sono al sicuro raccolte di testate ormai introvabili, dalla fine della guerra ai nostri giorni. Due sole raccolte attendono ancora il trasloco: “Quatro ciacole soto la losa” e “II Granatiere” a me più care, mentre mi auguro che “Difesa Adriatica” riesca a riempire l'involontario buco. Ho desiderato darVi, di tutto questo, cordiale notizia, anche per ringraziarvi della Vostra diretta collaborazione: tutta la stampa che mi perviene prosegue per Via Genova, dove continuo a depositare il materiale dei lavori che riesco a concludere, come quello sulla Risiera di San Sabba di Trieste; il volume uscirà per i tipi della Libreria Europa, Settimo Sigillo. Vi ringrazio e Vi assicuro che così sarà usque ad finem. Poi, me lo auguro, continuerete da soli. Intanto desidero concludere l'anno con il mio cordiale Buon Natale, nella certezza che ci troveremo davanti un migliore Anno Nuovo. LUIGI PAPO (Roma) Egr. prof. Papo, La ringrazio per l'informazione che ci fornisce; anche i nostri lettori sapranno così dove far confluire documenti, cimeli e ricordi che potrebbero altrimenti andar perduti. Mi auguro che il Suo fondo disponga della raccolta completa di “L'Arena di Pola”, di certo una delle più datate e continue testimonianze delle vicende delle genti istriane successive al secondo conflitto mondiale. Per Sua, ed altrui informazione, la nostra redazione dispone della raccolta pressoché completa del giornale successivamente all'Esodo (dal 1947 ad oggi); purtroppo non dispone invece dei giornali stampati ancora a Pola nel biennio 1945-1946, di cui peraltro è sempre alla ricerca. Chi ne fosse eventualmente in possesso, anche di numeri singoli, farebbe cosa assai gradita inviandoceli. Anche a Lei buon anno e buon lavoro. Gladiatori, ha sconvolto l'anima. Vedremo se il sindaco Veltroni si darà da fare, come pare abbia promesso, per risistemare questo nostro amato simbolo. Oltraggiatala Lupa di Pola Negli ultimi giorni del 2006 dalla Lupa, che abbiamo portato via da Pola con l'esodo e successivamente sistemata nel giardino del Villaggio Giuliano Dalmata, qualcuno ha strappato, buttandolo a terra, uno dei gemelli al quale ora mancano il dito medio, l'anulare ed il mignolo. Mi sembrava doveroso informare i miei concittadini di un tempo di questo atto vandalico che a me, nata drio la Rena in via dei Gladiatori, ha sconvolto l'anima. Vedremo se il sindaco Veltroni si darà da fare, come pare abbia promesso, per risistemare questo nostro amato simbolo. LOREDANAVATTA (Roma) Cara Signora, ho letto che qualcuno ha considerato consolatorio il fatto che il gemello (chissà se Romolo o Remo) non sia stato rubato e che il tutto si sia configurato più come un atto vandalico che non un oltraggio ad un simbolo a noi tanto caro. Comunque sia si è trattato di un atto frutto di imbecillità ed ignoranza. Speriamo che Veltroni si ricordi della promessa prima del “Giorno del Ricordo” Esuli, almeno per gli eredi siano ristabiliti i diritti umani Ho letto su “Il Piccolo” del 12 c.m. che l'Italia, relativamente “ai beni abbandonati” (?), chiede “la revisione dell'indennizzo pattuito con gli Accordi di Roma del 1980”. Si tratta dell'Accordo del 1983 sui beni italiani nella Zona B, ceduti con l'art. 4 del Trattato di Osimo, valutati 0,21 dollari al metro quadrato. Secondo l'art. 60/1 della “Convenzione di Vienna sul Diritto dei Trattati” del 1969, l'Italia può dichiarare decaduto detto Accordo, che è stato violato dalla Jugoslavia, pagandone solo due delle tredici rate previste. E' discutibile anche il Trattato di Osimo, tenendo conto della mancata realizzazione dell'inscindibile Accordo Economico. Come ricordato dall'Unione degli Istriani a D'Alema, “la rinegozziazione dell'Accordo di Roma va vincolata necessariamente alla restituzione delle proprietà”. E' fuori qualsiasi logica risuscitare nella mutata situazione geopolitica l'imposizione di Tito all'Italia negli anni di piombo. E sorvoliamo sulla telenovela dei “dollari lussemburghesi” sloveni e sul miraggio di quelli croati. La Slovenia, a sua volta, richiede “la restituzione … dei beni artistici, trafugati durante l'occupazione fascista della seconda guerra mondiale tra il 1939 e il 1940 da Capodistria, Isola e dal Litorale” e ribadisce che l'art. 12 del Trattato di Parigi del 1947 ha sancito la restituzione alla Jugoslavia d i quelle opere d'arte. E' fals o ! Chiar a - mente q u e l Tr a t - t a t o , disponendo la “consegna” degli “oggetti di carattere artistico … rimossi ... dal territorio... ceduto alla Jugoslavia”, non poteva sancire nel 1947 la sorte di oggetti già collocati nella Zona B del previsto TLT, ceduta alla Jugoslavia solo ad Osimo nel 1975. Il giornalista inoltre non ha precisato che nel Trattato si legge “consegna”, non “restituzione” - termine obiettivamente assurdo, nel 1947, come pure oggi - e non ha rilevato altre grossolane falsità storiche degli interlocutori sloveni. Questi non solo qualificano “trafugati” i beni artistici, mentre questi furono spostati all'interno del territorio nazionale, per metterli altrove al sicuro, ma definiscono territorio occupato dai fascisti Capodistria, Isola ed il Litorale, che erano parte della Venezia Giulia, regione universalmente riconosciuta sotto sovranità italiana fin dal Trattato di Rapallo del 1920. I beni sono degli istriani e ritorneranno in Istria con gli esuli. Nel Trattato di pace ho voluto rileggere anche l'articolo 2 dell'Allegato VI sul Territorio Libero di Trieste. “L'integrità e l'indipendenza del TLT saranno garantite dal Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite” per “assicurare in particolare la protezione del fondamentali diritti umani della popolazione”. Leggo nella Dichiarazione Universale dei Diritti Umani delle predette Nazioni Unite quello di non essere esiliati (art. 9) e di conservare la cittadinanza (art.15), unitamente alla proprietà (art. 17). Tito e la Jugoslavia sono defunti, ma il Consiglio di Sicurezza esiste ancora ed attendiamo che ristabilisca, almeno agli eredi di istriani, fiumani e dalmati, i “fondamentali Diritti Umani”, garantiti dalle 21 Nazioni firmatarie del Trattato di pace. Del Diktat i “mezzi d'informazione” ci fanno conoscere solo la lettura falsa e tendenziosa dei nostri vicini. ITALO GABRIELLI (Trieste) Caro Gabrielli le verità sono dure da far accettare da chi non le vuol sentire ed è uso mercanteggiare su tutto e tutti. Le colpe non sono tutte attribuibili alla debolezza delle Nazioni Unite ma anche, e senz'altro in misura maggiore, agli opportunismi di qualcuno a noi assai più vicino. Si vogliono distruggere i nostri valori Natale, ricordiamoci di Gesù Bambino! Fino a qualche anno fa era ancora possibile raccontare ai bambini piccoli che nella notte Santa era Gesù Bambino che portava i doni, collegando questo al fatto che bisognava essere buoni e generosi in famiglia, nella scuola e nelle chiese dove ci si recava a pregare e preparare la festa durante la novena che precedeva il Natale. Adesso diventa persino difficile raccontare che il Natale ricorda la nascita di Colui che ha dato origine alla religione cristiana. E non è tanto una questione di consumismo, di regali, veglioni e vacanze che da anni hanno preso il sopravvento sull'aspetto religioso e familiare della festa, legata ad una tradizione millenaria, ma dal fatto che stiamo rinunciando ai valori fondanti della nostra identità culturale. Il racconto della nascita di Gesù ha un valore religioso e umano per i credenti, ma e' anche una tradizione dello spirito di tutta la nostra gente, credente e non credente. Quando qualcuno arriva da un viaggio in paesi lontani si ritrova spesso a raccontare di riti, cerimonie e usanze che ha trovato; siamo ammirati da quelle popolazioni che conservano i valori delle loro tradizioni. Cosa potranno pensare di noi se litighiamo e facciamo togliere i presepi dalle scuole per non turbare i bambini di religione mussulmana? Di sicuro non ci rispetteranno per le nostre convinzioni. Sembra che il pensiero dominante ormai sia quello che non si devono più avere pensieri, convinzioni, valori, idee, soltanto una libertà che ci rende tutti enormemente più fragili. Ma al di là di tutto questo, che male può fare un presepio o il racconto della nascita di Gesù? Cosa festeggeremo il prossimo 25 dicembre? Cosa ricordiamo e cosa raccontiamo ai nostri bambini? Da sempre la festa del Natale ha ispirato racconti musiche e canzoni tra le più belle che mai siano state composte. Da sempre il racconto della nascita in una capanna e le condizioni di povertà e disagio hanno generato sentimenti di fratellanza e aiuto reciproco. Da sempre il racconto del Vangelo di Luca è un inno all'accoglienza, alla comprensione, alla bontà e alla disponibilità. Da sempre il racconto dell'egoismo e della cattiveria di alcuni hanno fatto riflettere sulla nostra condizione e le nostre colpe verso il prossimo. Dobbiamo proprio buttare via tutti questi valori? Ricordiamoci di Gesù bambino. BERNARDO GISSI (Savigliano) Caro Nando, il tuo (ma non solo, poiché un altro lettore, il sig Stanzione di Valmodrera, ci ha scritto una lettera dello stesso tenore) grido di dolore è altresì un segnale d'allarme, ampiamente condiviso e che va ben oltre al contesto natalizio a cui entrambi fate riferimento. La nostra generazione era ancora portatrice di valori quali Dio, Patria (che nulla ha a che fare con qualsivoglia ideologia) e Famiglia che, sin da piccoli, ci venivano insegnati tra le mura domestiche, a scuola e nella società e che oggigiorno invece vengono nel nostro bellissimo, ma disgraziato Paese, messe quotidianamente in discussione proprio da chi questo Paese dovrebbe governarlo ed aiutarlo a crescere. La spiegazione non può essere che una. Sono i valori in senso lato che si vogliono distruggere per l'opportunistico calcolo che una nazione senza valori è assai più facilmente gestibile o pilotabile di una che crede. E' il segnale più evidente ed allarmante dell'inadeguatezza di tanti nostri supposti educatori, oltre che della nostra classe politica. Finanziamenti agli esuli Nell'articolo apparso su «II Piccolo » del 21 dicembre 2006 intitolato Lo sblocco dei finanziamenti della legge 193/04 è il primo risultato dell'alleanza tra esuli e rimasti: soddisfazione di Tremul e Radin. Nel 2007 più fondi alla minoranza italiana, si legge la seguente frase sul rifinanziamento della legge 193/04: «Come noto, dopo la défaillance in sede di Camera, il blocco dei finanziamenti rischiava di paralizzare le molteplici attività e i progetti degli italiani che risiedono in Croazia e Slovenia, come pure la liquidazione dei beni abbandonati degli esuli». Come si deduce da questa ultima frase, nemmeno gli addetti ai lavori hanno ancora capito che la legge 193/04 prevede solo un finanziamento di 1 milione e 550 mila euro all'anno per le attività culturali delle Associazioni degli esuli in Italia ed un finanziamento di 4 milioni e 650 mila euro all'anno per le attività dei rimasti, ma neanche un euro per la liquidazione dei beni abbandonati degli esuli, che pertanto rimane paralizzata. Infatti, dei 206 milioni di euro stanziati a suo tempo con la legge 137/2001 (per l'indennizzo dei beni abbandonati) solo 28 milioni sono stati finora erogati agli aventi diritto, mentre il rimanente importo è stato arbitrariamente usato per altri fini, forse anche per finanziare la legge 193/2004, questo perché le attuali risorse dell'Italia sono molto limitate e quindi è assiomatico che il Governo non può dare tutto a tutti, ma deve stabilire delle priorità. Come è noto, gli esuli sono titolari di un diritto soggettivo perfetto al risarcimento dei loro beni, con i quali lo Stato italiano ha pagato la riparazioni di guerra alla Jugoslavia e, pertanto, ora il nostro Governo dovrebbe dare la priorità assoluta al pagamento di questo suo debito interno nei confronti degli esuli, che attendono giustizia da 60 anni. Priorità assoluta al risarcimento dei beni abbandonati che dovrebbe essere condivisa da tutte le Associazioni degli esuli e dei rimasti, che meglio dei rappresentanti del Governo conoscono il dramma dell'Esodo e la tragedia degli italiani della Venezia Giulia, avendo vissuto in prima persona questo doloroso capitolo della nostra storia, coperto da mezzo secolo di colpevole silenzio e che, evidentemente, qualcuno vorrebbe ancora cancellare dalla memoria collettiva. SILVIO STEFANI (Monfalcone) Caro Silvio, è ben vero che pochi sono in grado di fare le dovute distinzioni tra legge 193/04 (finanziamento delle attività culturali) e 137/01 (pagamento degli indennizzi) ma lo è altrettanto che proprio gli addetti ai lavori si sono guardati bene dall'evidenziarle e di denunciare a chiare lettere l'ennesimo imbroglio perpetrato a danno degli esuli in ottemperanza allo slogan “gli interessi prima - i diritti poi” (o, più probabilmente mai!). Per questo è un sacrosanto dovere di chi sa (come lo sai tu e lo so io) il denunciare un andazzo che, avvilendo la nostra gente, avvilisce allo stesso tempo il nostro Paese, … anni luce fa, la culla del diritto. La cavra sull'Ortigara Fora tempo massimo mando una foto scatada el 12 maggio de sto ano, 'ndò che se vedi che anche la nostra cavra se gà rampigà sull'Ortigara. Solo 'desso posso mandarvela perché la gaveva scatà un mio amico che solo 'desso me la ga dada. Se ve par el caso podè pubblicarla. La xe stada fatta in occasion dell'adunata dei Alpini de questo ano a Asiago. Ve scrivo in dialetto che xe el mio cordon ombelical con la mia amada Istria. Con i più cari saluti e auguri de bon lavor. PIETROMUSINA (Genova) Caro Musina, in cima ad un monte sacro alla Patria la nostra cavra ci sta proprio bene, soprattutto, se in buona compagnia. La tua foto pecca di attualità ma è validissima per darci appuntamento alla prossima Adunata alpina in quel di Cuneo il secondo weekend di maggio.

Dal numero 3281

del 30/01/2007

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