L' opera di Vidris: 1936-31 - Mario Ive - foto

foto Didascalie: Ballo sull'aia Il racconto del reduce — 1936 — (proprietà dei Fasci) Il ritorno — 1937 — (proprietà magg. Capuano) Gigi Vidris ritornò ad esporre a Trieste anche nel 1936; scrive Silvio Benco: «al disegno si aggiunge il colore, non come semplice colorazione, ma pure stilizzato, nelle composizioni di Gigi Vidris di Pola, in cui si è mitigata l'espressione cubista, con vantaggio della vivacità della linea. Il suonatore d'armonica e i due vagabondi sono certo fra le più belle cose di queseott• mo artista» (Il Piccolo del 18 ottobre 1936). Prima di questa mostra il Gigi aveva vinto il concorso per un manifesto propagandistico del Consorzio cantine sociali istriane; un fiasco di vino rosso d'Istria su un grappolo d'uva che ha la forma dell'Istria. Chissà se è il grappolo del Vidris ad assomigliare alla nostra Istria, o se è quest'ultima ad avere la forma di un grappolo d'uva, come asserisce Livio Del Pino nella sua poesia «Autunno in Istria». Ma il '36 è stato anche l'anno della guerra d'Abissinia, di «Faccetta nera», del ritorno di quelli che si erano coperti di gloria in Africa orientale: e il Gigi si è cimentato anche in un'opera adatta al momento, anche se non bellica. «Il reduce» o «Il racconto» (come lo definisce lui di suo pugno a tergo), che espose successivamente in varie mostre e che io posso presentarvi oggi perché ne ho trovate le fotografie tra le carte del Gigi, si avvicina molto ad alcune opere esposte dal Centro di cultura nelle prime cinque edizioni del 1979; come ha scritto Attilio Canilli su La Panarie di Udine, si tratta di «un disegno che mi sembra riveli e sintetizzi i caratteri di tale arte» (il bianco e nero). Dell'attività del Vidris nel 1937 hanno scritto Il Piccolo di Trieste e La Gazzetta del Popolo di Torino. Nel primo è ancora Silvio Benco a lodare i lavori del Gigi; nel secondo E. Zanzi lo definisce «disegnatore coscienziosissimo e di una perizia sopraffina». Le opere di quell'anno ci danno una fedele immagine dell'Istria, dei contadini e delle donne di campagna della nostra terra. Mario Ive

Dal numero 2165

del 22/11/1980

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