LETTERE FRA NOI Cadere a Vienna - Orlando Devescovi - foto

foto Didascalia: Eccolo qua, il gradino maledetto! Sabato 22 giugno pomeriggio. Attraversiamo in pullman la città, osserviamo il monumento a Johann Strauss, contempliamo il bel Danubio blu, che sarà tutto quel che volete, fuorché blu, e ci dirigiamo su Kahlenberg, graziosa località nei dintorni di Vienna. A Kahlenberg visitiamo la casa di Beethoven, che cambiava appartamento ogni giorno o quasi (si vede che non c'era l'equo canone). Poi la casa della madre di Listz, quella della Signora Kraphen, l'inventrice dei dolci omonimi, e infine una tetra e umida chiesa, chiamata l'Escorial austriaco. Prima di entrare, la guida ci consiglia di coprirci dal freddo umido. Io entro in maniche di camicia, l'Amalia Sirolla mi rimprovera e •io rimprovero lei, che entra sbracciata. L'Amalia mi mostra la lingua e mi fa le boccacce. Risaliamo in pullman e ci rechiamo al «New Cobenzl Bar» (che ghevegni un colpo!). Dalla terrazza del bar si può ammirare uno stupendo panorama di Vienna. Nell'interno, al centro, una zona ove si balla; tutto intorno la zona dei tavolini. Ninfa si siede con gli amici a un tavolino, poi si alza per sedersi a un altro, dal quale si vede meglio. Ha gli occhiali scuri per guardare lontano, perché da vicino non vede un fico secco, tanto-meno il gradino che separa la zona dei tavolini da quella ove si balla. Mette un piede in fallo, cade e si frattura il femore sinistro. Rimango come colpito da una mazzata in testa, ammutolisco, non so cosa dire né cosa fare. Per fortuna c'è l'amico Carlo Brenco che ha la testa sul collo e provvede a tutto: polizia, autoambulanza per mia moglie e taxi per noi due. Perdo la borsa con il denaro, con i passaporti e con altri documenti importanti. L'autista del taxi la ritrova e me la porta all'albergo. Arriviamo alla «Allgemeinee Krankenhaus». La dottoressa di turno, una bella giovane greca, crede che l'infortunato sia io e mi dice di spogliarmi. Inizio lo spogliarello (spettacolo poco edificante), Brenco mi ferma a tempo e spiega alla bella dottoressa che l'infortunata è mia moglie. Immediata radiografia del femore di Ninfa e ricovero dell'infortunata: per il momento in corridoio, poi si vedrà. Lascio in ospedale la mia povera moglie, che non ha emesso un solo lamento, e ritorno, frastornato, all'albergo. All'albergo mangio qualcosa. E poi? Poi gli amici non vogliono lasciarmi solo e insistono perché vada a trascorrere la serata con loro. La loro affettuosa insistenza mi convince. Mi portano al «Prater», saliamo sulla enorme ruota e ammiriamo il paesaggio notturno di Vienna. Dal «Prater» a Griinzing, tipico villaggio a nord di Vienna. Entriamo in un locale caratteristico. Bassan, Suttora, la Ma, la Stelia, l'Antonietta e gli altri, tranne che il povero Illyricus, si scatenano, si abbuffano, tracannano bicchieri su bicchieri dell'ottimo vinello bianco, specialità della zona, mangiano salsicciotti e prosciutto, cantano «Soto la Defonta stavimo ben, magnavimo persuto, luganighe col kren». Si danno alla pazza gioia. L'orchestrina attacca subito motivi italiani, e i nostri non li frena più nessuno. Austriaci, inglesi, giapponesi e ottentotti, presenti nel locale, li guardano sbalorditi, specie i compassatissimi inglesi. I nostri, uomini e donne, li aggrediscono e li trascinano nel turbine della danza. Nessuno è capace di fermarli. Giulio, Piero, Bepi, Ada, Stelia e Mira fanno ballare tutto il Giappone. Canti, balli, «magnade e bevude» fino a mezzanotte, poi a nanna. Orlando Devescovi

Dal numero 2077

del 17/03/1979

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