Dov'è finito a Pola il monumento a Elisabetta? - Mario Mari - foto

foto Se l'Italia, alla fine della prima guerra mondiale (1914-1918), subentrando all'Austria nel possesso della piazzaforte di Pola, può essere giustificata nell'avere tolto dallo Zaro il monumento a Tegetthoff, che ricordava la sconfitta di Lissa (1866), ebbe torto di togliere ai «Giardini di Elisabetta», il solenne, maestoso monumento eretto a ricordo dell'infelice imperatrice, di cui il Pascoli ebbe a dire, rivolgendosi all'assassino Luccheni («Nel carcere di Ginevra»): ... con l'arma che gocciò vermiglia passasti il cuore d'una tua sorella! D'uninfelice! ... Oh! la sua reggia? Niuna la invidiò ... Niuna il suo trono invidiò ... Niuna mutato il suo pur mesto cuore col cuore avrebbe, che tu hai trafitto; niuna, nel mondo in cui si piange e muore ... Or ella ha pace, e tu non l'hai ... Dov'è andato a finire il monumento? Che sia stato fuso, o si trovi in qualche deposito di museo? Non c'è nessuno, in Austria o in Italia, che sappia rispondere, e sveli il mistero della sparizione di quella meravigliosa statua? Sulla tragica sorte dell'infelice regina, ispirandosi alla sua immagine scolpita nel bronzo dei «Giardini», il sottoscritto compose un poemettto, che intitolò «A Elisabetta», in una sua raccolta giovanile. («Fiorita», 1930) Mario Mari

Dal numero 2091

del 23/06/1979

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