Vicende di guerra - ALFONSO FRAGIACOMO

L'Istituto Germanico di Cultura sede a Trieste (via Coroneo, 15) del «Goethe-Institut di Munchen (Monaco)» ha voluto dedicare le serate dal 5 al 17 novembre ad un interessante ciclo, dal titolo: «Situazioni e vicende umane nella seconda guerra mondiale in alcuni documenti di teatro e di cinema». Esso, presentato a distanza di una trentina d'anni dall'ultimo conflitto mondiale, rientra nel quadro delle manifestazioni dedicate negli ultimi anni dall'Istituto Germanico, con conferenze e mostre, a temi di storia contemporanea. Quello, poi, di quest'anno 1973, ha proposto alcune opere di arte teatrale e cinematografica, il cui valore storico-documentario è fuori discussione. Vennero esposti fatti, avvenimenti, situazioni e testimonianze, le quali, con l'ausilio delle immagini filmate e con la partecipazione della viva voce degli attori, diedero un quadro sintetico e veritiero di quel periodo, il quale venne visto ed esaminato sotto il profilo sociale ed umano. Nella serata del 9 e nella replica a richiesta di quella dell'Il novembre, questa ultima specie per quanti non ebbero la possibilità di entrare nella pur capace sala-teatro dell'Istituto il venerdì preceuente, furono rappresentati due lavori di teatro di Ricciotti Stringher, alla presenza delle autorità cittadine, fra le quali il dott. Roberto Hausbrandt, console della Germania Federale. Detti lavori hanno il titolo di «Petruska», che per la prima volta a Trieste è stato eseguito in stesura teatrale e «Miracolo a Natale», in lettura recitativa. «Petruska» è un «dialogato» tratto dal racconto di un fatto avvenuto a Niesin (Ucraina) I'll febbraio 1943, quando un aviatore tedesco rimase coinvolto nelle vicende di un reparto di alpini della Divisione «Julia», reduci dalla battaglia di Nikolaiewka. Anche qui la solidarietà umana è rivelata e messa in evidenza dalla bontà del protagonista, in questo caso un soldato tedesco, che fa dono dell'ultimo pezzo di pane ad un bambino russo affamato, prima di unirsi alla marea d'uomini in ritirata. Così sinteticamente riassunta la vicenda del lavoro quale è stata presentata nel pieghevole-invito; ma, vista l'azione drammatica sul palcoscenico, essa dice ben di più. Siamo nell'interno di una misera isba russa con due donne spaurite, prive di tutto e lamentose anche sulla sorte del loro figlio rispettivamente marito del quale sono senza notizie da un paio d'anni. E' con loro su di un povero giaciglio, e per di più febbricitante, il cinquenne Andrej, figlio di Petruska. A rompere quella loro povera e desolata tranquillità, ecco irrompere nella capanna dopo aver aperta con un calcione la porta, Karl Muller, il sergente pilota tedesco, con tutta la sua soldatesca violenza che erompe, ancora, in una progettata violenza con la giovane sposa e madre. Ma poi, il turbine dei suoi foschi desideri, — nel ricordo della propria famiglia nella lontana Germania che cerca anche lui di raggiungere nella terribile ritirata attraverso la gelata steppa russa, nel constatare lo stato febbrile del piccolo Andrej, — si smorza, si annulla, e si trasforma tutto in opera samaritana, caritatevole e pietosa. Piombato di schianto sulla sedia in un duro sonno, al mattino, tra scoppi esterni di demolizioni, si sveglia di soprassalto, riprende il cappotto e il copricapo e si congeda dagli altri personaggi, vuotando in loro favore il suo tascapane, e fin nei gesti denota il suo mutamento, aprendo civilmente l'uscio, ed alludendo proprio alla ritirata di quelli della «Julia», con un triste presentimento, se ne va, esclamando: «Fra poco sarò uno di loro... seguirò come loro il cammino del sole e della speranza». Invece, dalla sparatoria fuori scena e dal canto di partigiani russi, lo spettatore comprende, come cammino e speranza siano stati troncati dalla sua morte. Il secondo lavoro «Miracolo a Natale» una narrazione drammatica che vuol rievocare un episodio accaduto a Trieste .11a vigilia del Natale 1944. In essa ricorrono, veristicamente, fermenti e sentimenti che, nel comune doloroso destino, confermano la perennità dell'amore e della solidarietà degli uomini pur diversi per origini, tradizioni e lingua: fermenti e sentimenti che vengono riconfermati per virtù della Fede ritrovata del protagonista Níkolaj lvanov. Ottimo l'impegno degli attori: Beatrice e Silvana Delise, Carmen Flavia, Giovanni Pizzin, Paolo Prelog, Carmen e Romana Segon, Ondina Stella, Giuliano Ferrari, tutti del Gruppo d'Arte Drammatica (G.R.A.D.) di Trieste, diretto dal bravo Dante Fabris, preciso e scrupoloso interprete nella sempre valida sua direzione e regia artistica del pensiero creatore di Ricciotti Stringher. ALFONSO FRAGIACOMO

Dal numero 1848

del 04/12/1973

pagina 293