Didascalia: Padre Germano dal campanile della chiesa di Sant’Antonio scruta gli aerei in arrivo.
Continuiamo la pubblicazione del diario di padre Mario (Germano) Diana Marcuzzi (settembre 1943 - giugno 1945).
7 marzo 1944. San Tomaso. Dopo giorni passati abbastanza tranquilli, oggi ricominciano gli allarmi. [Ndr: dal diario si desume che si succederanno quasi giornalmente, fortunatamente senza conseguenze, sino al 7 giugno ed oltre].
10 marzo 1944. Arrivano da zara molti sfollati; una trentina vengono accolti in orfanotrofio. Sono sfiniti, laceri ed affamati. Quante miserie e dolori! Ora hanno lasciato e perso tutto. Vanno all’interno; forse altri dolori saranno loro riservati.
12 marzo 1944. Discorso del Papa. Bella impressione, grande entusiasmo! Si invoca, si vuole la pace, ma quando verrà? Verrà ascoltata la voce del Papa? Molto difficile. Purtroppo, i suoi discorsi oggi non sono considerati. Troppe ostilità, troppe calunnie, troppi nemici. Forse si potrà sapere tutto – chi ha ragione e chi torto – dopo la guerra. Oggi primo bollettino di guerra “repubblichino”.
15 marzo 1944. Arriva Padre Leo dei Francescani della provincia della Slesia (Polonia). Visita il Convento e si ferma con noi a pranzo; è un ex guardiano. Molto giovane ed allegro ma pessimista circa l’esito della guerra. È venuto a Pola per una missione speciale. Riparte domani, in aereo. Le condizioni di questi sacerdoti so-no dolorose: soldati semplici senza la libertà di esercitare il loro ministero.
19 marzo 1944. Festività di San Giuseppe. Bombardano per la prima volta Monfalcone.
21 marzo 1944. Questa notte dei partigiani circondano la scuola elementare “G. Giusti” per liberare i prigionieri dei tedeschi. Mitra che sparano e confusione nel vicinato: nessun morto.
23 marzo 1944. Giornata buona. Si prepara qualche cosa per la Giornata Universitaria. Il Padre Provinciale ci riferisce alcuni particolari sulla morte dei 5 ex ministri fascisti, tra cui Ciano. Essi furono assistiti da Padre Dionisio zilli e da don Chiot. Pienamente disposti e rassegnati. Alcuni facevano la comunione quasi ogni giorno. Saputa la loro sentenza di morte, sono pregati di fare domanda di grazia. Ciano non vuole firmare. Vengono visitati da parenti e sono assistiti continuamente. Si dichiarano innocenti: De Bono dice che da 83 anni serve il Re, che ha 37 medaglie, non vive che per la pensione. Ricevono l’assoluzione generale. De Bono esclama: «Gli uomini ci condannano, ma Dio ci assolve». Che strano contrasto! Condotti al tiro a segno, fatti sedere cavalcioni su una sedia, faccia al muro e schiena al plotone di esecuzione come i traditori, alcuni legati. De Bono non vuole. Si spara contro di essi, ma non vengono colpiti bene. I soldati repubblichini si rifiutano. Ciano, ferito, invoca “aiuto”, cade a terra; vengono finiti tutti a colpi di pistola in testa. Fu una scena barbara. I tedeschi osservano impassibili da lontano; si curano so
lo della morte di Ciano e fanno continuamente delle foto. Vengono sepolti nel cimitero, in casse di zinco, a cura dei famigliari. Qualche giorno dopo vengono estratti, e vi rimane solo Ciano. L’esecuzione avvenne alle ore 09.30. Al suono dell’Angelus del mattino, De Bono, fatti inginocchiare tutti, recita le preghiere. Il Duce non sapeva dell’avvenuta esecuzione; 15 giorni dopo fece chiamare don Chiot, si fece raccontare la scena. Era commosso. Non disse nulla, ringraziò il prete e lo licenziò.
25 marzo 1944. Si sente sempre dei soliti atti di vandalismo, di fughe, di rapine da ambo le parti; giovani vengono portati via nottetempo. Uomini arrestati: anche ieri una ventina dai tedeschi tra cui il Vice Prefetto Procuratore Arcidiacono, Direttore alla Manifattura Tabacchi. Il motivo non si sa: forse spionaggio o partigianeria.
26 marzo 1944. Gli allarmi ci hanno rovinato la Giornata Universitaria: prometteva così bene! Alle 10.00 primo allarme che cessa alle 13.00. Eravamo già in sala per preparare i pezzi da cantare al concerto della sera. Non si era fatta ancora nessuna prova; si abbandona tutto e ci si rifugia al sicuro. Proprio come il 9 gennaio che si doveva tenere il grande concerto e ci fu invece il grande concerto del bombardamento. Speriamo non si ripeta. Si cerca di organizzare qualcosa nel pomeriggio, ma ormai è tardi. Alla sera il teatro è comunque pieno e non abbiamo il coraggio di sospendere tutto e di mandare via la gente. Decido per un concerto breve. Si apre il sipario e incominciamo... bene! Poi un assolo di Nancini. Il pubblico batte le mani. Prendiamo coraggio. La cantante Angela La Micela si accompagna con la chitarra; molto bene e ancora applausi. Poi si presentano zago e Gallo e con loro va crescendo l’ilarità del pubblico. Facciamo pausa e intanto si sorteggia una torta. Secondo tempo. Si presenta Lino Faraò, molto grazioso col suo balletto caratteristico: il tip-tap. Altre musiche, altri assoli, altre barzellette di zago, chiudono lo spettacolo a favore dell’Università Cattolica, con grande soddisfazione del pubblico, degli attori e nostra. Alle 20.30 fischiano le sirene: sono stanco e non vado in rifugio. L’allarme cessa presto e vado a letto. Poi altro allarme: bisogna alzarsi. Vado sul campanile dove posso riposarmi un po’. Fine dell’allarme alle 23.00. Finalmente!
28 marzo 1944. Sui muri e per terra molti scritti inneggiano a Stalin e a Tito.
1° aprile 1944. Arriva da Vicenza Padre Pellegrino. Brutte notizie. Padre Marcello è morto durante il bombardamento su Marghera. A Verona, Fra Simone e altri feriti, sempre a causa del bombardamento. È un lutto gran-de per la provincia, specie per Padre Marcello, molto conosciuto ed apprezzato ovunque. Povero Padre, doveva venire a Pola a predicare per la tredicina di Sant’Antonio.
2 aprile 1944. Si teme anche oggi qualche allarme ed, infatti, ne abbiamo avuti 3. Al mattino
molti fedeli in chiesa: è la Domenica delle Palme. Alloggiamo altra gente sfollata da zara; sono tutti assai provati ed alla ricerca di un luogo più tranquillo. Dicono che ormai zara è distrutta a causa dei continui bombardamenti giornalieri. Vita impossibile. Toccherà anche a noi simile fine? Temo molto.
7 aprile 1944. Oggi hanno bombardato Treviso. Avranno bombardato anche il nostro convento?
8 aprile 1944. Viene in convento un ufficiale tedesco per assumere informazioni su un nostro ex confratello, Fra Attilio, arrestato mentre veniva in città vestito in borghese. Fu condotto in carcere dove rimase alcuni giorni.
9 aprile 1944. Molto lavoro oggi in chiesa: molte confessioni e comunioni. Per fortuna nessun allarme ci disturba. Speriamo sia questa l’ultima Pasqua di guerra. In questi giorni combattimento tra tedeschi e partigiani presso Pisino.
10 aprile 1944. Oggi è molto bello, cielo terso e fa quasi caldo. Anche quest’anno in Siana abbastanza gente per il lunedì di Pasqua, nonostante le difficoltà del momento.
11 aprile 1944. Apprendiamo dalla radio che il Venerdì Santo la nostra chiesa di Treviso è stata colpita e distrutta da aerei nemici e che alcuni frati hanno trovato la morte. Chi sarà è la domanda angosciosa che ci facciamo.
13 aprile 1944. Ancora nulla si sa di Treviso, ma si parla di 5.000 morti. Qualche atto di sabotaggio. La sera, alcune bombe gettate in via Smareglia dai partigiani. Il coprifuoco è anticipato alle ore 21.00.
16 aprile 1944. Bella domenica. Alla Casa balilla si gioca una partita amichevole di calcio contro Marino. Vincono i piccoli del-la Folgore per 4 a 3.
18 aprile 1944. Verso le 18.00 scoppia una bomba nel ristorante Bonavia dove c’erano dei tedeschi. Per fortuna nessun morto. Tutti i passanti per la via vengono fermati, mani in alto, son costretti a rimanere per un’ora sotto la pioggia. Di conseguenza il coprifuoco è alle 19.00. Se continua così saremo costretti a rimanere a casa tutto il giorno. In mattinata arriva il Padre Provinciale, dopo 15 giorni di assenza. Racconti impressionanti. A Treviso, per fortu
na, un solo morto: Padre Davide.
19 aprile 1944. Un’altra bomba oggi scoppia alle Baracche, nonostante il coprifuoco, ma sembra si tratti di un ordigno inesploso.
20 aprile 1944. Passano tre grosse formazioni aeree in volo verso Trieste. Ricorre oggi l’anniversario del Fiihrer. Verso le 5 del pomeriggio, adunata di soldati tedeschi e autorità in Arena. Soldati e questura italiana tengono lontani i cittadini; prima, forse temendo qualche attentato, avevano allontanato le famiglie che abitavano presso l’Arena.
29 aprile 1944. Questo pomeriggio per poco non rimango vittima dei tedeschi. Diretto al molo, sto per attraversare via Carducci quando passa una macchina tedesca; mi fermo credendomi al sicuro, attraverso ed ecco un’altra macchina tedesca scoperta con soldati armati. Vedendomi attraversare la strada e temendo qualche attentato si alzano di scatto, imbracciano il fucile. Mi arresto di colpo e, per fortuna, si limitano a sbraitarmi contro.
3 maggio 1944. Parto per Aiello (mio paese), via Trieste; toccando vari porti della costa arrivo a Parenzo. Cena dal Vescovo e pernotto dal parroco: mancano lenzuola, coperte e asciugamano e non si devono accendere luci. Non posso riposare tutta la notte. Alle 06.00 riparto per Trieste. Al-le 18.00 sono finalmente ad Aiello. Qui si vive tranquilli, lontano da sirene ed allarmi.
8 maggio 1944. Riparto per Po-la, via Monfalcone e Trieste. Dopo qualche vicissitudine arrivo a Pola alle 16.00 del 10 maggio giusto mentre suona la fine del terzo allarme del giorno.
11 maggio 1944. Arriva una terribile notizia. Padre Eugenio, cappellano militare, è stato assassinato dai suoi. Povero Eugenio, così buono e gioviale! L’amico più caro; morte, e che morte! Ma ti invidio. Sei stato un vero apostolo ed un vero martire. Piango la tua morte come fosse la morte di un carissimo fratello. Quanti anni abbiamo passato insieme! Ci volevamo bene; ci confidavamo sempre le nostre pene e gioie. Speravo poterti abbracciare dopo questa maledetta guerra per raccontarci le nostre avventure ma ora non si può, non ci sei più, non potrò più rivederti ma sei sempre nei miei pensieri. Potevi salvarti, ma sei voluto rimanere al tuo posto con i tuoi soldati. Soldati che tu amavi e che poi alcuni ti hanno tradito, pugnalandoti alle spalle. Morte eroica la tua! Certo in quel momento avrai visto la luce di Dio e avrai perdonato ai tuoi assassini. Può essere che un giorno anche la mia morte sia come la tua e allora potremo rivederci lassù, beati e felici. Requiem.
18 maggio 1944. Calma assoluta. Si rappresenta a teatro la “Cartella della lotteria”, ossia “I fratelli Castiglioni”. Pochi vi assistono. Gli interpreti sono: Santin, Cattonaro, Smareglia, Laganà, Faraò e Colella.
24 maggio 1944. A Siana si celebra il funerale di don Nicolò. Nel pomeriggio parte il Padre Provinciale con padre Norberto che ha predicato per il mese di
maggio e la tredicina di Sant’Antonio.
25 maggio 1944. Prima Comunione dei bambini della parrocchia. Sono molto pochi a causa della miseria e dei frequenti allarmi.
27 maggio 1944. Festività della Pentecoste. Cresima tenuta dal Vescovo.
29 maggio 1944. Affondamento della nave “Sansego”, colpita da un aereo.
5 giugno 1944. Ci giunge la notizia dell’occupazione di Roma, dove le truppe angloamericane sono entrate senza trovare resistenza, ricevute con fiori e feste dagli abitanti. Il fronte tedesco aveva resistito per molti mesi contro forze molto superiori. Abbiamo perduto Roma, ma speriamo di riprenderla, finalmente libera e italiana. Solamente italiana!
6 giugno 1944. All’alba inizio dell’invasione della Francia settentrionale con poderose forze di terra, mare e cielo. In un primo momento sembra che l’offensiva venga stroncata nel giro di poche ore ma invece le forze alleate stabiliscono delle teste di ponte di fronte a Caen.
8 giugno 1944. Terzo bombardamento di Pola. Allarme alle 12.55 seguito immediatamente dal bombardamento. La confusione e lo spavento hanno procurato più danni delle bombe. Molte cadute all’imbocco dei rifugi e di conseguenza morti e feriti. Per fortuna poche bombe alla prima ondata. Colpito il Tribunale, la via Sergia e le vicinanze dell’Ospedale Civile. Dopo dieci minuti altra ondata più forte e disastrosa della prima. Colpito Monte Monvidal, le case Incis, il molo San Tomaso, la via Kandler e il Distretto Militare. Morti alcuni tedeschi e civili italiani. Nella prima ondata ero sul campanile, nella seconda in rifugio. Alle 15.00 cessa l’allarme.
9 giugno 1944. Sono le 07.00 del mattino: tutti in chiesa per un ufficio solenne. Alla Comunione suona la sirena d’allarme: terrore tra i fedeli e corsa al rifugio. Si termina in breve la messa, c’è un po’ di confusione, ma siamo fortunati che l’allarme è stato dato per tempo. Dopo un quarto d’ora numerosi aerei scortati da caccia passano al largo. Sono più ondate successive e la contraerea ne colpisce uno di sicuro. Alle 23.15 altro allarme. La notte fa vedere sempre le cose sotto l’aspetto tragico. Per fortuna nessuna conseguenza, nonostante che in questa notte il rifugio sia pieno all’inverosimile; un caldo da morire. Cessa l’allarme alle ore 24.00.
10 giugno 1944. Anche questa mattina, ondate di aerei nemici. Molte persone erano ancora a let-to a causa della nottata passata in rifugio. L’allarme dura fino alle 11.00. Anche oggi messe accelerate. È con noi il Vescovo che dopo visita il rifugio. Siamo in preparativi per l’inaugurazione della cappella di San Salvatore a Monte Grande. Speriamo senza allarmi. L’inauguriamo il giorno dopo in assoluta tranquillità.
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