APPUNTI PER UNA STORIA Sviluppo di Monfalcone di Carlo Alberto Borioli

I Le fortune della città di Monfalcone, pur ricca di storia nel passato, erano ormai decadute alla fine del secolo scorso, sicché la cittadina si era ridotta a piccolo borgo rurale abitato da pochi cittadini e da numerosi coltivatori e pescatori. Nessuna scuola superiore o media, pochi gli intellettuali e scarsa la borghesia. Alcune industrie, più che altro grosse botteghe artigiane, caratterizzavano la vita economica della città. Da un censimento della fine del secolo XIX si ricava che la popolazione del Comune era di poco più di duemila abitanti. A puro titolo di confronto, e per meglio valutare il decadimento economico e politico della città dal Congresso di Vienna al secolo ventesimo, vale la pena .di ricordare che nel 1802 (1), la giurisdizione di Monfalcone contava 6.230 abitanti contro i 16.126 di quella di Udine. Il porto, fatto costruire dall'Austria dopo la visita ufficiale di Francesco I del 30 aprile 1816 (2), si componeva di una diga .d'approdo e di una scogliera frangi-flutti, ma non pare abbia recato grandi benefici alla città. Vi approdavano le barche dei pescatori e i battelli che dall'Istria e dal Veneto portavano nella nostra città ortaggi e angurie. Vi faceva pure capolino un traghetto settimanale per Trieste, assicurato da tre barche a vela. Vita tranquilla di provincia dunque, alla quale davano una nota di colore le Terme Romane del Colle Sant'Antonio (3). L'attività politica è polarizzata attorno al gruppo irredentista liberal-nazionale ed ai gruppi cristiano sociale e socialista. Dopo la fondazione della Lega Nazionale a Trieste nel 1861 anche Monfalcone avrà una sezione del sodalizio patriottico. Soci fondatori furono Emilio Ceriani e il conte Valentinis. L'attività della Lega riguardava in quegli anni, oltre che la difesa della lingua di Dante, il ballo annuale, la festa campestre al viale degli Ippocastani, oggi viale San Marco, concerti e conferenze. La biblioteca dell'Associazione rappresentò, durante l'ultimo periodo della dominazione austriaca, l'unica istituzione culturale cittadina (4). All'inizio del secolo la situazione muta radicalmente. Nel 1905 'la popolazione raggiunge le 5.000 unità (5), sorgono nuove e più importanti industrie per iniziativa di imprenditori austriaci e nel 1907 il Cantiere Navale Triestino dei fratelli Cosulich. In quegli anni Monfalcone ospitava già una ventina di industrie tra grandi, medie e piccole: — il mulino elettrico a cilindri Zoratti a San Nicolò — la fabbrica Caffè Weber in borgo Rosta, oggi via IX giugno — il lavatoio lana Schott all'Anconetta, oggi C.I.L.F.I.T. — la fabbrica manufatti di cemento Mayer — le Officine grafiche Passero — il Cotonificio Triestino, oggi adibito a magazzino dell'Italcantieri — la Fabbrica ceresina — la Fabbrica di prodotti chimici Rutgers de industrie chimiche e metallurgiche Ausig — la S. A. pilatura riso — le Officine dell'Adria Werker, ex Solvay — la Fabbrica di colori Ratzemberg — la Fabbrica di acido carbonico liquido Haslinski — le Concerie pellami Kauffman — la Fabbrica di ossigeno — la Filanda di seta Paruzza — la Fabbrica manichi di frusta Perez — la Fabbrica di colori Piedimonte — la Fabbrica di prodotti chimici Kollar è Breitner —le Officine elettriche dell'Isonzo — il Cantiere Navale Triestino, poi C.R.D.A. e oggi Italcantieri. I contadini e i pescatori monfalconesi diventano così operai, ma le industrie richiedono sempre nuova manodopera, in particolare di quegli impiegati e di quei tecnici che la Monfalcone di allora non era ancora in grado di preparare. Tant'è vero che il primo direttore dei Cantieri fu l'ing. inglese Jamee Steward, e pure inglesi furono i capi operai e la manodopera specializzata fatta affluire a Monfalcone per istruire le maestranze locali (6). Comincia la prima immigrazione : dalle province austriache di lingua italiana arrivano gli impiegati, i tecnici e molti operai ; dai paesi vicini gli operai generici; anche dall'Italia, in particolare dal Friuli, si verificò in quegli anni un notevole flusso immigratorio. Con la fine della prima guerra mondiale molte industrie si trasferiscono in Austria o chiudono i battenti, ma in compenso sorgono nuove aziende soprattutto a carattere artigianale, che lavorano per lo più per i Cantieri (pittori, arredatori, fabbri, ecc.) e finiscono così per diventare un po' le «dèpendences» della maggiore industria locale. La popolazione di Monfalcone ha intanto superato le 15.000 unità. I Cantieri vengono potenziati con l'Officina Motori, l'Aeronautica e le costruzioni militari. Inizia così la seconda immigrazione. Questa volta, accanto ai contadini del circondario e ai giuliani, arrivano gli ex combattenti che hanno militato sul Carso : sono meridionali, veneti, lombardi, toscani, ecc. E' il periodo del massimo incremento dell'emigrazione i cui indici di ascesa negli anni 1921-24, raggiungono valori intorno al 120 c,Vo (7). Le esigenze culturali ormai non possono essere più eluse dagli amministratori locali, così Monfalcone avrà a poco a poco le prime scuole Medie : la scuola di Avviamento, la scuola Tecnica Comunale, una sezione dell'Istituto tecnico commerciale e molto più tardi la Scuola Media Unica e una sezione staccata del Liceo Scientifico di Gorizia (8). Erano passati quasi cent'anni dacché l'Austria (9) aveva soppresso per ragioni politiche quel Ginnasio cittadino che, sorto nel 1802 per iniziativa di alcuni patrioti quali il parroco Rainis e il conte don Antonio Valentinis, era stato per più di vent'anni scuola di virtù civiche e di italianità. segue

Dal numero 1743

del 09/06/1971

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