PROVVIDA INIZIATI VA DI TOMASO SOTTOCORONA Lo stabilimento bacologico di Dignano Cento anni fa veniva introdotta in Istria I' industria dei bozzoli con estese piantagioni di gelsi

Cosi scriveva Domenico Rismondo nel suo volume di ricordi di Dignano d'Istria. La comparsa su L'Arena di Polo del 3 novembre della nota che parla della attivita di Pietro Marchesi, pionicre del progresso mi spinge a parlare di un altro benemerito industriale di Dignano, ossia cli Tommaso Sottocorona e del suo un giorno fiorente Stabilimento bacologico, ora purtroppo ri(lotto in completa rovina! L'imperat rice—Maria Teresa, sperando che l'allevamento dei bachi da seta o filugelli, al quale i Triestini si erano cledicati sin dai tempi remoti, potesse divenirc una stria fonts di guadagno, aveva fatto piantare a Trieste nel 1763 sul una grande quantita di gelsi. In seguito allo sviluppo di questo allevamento, hen tre vie ebbero nome a Trieste in relazione ad esso. Cosi si ebbe la via dei Bachi, perche sino alla meta del secolo XVIII, nelle adiacenze di questa via vi erano appositi locali nei quail venivano allevati. i bachi da seta, nutriti con le foglie di, quella piantagioni e con quelle degli alberi di gelso crescevano in gran copia sui terrcni gia coltivati ad orti c campagne, che si trovava no net silo ove poi ande formandosi la via dci Gelsi, che partiva dalla via Acquedotto (ora Vials XX Settembre) e terminava in quella del ',Boschetto.. C'era ancora la via dei «Fornelli che si dipartiva, per breve tratto, dal termine della via della Peschcria c metteva nella attigua via del ',Fortino.; nella via esistevano alcuni fornelli per dipanarc i bozzoli, fornelli che erano collocati sotto al' tune tettoie e atfittati. .Dopo non lungo percorso su questa via (via Francesco Crispi), a sinistra, prospetta Ia villa Francesca, che fu gia cid Sottocorona; nei tempi prebellici, qui prosperava to Stabilimento Bacologico ',Tomaso Sotto Corona. con estese piantagioni di gelsi. Già nel 1860 egli, venuto da poco dalla Carnia (da Collina), ofIre all'agricoltore di Dignano cure ed intelligente abilitit per allargare l'industria agraria a favore del campagnuolo. Tenta con zclo ogni razionale lavoro agricolo, csperimenta rimedi per la malattia clella‘vite a prende l'iniziativa alla piantagione dei gelsi in vaste proporzioni, portando cosi la speranza di introdurre l'industria serica net nostro paesc. Infatti riusci nell'intento e per molti anni, find alla sua morte (2271902), fu a capo del primp moderno stabilimento hacologico delta provincia. Nel vicino Friuli si produceva la seta gilt agli inizi del Cinquecento. Dagli Atti del Parlamento della Patria si apprendc che nel 1505 venivano inviati oratori alla uSerenissima per ottenere che non venisse applicato il dazio su tale prodotto. Un apporto rilevante alla produzionc serica friulana, venne dato nella prima meta del 700 cialruclinese Antonio Zanon. L'Istria invece era quasi del tutto estranea a tale coltivazione; soltanto in qualche paesc si praticava questa industria. A Dignano vi erano due o Ire Famiglie che si occupavano dell'allevamento del baco da seta. Nel 1856 Tommaso Sottocorona, venuto clalla Carnia a Dignano, visto chc le condizioni climatiche ed agricole erano favorewli alla coltivazione del gelso, fu il primo che si dedid) con serieta e senza badare a spese a questo ramo d'industria. Egli incominciö a piantare alberi di gelso nelle campagne chc si cstendono lungo la Linea ferroviaria; net 1878 il vasto giardino ne conteneva hen 4000 di quailtit eccellente. Egli poi fete costruire uno stabilimento per l'allevamento del baco da seta del tutto consono al le regote della iecnica moderna. Purtroppo, io allora studente, non cbhi mai la possibilita di visitare to stabilimcnto, ma da un libretto che si (nova nella Biblioteca civica di Trieste, intitolato ',Cure pratiche raccomandate da Tommaso Sottocorona in Dignano agli allevatori di bachi a bozzolo giallo., edito, rispettivamente nell'anno 1881 a Rovigno, Tip. G. Coana, 160, pagg. 27, e nell'anno 1889 a Pola, Tip. Bontempo,1 16o, pagg. 36, si hanno queste notizie c precisamente nella Prefazione della 5 edizione: «None ncgli ultimi aecenni solamentc che nell'Istria to importata la coltura del filugello, di quel prezioso insetto cui devono gran pane della loft) floridezza molte provincie del vicino Regno (d'Italia s'intende!), ma erano esigui per numero e per grandezza i singoli allevamenti c minima la prcxluzione (come ho detto io pia sopra). Soltanto allorche la pebrina ebbe a colpirc il baco ed estendendosi ai produttori obbligö principalmente i bachicultori lombardi a cercare in altre provincie un seme pia vigoroso, perche pia vergine, da allora soltanto si pole parlare di una bachicoltura istriana (185759). La qualc, prodotti 23491 Chg. di bozzoli net 1870, aumenta di Canto che net 1878 si ebbero a contare 72032 Chg. e 123559 nell'anno teste decorso. Sono cifre eloquenti, le quali mostrano un progresso costante rilevantissimo e lasciano a sperare un successivo sempre maggiore sviluppo della bachicoltura istriana. Pena non conviene illuderci: siamo ancora ben lontani dall'esserci anche soltanto avvicinati alla produzione di bozzoli, che l'Istria potrebbe e dovrebbe contribuire at mercato sericolo, e cc to mostra eloquentemente il confronto con la consorella provincia di Gorizia, Gradisca. Questa, meno estesa clell'Istria, con un suolo non pia del nostro adatto alla coltura del gelso, con un clima meno costantc perche pia montanino c specialmente net matzo c nell'aprile pia soggetto alit fatali brinate, proclusse net 1887 Chg. 900000 di bozzoli, mentre l'Istria nostra non ne diede chc 114114. Causa principale di tale mancato sviluppo della bachicoltura nell'Istria e la mancanza di gelsi, mancanza tanto pia deplorevole in quanto che non pochi possidenti istriani stoltamente imprcvidenti non dubitarono di sradicare intere piantagioni per estendere la viticoltura e persino per seminare, ma non sempre per mieterc, un manipolo di pia di frumento o di orzo. Se. za curarmi di questi ultimi, i quali devono ora aver compreso come nulla affatto rimunerativa sia la coltivazione dci cereali, non posso a meno di osservare ai possidenti che hanno distrutti i propri gelsi per estendere la coltura dale viii (estese ormai tanto che i prezzi del vino sono discesi del 50% e che si vende a rilento), non sembra a quei signori che sarebbe stato ad essi pia comodo realizzare in giugno di ogni anno i 100, 200 ed anche 600 Fior. di guadagno netto, prodotto dalla propria foglia e prestazioni di un mese appena nell'allevamento del prezioso insetto senza nuocere punto all'industria enologica. Quando dico che il gelso rende più di ogni altra pianta, non esclusol’olivo, il quale non da prodotto mediocre che ogni secondo anno ed il raccolto del cui frutto a costosissimo, non intendo condannare neppure la soverchia estensione della viticoltura, sebbene l'oidio e Ia peronospera ne diminuiscano grandemente il prodotto, il quale poi per to zolfo, solfato di rame e manod'opera. viene a costare abbastanza e coi prezzi ormaitroppo bassi del vino lasciapoco benefizio; non posso ameno di raccomandare l'impianto dci gelsi nelle terrenude, nei cortili, nei prati eviali il pia possibile. Nelle terre nude, da cereali il danno cagionato dai gelsi e inconcludente in confronto alla rendita ogni anno ascendent,:dci rendibilissimi inóri. Se la filössera, che ha gia invaso alcune plaghe dell'Istria, avesse sciaguratamente a dilatarsi sempre pia. di qualgrande giov a me n to sarebbe la bachicoltura, se lino ad oggi si pensasse ad estenderela coltura dei gelsi? Del resto anche colle piante di möatiuttiowirte itprovincia, si dovrebbe onenere ben più dei 123559 Chg.di bozzoli prodotti nell'ultima scorsa campagna, se i coltivatori si tenessero strettamente alle cure razionali prescritte dalla pratica, merc,e le quali, con un'oncia da 30 grammi di seme seletto al microscopio, si possono facilmenne raccogliere 70 e più Chg. di bozzoli. In tal caso non pub essere seria l'obbiezione che i prezzi bassi dei bozzoli nell'ultimo decennio (media fior. 1.71) non furono rinumerativi anche a chi fu obbligato a comperare tutta od in parte la foglia necessaria. Cib premesso, offro ai bachicoltóri istriani il mio opuscolo «Cure pratiche raccomandate agli allevatori di bachi. che ristampo nella 5 edizione, persuaso di contribuire con cib at prosperamento di questa industria agricola, fonte di indubbia ricchezza futura per la nostra provincia, specialmente se i nemici, ahi! troppo numerosi della vice avessero, comb a temersi, a guadagnare sempre pib terreno nell'Istria nostra.. Lo stabilimento di Dignano di Tommaso Sottocorona dopo la sua morte venue guidato dal compianto dolt. Giovanni Cleva, il quale era pure amante appassionato della storia patria. Tanto che il caro defunto suo figlio, Renato Cleva, nelle nostre spesse amichevoli ed affettuose conversazioni mi diceva che suo padre gli aveva lasciato una libreria di ben duemila volumi, che i nuovi Unni predoni avevano completamente distrutta! Chi sa quanta storia sara stata ivi, amorosamente custodita, dello stabilimento bacologico del signor Tommaso Sottocorona, che era, prima della immane sciagura che colpl stria, ancora in piena efficenza. Questo to si desume dalla Enciclopedia Italiana Treecani, Vol. XII, pag. 843, ove si legge, sotto la parola «Dignano., le seguenti righe: .Dignano d'Istria: Cittadina dell'Istria occidentale, in provincia di Pola, di fronte alle isole Brioni, a metri 135 s. rn. D'origine romans (lat. Attinianum) e di aspetto veneto, b oggi attivo centro agricolo, e cede d'uno stabilimento bacologico.. Oggi, tutte le cure, tutte le premure ed i sacrifici dell'appassionato Tommaso Sottocorona, per fare rifiorire questa «fruttuosa industria" non solo a Dignano, ma in tutta la «nostra Provincia , sono ridorte ad un cumuto di... ravine e di desolazione del prosperoso stabilimento bacologico. Pietro Franolich

Dal numero 1206

del 12/01/1960

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