ITINERARI DELLA MEMORIA Pola 1868: La visita di Nino Bixio SERGIO CELLA - foto

E' ben conosciuta la vita avventurosa del prode,Bixio, nato a Chiavari nel 1821, mozzo, marinaio e capitano di nave, fedele gregario di Garibaldi e suo luogotenente nell'impresa dei Mille, generale dell'Esercito durante le campagne del 1866 e del '70, nuovamente capitano di mare nell'ultima sua impresa asiatica, finche il colera lo rapì ancora valido, nel. Nuda di Giava. Meno nota è la sua atti-vita di organizzatore e di studioso di pro blem• marittimi e militari, di parlarnen. tare e d'uomo politico leale e di buon senso, di italiano che voleva per l'Italia un giusto confine orientale. Già nel giugno del '62, all'indomani della raggiunta unità, egli chiedeva in Parlamento: Ma credete voi che passeranno molti anni senza che ci siano concesse le sponde dell'Adriatico sino al Quante. ro, che sono roba nostra?... Ma ècosa certa questa: l'Italia, signori, non si far. ma Il fedele di Garibaldi era entra to, con non molti commilitoni, nell'esercito regolare, poiché era convinto che fosse finito il tempo delle truppe volontarie e delle bande armate; ma portava sotto l'uniforme regia l'entusiasmo e l'au dire del garibaldino. Spesso egli intervenne con parola Man va nei dibattiti parlamentari per propugnare un esercito e una marina più efficienti, poichè questi sarebbero stati chiamati ad assolvere nuovi più importanti compiti. Dopo il '64, il Bixio si dedicò alacremente a studi militari, visitando piazzeforti, parchi di artiglieria, basi navali di vari paesi europei, dalla Francia al Belgio, dall'Inghilterra alla Germania. Potè cosi formulare precise proposte e arditi piani, basati su una maturata esperienza e su caldi sentimenti. Alla vigilia della guerra del '66 concertò con il generale Covone il trasporto dei volontari sul. là costa orientale dell'Adriatico, donde —al comando di Garibaldi — sarebbero mossi per congiungersi ai corpi regolari presso Trieste: progetto che avrebbe forse capovolto i risultati dell'infausta carri. pugno. Amareggiato dalla misera pace, egli riprese però subito il suo compito di mi. filare consapevole delle sue responsabi. lità e desideroso di contribuire al miglioramento delle capacità di difesa e di offesa del Paese. Visitò la costa veneta dalla foce del Po all'Isonzo, gli arsenali di Ancona e di Venezia, e si spinse più volte a Trieste, scendendo una volta pure a Polo, la piazzaforte più munita del. l'Austria in Adriatico. Il 4 febbraio 1868 scriveva da Venezia alla moglie Adelaide: Deluso di vedere tutto quanto può vedersi in poco tempo per l'importanza dell'arsenale di Venezia e l'importanza della sua posizione, decisi di recarmi a Trieste, nella speranza che mi sarebbe possibile di vedere Pola, arsenale della marina militare austriaca: avrei cosi un'idea esatta e dei mezzi del. la marina commerciale e militare insieme. A Trieste fece chiedere dal console italiano il permesso di visitare Pola, e l'ottenne dopo qualche giorno, quando era già tornato a Venezia, indisposto e raffreddato. Tuttavia si imbarcò sul piroscafo del Lloyd e giunse a Pala il é febbraio. Prese alloggio presso l'agente della compagnia di navigazione e la sera stessa fu ricevuto dal comandante di fortezza barone Bourguignon e fu presentato al barone Rechbach, cui chiese rag. guagli sulle condizioni sanitarie della città, e sul movimento commerciale con Trieste, con Fiume e con Venezia. Il giorno seguente alcuni cittadini, tra i quali Leopoldo Demartini e Domenico Faganel, si recarono a porgergli il saluto della città e il loro personale benvenuto. Per motivi di convenienza, il Bixio —ospite dell'ammiragliato — non volle che si facessero in suo nome dimostrazioni d'alcun genere ed anzi pregò che la sua visita non venisse comunicata alla stanopa. Si portò poi all'Arsenale, che potè visitare insieme ad alcune navi da guerra, alla caserma di marina e all'ospedale militare. L'8 febbraio il Bixio visitò con il capitano di vascello Berrà il forte di Bruni e il forte Max. Alla sera il pretore Rechbach diede un ballo in suo onore, invitandovi malti ufficiali e pochissimi cittadini. Egli si trattenne in lunga conversazione con l'ospite anche il giorno seguente, informandolo circa l'organizzazione amministrativa austriaca, che interessava il Bixio in modo particolare. Appena il giorno 10, il generale italiano lasciò Pela Un singolare commento della visita si trova in un giornale triestino in lingua tedesca, il Trieste, Zeitung, che nutriva molta diffidenza per la missione del Di. xio, colmato di gentilezze e d'attenzioni, e accompagnato a vedere ogni parte della fortezza e degli statoilimenti militari. Non era sfuggito l'omaggio di influenti cittadini: Questa presenza del generale Bixio diede occasione ad un partito di qui di comparire ancora una volta con ostentazione alla luce del giorno. Una deputazione, capeggiata daun commerciante che si arricchì con la marina austriaca, andò a salutare il generale al suo arrivo, ma lo trovò di contegno dignitoso, egli fece osservare che aveva un'importantissima missione del suo Governo e perciò doveva fare in modo da non far nascere alcuna dimostrazione, cui ad ogni modo non avrebbe partecipato. Il capo della deputazione cercò di consolarsi di questa visita fallita col decorare il suo negozio con colori simbolici. Si può capire facilmente di quale natura sia la missione del generale, occupato a visitare minutamente il porto, i forti, le artiglierie e miti i mezzi di difesa... A quelli che ricordano i discorsi di Paio in Parlamento fece una strana impressione la non ufficiale comparsa della «italiana colomba della pace•. Desideriamo che in :m futuro rrOrt ci si debba pentire della lealtà dimostrata in questa occasione dall'Aio stria. Ma il Bizio sapeva bene perché accettava le cortesie austriache: osservava, annotava, e non mutava d'animo. Un mese dopo la visita a Pala, poteva scrivere allo storico conservatore Cesare Cantù: Ho fatto una corsa stilla coste dell'Istria e ho potuto piangere fra me sull'isola de' Brioni, al pensiero delle orribili lotte del Pisani col Doria, che vi morì vincitore! Appena potrò muovermi, ritornerò in quelle acque, e farò la Dalmazia, se posso, percorrerò poi la frontiera «nostra• delle Alpi Giulie. Voi' sapete del famoso Vallo romano che ancora rimane intatto, da Fiume a Gorizia! Là voglio temprare il mio animo alla speranza. Ho sempre in testa che l'Italia è degli Italiani, e che tardi o tosto i padroni d'oggi devono sgombrare, Non vorrei mostrarmi un soldato testardo con voi: ma io già credo che il giorno che gli Italiani vorranno pTentarsi, riprenderanno tutto quello che è nostro, e i signori d'oggi o inonderemo via, o ammazzeremo, se non vorranno altrimenti andarsene. Scusatemi voi che siete filosofo e religioso, ma non vi pare disonore nostro, di tutti e più di altri di noialtri militari, che dentro la nostra frontiera altri si attendi? Nel dicembre del medesimo '68, mentre si discuteva alla Camera la legge per l'arsenale di Venezia, il Bixio intervenne a parlare e, pur non sopravvalutando le forze austriache, insistette nel dimostrare l'importanza militare e marittima di Venezia in Adriatico, con la costa orientale in mano nemica. /o per me so dove comina l'Italia, almeno al Vallo romano, a Fiucime. Ma oggi quei signori si trovano nell'Istria... -In questo modo l'intelligente ligure continuava a combattere per l'Italia, non più sui campi di battaglia, ma negli uffici e negli studi, e in Parlamento, dove c'erano tanti tiepidi da convincere. Con-filmò a battersi fino all'ultimo, fino alla morte incontrata in mari lontani, lasciata la divisa militare, per dare all'Italia nuoti primati di intraprese commerciali e marittime. (Dal volume di prossima pubblicazione nella collana .11istria Nobilissima»: Polo • un secolo di storia: 1848.1947). Didascalia:: Sprazzi di sole sulla vecchia Grado.

Dal numero 1665

del 07/04/1969

pagina 213