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Anche la celebre pianista, bella e giovane donna oltre tutto, aveva ripreso a suonare, in pubblico quasi quotidianamente, con quell'entusiasmo e quella dinamicità a tutta prova che erano state sempre parte essenziale del suo temperamento, della sua natura [dite cd esuberante, sicura di se, volitiva. Per il momento si limitava a suonare soltanto a Roma, impaziente però di riprendere il volo, di riandar.; in tutte le parti del mondo, dove aveva conosciuto sempre e soltanto trionfi. In quel periodo era quasi l'unica concertista di piano della Capitale: e suonava dovunque, alla radio, nelle sale, in circoli privati e ambasciate. Da autista o in trio, o insieme ad altri pianisti in musiche di Mozart per due o tre pianoforti. I concertisti appaiono sempre degli esseri privilegiati e fuori dalle piccole miserie della vita, come facenti parte d'un mondo particolare: ma rientrata nel suo attico, dopo sette piani dì scale da salire a piedi nei giorni in cui l'energia elettrica non veniva Cftr gara, vista un pó più da vicino, la celebre pianista non appariva più di tanto felice e priva di preoccupazioni: anche per lei vi erano ancara restrizioni, l'impossibilità d'avere una persona di servizio, la luce malinconica della candela e la necessità di maneggiare il carbone per prepararsi qualcosa di caldo, nella casa priva di riscaldamento. il tempo che le banali faccende domestiche le {mandavano era a tutto scapito di tante cose più importanti che avrebbe voluto fare: musiche nuove da imparare, concerti da ripetere, ore di esercizio per mantenere intatta quella perfezione tecnica faticosamente ottenuta -con anni di studio e di sacrificio. Di fronte alla grigia realtà che l'accoglieva, stentava quasi a capacitarsi d'esser stata proprio lei, qualche l ora prima, a trionfare in una sala scintillante di luci, tra urta folla plaudente, in un abito scollato adorno di strass. Poco prima, è vero, nell'attesa di entrare e di suonare, una borsa d'acqua calda teneva in efficienza le dita, qualcosa di lana sulle spalle la proteggeva dalle facili e una pasticca impediva che la tosse la cogliesse durante l'esecuzione. Durante tutti gli inverni, la bronchite era una campagna quasi indivisibile; disturbi vari, dolori alle mani, sempre stavano in agguato; spesso suonava con qualche linea di febbre, non volendo mai rinunciare, disertare. Il pubblico non se ne accorgeva, non doveva accorgersene : lei appariva sempre la , stessa, bella, giovane, vibrante. Immutabile, si .sarebbe detto. Quando rientrava nel piccolo alloggio, la malinconia della solitudine, della mancanza di luce e calore veniva subito mitigata dal ritrovare le care cose che le ricordavano tappe della luminosa carriera e che voleva tutte intorno a se, riservando solo il minimo spazio a se stessa: i due ambienti, l'entrata quadra la stanza col grande Bechstein che si prendeva gran parte del [...]
Ricordi dell'Europa, dell'America, del Marocco, della Tunisia, di tanti e tanti ISate si percorsi di continuo, prima della guerra; tante e tante cos) che, di prepotenza, volevano masserie tutte presenti. Per lei, un divano letto in mezzo a tutto ciò.
Ma anche una presenza viva l'accoglieva: un miagolio felice, un accorrere e strofinarlevi contro, non appena la chiave girava nella :serratura, per la gioia del suo ritorno: la bellissima gatta siamese dagli occhi chiari, tanto somiglianti ai suoi.
Quella sera .nessuno le corse incontro, nessuno rispose al suo richiamo inquieto: di là, nella cucinotti, la bella gatta giaceva a terra senza vita. La celebre pianista restò là, addolorata e tuttavia col bisogno di parlare subito a qualcuno, di sentire una parola di conforto per il suo piccolo dramma. Conosce,a memoria la città, avena un gran numero di amici, colleghi, estimatori, allievi. Tanta e tanta gente che le voleva bene. Ma formò il numero di telefono, a quell'ora tarda, della più piccola alunna. dell'ultima venuta, nella quale ravvisava, per le doti che aveva notevoli, sia la bambina precoce che lei era stata, sia la creatura sua che tanto avrebbe desiderato avere e che non ebbe. Una bambina dal vestito rosso fiamma che le suscitava tenerezza e che lei chiamava «Pezzettino.. L'indomani mattina, chiuso il corpicino della bella gatta in una scatola, se ne andò sola su per Monte Mario alla ricerca d'un posticino solitario ai piedi d'un pino per scavare da si, una piccola fossa.
Quante cose sono accadute alla celebre pianista negli anni seguenti? In quasi venti anni? Quasi sempre le stesse: viaggi, ritorni, brevissime sosta non inattive ma sempre occupate da qualche concerto; ancora viaggi, nei punti più lontani, opposti. Oggi nel Sud Africa, tra pochi giorni in Svezia: aereo, piroscafo,' treno. Una girandola di concerti, da sola, in trio, in quartetto. E tra una tournee e l'altra, troppo spesso, qualche malattia, quasi sempre abbastanza seria, oltre ai soliti acciacchi sopportabili. E a settembre, da Johannesburg, una notizia che ha messo in allarme e suscitato costernazione nell'infinita schiera degli ammiratori: si parlò di un'emorragia cerebrale che aveva colpito la celebre pianista. Per fortuna si trattò, forse, d'un collasso diabetico, improvviso. Ma dopo pochi mesi Ornella Puliti Santoliquido ha già ripreso la sua attività di concertista: sempre bella, inspiegabilmente immutabile nel tempo, con una luce, forse, di più intensa spiritualità nel volto. Uno spirito prodigiosamente giovane la sorregge; ma il suo segreto è anche la passione e la dedizione assoluta, totale, alla sua arte. La musica è la sua religione, per cui riesce a farle superare gli anni, gli eventi, i dolori e le malattie. Il pubblico lo intuisce: per questo, come e più di sempre le si stringe intorno col suo entusiasmo e il suo affetto. E la critica può affermare che: «... ritornata quasi miracolosamente da morte in vita, sembra non abbia mai interrotto la sua brillante carriera artistica, a giudicare da come la musica sotto le sue dita palpita .ancora immensamente e insieme così serena e spensierata. Di Mozart tutte le note maree vibrazioni dell'anima, terse I cristalline, e insieme sognanti.»
NORMA REBELLI GALLIPPI