Didascalie:
La lampada dedicata ai Caduti nel Duomo di Pola
Conte si presentava il Duomo di Pola dopo l'Incendio scoppiato la mattina del 7 ottobre 1923
Presbiterio e amboni del Duomo di Pota
Il Duomo di Pola dopo il Restauro
Vi ricordate che sono ben poche le città, che conservano tanti insigni monumenti, quanti tue conta la città di Pola, monumenti che per opera dell'Italia riacquistarono vita e splendore. Il tempio d'Angusto, liberato e ritornato al suo primo aspetto, più intonato il Municipio, più agile e slanciato l'arco dei Sergi o Port'Aurea; d'etra austerità solenne il tempio monumentale di S. Francesco, aperto nel 1927, che domina, a fianco dell'acropoli, le Marina; S. Maria del Caneto (l'antica Basilica Bizantina di S. Maria Formosa) ricondotto al suo volto primitivo. Di mezzo
a questa lesta di risurrezione artistica non potevo marnare il restauro dello Cattedrale; restauro divenuto necessario do, la ;rotte di fiamme dell'ottobre del 1923, che aveva discanto gran parte del tempio. Si credeva dapprima, che darà la capacità del tempio maggiore, la ricostruzione procedesse piuttosto sollecito, ma Io scrostamento intento ed esterno degli inimichi, il sollevamento delle pietre del pavimento portarono allo scoprine.. di tanto materiale artisti., delle antiche finestre a transenne di trifore gotiche dietro l'altare maggiore, la segnalazione degli antichi mosaici che fissavano i margini della precisa planimetria della vetusta abside; scoperte tutte, che richiesero l'intervento della sopraintendenza della Venezia Giulia. Appena dopo tre anni di ricerche, d'indefesso lavoro condotto dal benemerito ing. cav. Guido Brass e dal diligente architetto Peteani di Pola ,preparato il progetto che poi, elaborato e completato dal valoroso ing. comm. Forlatti, si addivenne a quell'opera d'arte veramente trionfale. Finalmente, nel gelido dicembre del 1927, il Popolo di Pota, preceduto dal suo Vescovo Mons. Pederzolli e dalle autorità tutte, varcava le rinnovate soglie del suo Duomo, assegno alla maestà della venusta Basilica marinaro, per celebrarvi ad un tempo le festa dell'arte e della fede.
D'effetto maestoso il tetto capriate, sul cui sfondo conteggiano le tinte bianco-rossicce delle mattonelle, quasi squame di pesce, vero tempio della marina. D'effetto maestoso l'arco trionfale con di sotto tot antico sarcofago in marmo greco, sostenuto da una gradinata; altare maggiore, sistemato di tra i motivi dei mosaici ed ai lati, finto trasmissioni i magnifici roboni dell'epistola e del vangelo; altare isolato che permette al celebrante di rivolgersi verso il popolo; altare cinto dagli stalli canoni-culi regalati dal sindaco di Venezia, Orsi. Il cancello marmoreo è tutto un raccordo ben distribuito d'antichi cimeli trovati nel pavimento, che portano i vecchi motivi di colombe, pavoncelle, croci, col monogramma Costar:tiranno. Anche l'altare .1 Santissimo Ietto listato di marmo greco con frequenti motivi della Leptis Magt. Ripulite le colonne dall'intonaco, più snelle le arcate che poggiano sui capitelli istoriati a santi, a sterra irti Medievali e leoni di San Marco. 11 merito degli insigni restauratori va segnalato nel senso che di ad un groviglio di stili che va dal re-I manico, al gotico, al barocco i quello d'aver ricostruito, ricondotto il maggior tempio di Pola alla ventosa dignità luminosa e tranquilla di basilica cristiana dei primi secoli, dandovi od 1111 tempo l'impronta sovrana di gentilezza, severità (…), infine di religione e di fede. Sciolto brillantemente il problema della luce con artistiche lampade sostenute da catene a ferro battuto, recanti una grande coppa di vetro soffialo di Murano; lampade munifico regalo delle principali famiglie di Pola. Di sopra l'ingresso laterale di Via Kandler, sopra il portale (artico recante est Cristo incoronato d'alloro con la scritti, ego »cent Lux ottetti;ai lati, stemmi abaziali, il mistero della Annunciazione e bellissimi putti che portano canestri di fiori e di frutta. Come un braccio infine mar temo che guarda verso le grandi «More ed una cerchia di cipressi per ricordare i nostri Cedetti, s'allunga mia maestosa cornice, che porta le scritta: «ricordate i Morti per lo Penda» e al di sopra dell'ingresso, artistica pende una stupenda lan, Ada dalle catene a spine con una grande come una corona in cui sono effigiati tutti gli stemmi dell'esercito e della Marina. A sostituire quell'antico organo del Callido colato dal fuoco, nell'ottobre del 1933, si era installato come una raggiera d'argento colossale nello sfondo dell'abside il meraviglioso organo nume, mentale del Mascioni che suo FUMI tra il vermiglio fiammeggiare dei pie, Mentre il profumo degli incensi avvolgeva l'altare e la basilica della Vergine Assunta e le voci tergere:irte di trammi e di fanciulli e di uomini alla arca d'acqua bassa, in un groviglio d'alghe, nel quale ci dibattemmo immersi fino a mensa vita. Orla e là si scorgevano sul fondo stelline mare, e ciuffi d'atte alte.
Mentre scrutavo in quel mi- stero colorito, ella con le mani riunite a coppa mi fece grondare sulla nuca la vivificante acqua del golfo. Stai meglio, ora? — motteggi,— Un poco — risi. — Ma attenta, tu! — Con un salto repentino, mi tuffai di testa, sott'acqua l'afferrai per le caviglie e la tirai giù, mentre invano si dibatteva.
Riaffiorammo ridendo, con un sussurro negli occhi, le palpebre che ci bruciava..
— Sai una casa, Carla? — espiavi a un tratto, così, 'natural mente.
— Ehm? Cosa?
— Mi piaci tanto!
Rimase un attimo ferma, come sorpresa, poi leggi a torta senza guastarmi, e via sulla serpentina che forma- vano macigni e costa, via rapida, come cerva insidiata dal
cacciatore.
— Parche scappi? — sfiatavo a gridarle dietro. Tu la- che! Restava muta, senza mai voltarsi, così veloce ed agile, che per quanti sforzi rateai mi riuscì, nel
balzare continuo su e giù por gli scogli, di sfiorarla con un dito. — Carla, fermati! Fermati! Oh si! Forse godeva di trascinarmi in quella specie di esplorazione
anfibia, di scandaglio della lunga scogliera. Non era mai scivolata. Io più volte, e un piede mi sanguinava, un braccio mi doleva. Ma il sole bruciava terribilmente,
tirava la pelle. Sentivo la gola arsa, malgrado i frequenti tuffi. Non stanco, ma intontito, mi- pareva 'd'essere un automa. La svolta figura di Carla, il suo corpo e le
no, si sarebbe fermata.
lato ragno, e tira al pesce più
fermò, si volse.
hai persi) il treno?
l'aveva con noi
riuscito a raggiungerla.
il sostegno? verle tu di lei il vuoto. La luce d'uno splendido tramonto di maggio sul mare levavano allentato il canto nostalgico delle dolci litanie, «come una dolce melodia di flauti che passa fra la terra e il cielo.. Alle fiamme travolgenti del pallido ottobre del 1923, seguivano più di vent'anni dopo, i massicci bombardamenti che nel giugno 22, del 194.1 (vent'anni f. )
basilica ed organo lasciando urto spaventoso vuoto incolte.- bile-. Testimoni presenti e vis-stai della duplice catastrofe sul cielo di Pola, com'è triste ricordare dopo
tanti trionfi, sì doloranti rovine... Mentre una soave volontà di pianto l'anima invade, lontana... lontana... sussurra già come nenia funebre sul porto deserto oli mai e di
vele: O mia Patria, sì bella e perduta...