Ritorno del morto-resuscitato Buon galeotto del Signore di PADRE ALBINO SIMPLICIANO GOMIERO - foto

Didascalie: Nel suo paese, presso Treviso, l'autore di questa cronistoria era gia stato dato per morto; l'Istria era allora separata dal resto d'Italia dalla ,,cortina di ferro. che rendeva impenetrabile l'Est europeo La dedica con la quale Padre Gomiero ha fatto pervenire al Vescovo di Vittorio Veneto, mons. Eugenio Ravignani, che da ragazzo frequento la chiesa di Sant'Antonio a Pola, la cronistoria scritta quarant’anni fa segue da pag.1 spedi subito un frate a scovare qualche saio religioso, sia pur vecchio o sdruscito, per farci rientrare nell'ordine. Al mattino ci passò in rivista per vedere se indossavamo la divisa regolamentare dei Frati Minori; ricevemmo il visto. d'approvazione e la serafica benedizione. Al Convento di San Michele in Isola fummo circondati dall'allegria dei confratelli che fecero festa per il ritorno degli ex-galeotti. Eravamo però ansiosi di vedere i nostri cari, i genitori, i fratelli, i parenti, i paesani e la gente che, durante la nostra prigionia, aveva sofferto per noi e con noi. Venne uno zio a visitarmi. Lo vidi sorridente, ma con gli occhi sbarrati, incerto. Mantre mi abbracciava si mise a piangere e poi mi porse una busta listata in nero. 'Chi e morto?. domandai. Lo zio Giuseppe asciugandosi le lagrime esclamò: la tua epigrafe; adesso, invece di una messa da morto canteremo una messa di ringraziamento, perché sei vivo, sei ritornato. II paese tutto ti aspetta per domenica prossima. Verremo a prenderti a Treviso alla Chiesa Votiva.. Nei giorni della nostra cattura alla fine del 1947 i giornali avevano parlato molto di noi. Notizie provenienti dall'Istria mi avevano data come: s trucidato, accoltellato, fucilato dai sicari di Tito a Pola.. Il fatto venne accettato come certo quando la Curia vescovile di Trieste lo aveva confermato, basandosi su informazioni avute da italiani fuggiti da Pola. In paese fecero circolare gli inviti per le esequie, sospese all'ultimo momento, quando dall'Istria arrivarono altre notizie, contraddittorie, sulla mia sorte. La notizia del rimpatrio, riportata da ,,II Giornale di Trieste., venne recata in paese lo stesso giorno (domenica 9 ottobre) da un ferroviere che prestava servizio a Trieste. Con il giornale in mano si precipitò in chiesa durante le funzioni del pomeriggio e annunziò al parroco l'avvenimento. I fedeli vennero subito invitati ad una messa solenne di ringraziamento per la domenica seguente, messa che ,,sari celebrata dal morto-resuscitato.. Domenica 16 ottobre 1949 fu grande festa a Scandolara di Zero Branco per il s redivivo.. Lasciai Treviso accompagnato da Padre Carlo Marangoni (,,vegno mi, vegno mi, parlo mi....) e seguito da una colonna di auto. Al corteo di macchine si aggiunse Fra Ambrogio Bellato che aveva i parenti a Sant'Ambrogio di Padova, un paese confinante con il mio; lo accompagnava Don Romano Gerichievich. A Scandolara fui ricevuto con archi, bandiere, musica, suono di cam-pane. Passai tra la fol la che si accalcava per vedermi, salutarmi, toccarmi. Celebrai la santa messa solenne assistito dai Padri Valeriano Pizziolo e Sabino Sanguin che avevano voluto unirsi alla festa. Padre Carlo face il suo infuocato discorso e poi corse a Sant'Ambrogio perché ,,devo dir quatro paroe anca là, ostregheta.. Nel pomeriggio ebbi la visita del Vescovo di Treviso, del Sindaco di Zero Branco e di altre autorita. Molti, al vedere i grossi calls della mani, regalo della galera, espressero compassione con un poareto!. La festa si concluse in chiesa con un solenne Te Daum e con alcune parole di circostanza e di ringraziamento. I miei genitori e fratelli avevano lasciato il paese due anni prima e si trovavano in Francia, chiamati da parenti. L'incontro con la mamma e il papa si svolse tra lagrime di gioia, ma li vidi poi chiudersi in un mutismo che mi impressionò. Rimasero a lungo in silenzio davanti al figlio .morto e resuscitato.; si ripresero lentamente dopo aver esaurito tutte le lagrime. Dovevo compiere la prima parte di un voto: andare a ringraziare la Madonna a Lourdes e cantare il mio .Magnificat.. L’otto dicembre 1949, festa dell'Immacolata, ebbi la Fortuna di celebrare la santa messa alle otto e mezza alla Grotta di Massabielle. Affrontai subito dopo la seconda parte del voto, la promessa fatta assieme con Padre Serafino Mattiello nei campi di concentramento in Jugoslavia: essere missionario tra los indios.. I superiori accettarono la mia offerta e intrapresi la nuova via per essere un ,,buon galeotto del Signore.. Padre Albino Simpliciano Gomiero, OFM [Diario scritto nel mese di maggio 1950 nel Convento francescano di San Carlos, a San Lorenzo (Santa Fe) in Argentina]

Dal numero 2636

del 14/04/1990

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