Romanico in Istria Parentela col Canton Ticino - Gigi Muggia - foto

foto Didascalia: La sequenza delle foto nella navata centrale La mostra sul Romanico in Istria che il Centro di Culture Giuliano-Dalmata ha portato in giro per mezza Italia, e ritornata in Lombardia. Dopo Cremona, Milano e Brescia, e state ospite di Como, dove il fib conduttore dell'allestimento fotografico documentale e state costituito dall'ambiente naturale in cui questo stile (o meglio, quest'epoca culturale) si e da noi sviluppato, divenendo un elemento integrante della nostra civilta rurale. L’aver portato la mostra nella Città di Como e stata una circostanza particolarmente felice, sia per la suggestive cornice medioevale che essa offre, ma anche perché si tratta di un centro da cui molto agevolmente si raggiunge una zone in cui il romanico si e sviluppato in condizioni ambientali ed economiche analoghe a quelle istriane, raggiungendo espressioni molto somiglianti, e dove il vicinissimo Canton Ticino, il cui confine meridionale passa a ridosso della Citta. A farmi notare le affinità architettoniche fu proprio in occasione della mostra a Milano di dieci anni fa, il prof. Mirabella Roberti; ma allora per me il Ticino significava Lugano, Locarno e non ere in grado di valutare il valore di questa osservazione. Ora invece quella zona ho avuto occasione di percorrerla almeno un centinaio di volte per il mio lavoro e sempre, in viaggio, mi accorgo di ricercare net paesaggio quei muri e quei campanili grigi che mi annunciano da lontano e mi danno un senso di tranquillity e di ordine. Il Canton Ticino e una terra che, in quasi 500 anni di appartenenza alla Confederazione Svizzera (dopo che i Lanzichenecchi l'avevano presa in pagamento dei loro servigi in Italia), non ha minimamente perduto i suoi caratteri lombardi ed i suoi abitanti pur molto fieri di essere cittadini svizzeri, sono legati culturalmente da un vero cordone ombelicale con l'ambiente milanese. II Ticino, per le sue caratteristiche geografiche, potrebbe essere un pò un retroterra oltre confine della Città lariana, ma qui il fenomeno si e invertito rispetto a quanto avviene solitamente attorno ai grossi centri e sono i comaschi a fare i pendolari oltre frontiera per il loro lavoro. Per i ticinesi Como rappresenta una meta obbligati in Italia, soprattutto per un certo shopping sofisticato. Dopo il logo di Lugano ed il passo di Monte Ceneri, e a Bellinzona (che con i suoi castelli sbarrave I'accesso dai monti alla fertile pianura formata dal corso del flume verso il Lago Maggiore) che un p0 alla volta il paesaggio si fa più aspro e la natura rivela un volto piu crudo e arcigno che le lobe e bellissime foreste di conifere che affiancano la valle non sempre riescono ad ammorbidire. La strada sale sempre piu stretta tra i monti lino alla barriera delle Alpi, ai piedi del massiccio del S. Gottardo, eternamente innevato e qui, isolato o in mezzo ad antichi paesini, si incontrano, quasi ad ogni svolta, delle chiesette che si stagliano contro il cielo volta a volta azzurro o nuvoloso o il verde dei boschi. Esse sono di una semplicita commovente e di una linea essenziale, prive quasi di ogni ornamento, in purissimo stile romanico e, cosi costruite con pietre ben squadrate e sovrapposte ordinatamente, richiamano immediatamente il pensiero alle chiesette, altrettanto povere e spoglie, della nostra Terra istriana che to mostre del Centro di Culture GiulianoDalmata vogliono far conoscere al mondo. Quando la mostra sostò a Milano, ricordo di aver tentato un' interpretazione del romanico nostrano partendo dall'ambiente che lo caratterizzava, cercando di cogliere la sua diversità rispetto elle molto manifestazioni che lo stile ha avuto in Italia. E facile constatare che non si ritrovano, in Istria, costruzioni grandiose, ne ricchi e pregiati abbellimenti pittorici; le costruzioni sono invece di piccole dimensioni ed anche qualche soluzione archittettonica Musitata e phi spesso segno dell'ingegnosita dell'artista, di quella che era la disponibilita di mezzi consentitagli. Anche quelle che sono pomposamente chiamate basiliche, per la loro importanza religiose, non sono arricchite da cupole erette all'incrocio Ira le navate ed il transetto, che poi non esiste neppure in chiesa di quelle dimensioni. Tutt' al piu vi il un portico, armonioso ma modesto, destinato a riparare i non numerosi parrocchiani piuttosto che ad abbellire architettonicamente il luogo del culto. Intorno si pith osservare una natura avara, inadatta anche alle esigenze di un civilta agreste di un'epoca la cui economia e legate alla terra; un ambiente di povertà. Appunto il romanico dei poveri mi era sembrato quello dell'Istria, frutto di un paese che pretende duro lavoro per elargire i suoi frutti, adatto per6 ad esprimere la fede intima, sommessamente manifestata dei suoi abitanti, simile in tutto alla loro natura semplice ed estranea alle esibizioni dei lussi relativi consentiti dai tempi. Altrettanto si pu6 dire a proposito di quelle chiesette grige che si inerpicano lungo il corso del Ticino. Stessa semplicità, stessa intimità ed anche stessa fede nell'aiuto, tan-to necessario, dell'Onnipotente grazie al quale sopravvivere alla povertà dei raccolti, all'infuriare degli elementi nevi della natura. Anche lassù assenza di costruzioni più elaborate e di applicazioni ornamentali di pitture e sculture. E pensare che proprio dal Ticino giunsero dirette in Lombardia intere stir-pi di valenti artisti, artigiani, che arricchirono le schiere dei maestri canasini, che portarono in Italia i lone capolavori. E un'affinità sorprendente, che potrebbe anche essere sfruttata favorevolmente in queste occasion, proponendo ai responsabili delle attività culturali del Cantone, dei temi di riflessione che non mancheranno di avere interesse anche per loro. Gigi Muggia

Dal numero 2637

del 21/04/1990

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