Padre Tuta Castagna fra gli orranelli dl S. Antonio
ERA da poco terminata la prima guerra mondiale. L'Italia aveva finalmente
raggiunto la sua unità, entro quei confini che la natura e la storia le avevano assegnato. Per le vie di Pola apparve un umile frate francescano, che aveva appena deposto il grigioverde, dopo aver servito la patria nei lunghi anni di guerra: era padre Tito Castagna. Il crollo dell'impero asburgico aveva sollevato problemi e difficoltà non lievi nei paesi staccatisi dal mosaico austriaco. Anche l'Istria visse giorni difficili. L'ordine civile, l'economia, la religione e la vita morale subirono un contraccolpo assai grave. Ma ciò che impressionò maggiormente l'umile fraticello fu la vista di tanti bambini orfani, di fanciulli abbandonati a sè stessi vaganti per le vie, le rive, i moli e gli scali... facile preda del vizio.
P. Tito diede la sua piena collaborazione al clero, alle associazioni cattoliche, al fiorente Terz'Ordine Francescano per il risanamento morale della città col ministero della predicazione, con l'assistenza spirituale ai fedeli nel Santuario della Madonna delle Grazie di Siana e, soprattutto, nell'istituzione di un orfanotrofio maschile per raccogliere i bambini più bisognosi di assistenza, istruzione ed educazione. Una vecchia fotografia (1922), un po' stinta, ci mostra P. Tito in mezzo agli orfanelli come un vero »man,. Quanti anni sono passati da allora! Dopo aver avviato la sua ,operella» P. Tito fu chiamato dalla fiducia dei suoi contraiceli al governo della Provincia Veneta dei Frati Minori. Nei nove anni consecutivi di governo tiforirono le vocazioni, gli studi presero incremento, il Terz'Ordine e le missioni videro vertici di prosperità mai più raggiunti. Prima di deporre i! mandato, volle visitare anche le lontane missioni della Cina affidate alla cura dei francescani vendi, portando' a quei valorosi araldi del Vangelo il conforto della sua presenza, l'incoraggiamento della sua parola, l'aiuto del suo [attivo interessamento. Nominato parroco nella sorgente popolosa borgata di Marghera, profuse in mezzo ai poveri e agli umili i tesori della sua intelligenza e del suo grande cuore, specialmente durante gli anni terribili della guerra, logorando le sue energie e compromettendo per sempre la sua saluce. Le sue molteplici iniziative ed attività non gl'impedirono di dedicarsi anche all'apostolato della penna. La sua »Campana di S. Antonio», anche senza... campanile, giungeva in tutte le famiglie della parrocchia! Molti parrocchiani ricordano e conservano ancora le copie del fogLietto mensile stilato da P. llto. Scrisse anche alcuni agili opuscoli: per i giuliani ci piace ricordare Un santo in calzoni», edificante biografia del notissimo sacrestano del santuario di Siana, Antonio Nardini, di Lussimpiccolo: peraio nell'arsenale di Polo, fervente terziario francescano, devotissimo della Madonna, morto piamente a Barbana di Grado. La lontananza dall'orfanotrofio dì S. Antonio che egli aveva fondato non gli fece mai dimenticare la sua «creatura». Lo segui con amore veramente paterno nel suo meraviglioso sviluppo, in tutte le sue vicissitudini e, dopo l'esodo del 1947, nella sua nuova sede di Cittadella (Padova). Anche attualmente egli collabora col suo stile sempre vivo e brillante al foghetto mensile La voce di S. Antonio e dei suoi orlavelli», letto da tanti profughi giuliani che risiedono in ha,
ti benefattori viventi o già passati al premio eterno. La atmosfera creata nell'orfanotrofio dalla sua presenza in quei due giorni non potrà mai più essere dimenticata. Sembra un sogno: un dolce sogno per il buon Padre e peri suoi orfanelli