QUATTRO PASSI FRA LE MUSE Nella Cappella degli Scrovegni capolavoro di Giotto a Padova Ricorre il settimo centenario della nascita del pittore ACHILLE GORLATO -foto

Didascalie: La cappella degli Scrovegni a Padova. Autoritratto di Giotto (particolare del Giudizio universale nella cappella degli Scrovegni a Padova) L'adorazione dei magi Incontro di S. Gioacchino e S. Anna La presentazione della Vergine al Tempio Il bacio dl Giuda CINTA dai ruderi infiorati dell'anfiteatro rumore, di Padova s'erge ancor bella ed elegante la romanica Cappella che il signore Enrico degli Scrovegni fece costruire accanto al suo palazzo, ore scomparso, nell'anno 1303 per espiane la colpa dell'usura di cui si era macchiato suo padre, Reginaldo, che l'Alighieri nel suo viaggio d'oltretomba trova tra il gruppo degli avari fiorentini. «Con questi fiorentini sono padovano». I Inf. XVII, v. 70) Casi si palesa il dannato al Poeta che lo aveva riconosciuto dalla tasca che portava al collo, sulla quale era dipinto lo stemma degli Scrovegni: una scrofa azzurra in campo bianco. e.. d'iena scrofa azzurra e grossa — segnato atea lo sito sacchetto bianco» (Int'. XVII, vo 64-65). Negli anni in cui l'architetto fra Giovanni degli Eremitani attendeva alla costruzione della Cappella, Padova, dopo il triste e non ancora dimenticato periodo del sanguinano Ezelino III da Romano, aveva ritrovato la sospirala libertà e di giorno in giorno andava compiendo nuove opere di ricostruzione edilizia. Venivano ultimati i Palazzi della Ragione, della Cancelleria e degli Anziani, la Basilica Antonana e le Chiese di S. Sofia, dei SS. Filippo e Giacomo e l'Università, alla quale accorrevano già gli studenti d'ogni parte d'Italia e d'Europa a sentire la parola di illustri maestri. Anche l'arte a Padova cominciava a risvegliarsi e il desiderio di ave, buoni artisti per la decorazione dei palazzi e delle chiese si faceva sentire, nonne di Giotto era ormai famoso; l'arte sua trionfava negli stupendi affreschi della Chiesa S. Francesco superiore di Assisi che egli, poco più che ventenne. aveva dipinto. Allora l'affresco era ritenuta la pittura più adatta a ricoprire le nude pareti delle navate delle chiese e le sale dei pubblici edifici, e Cimabue, il maestro di Giallo, ne 'era il più qualificato rappresentante. Con l'affresco la pittura policroma acquistava seme', maggiore diffusione. O:otto, mente sveglia e attenta, imparò presto a conoscere tutti gli accorgimenti dell'arte di Cimabue, riuscendo non solo ad imitare il Maestro, ma a superarlo dando all'arte un nuovo vigore. A riconoscere la superiorità di Giotto su Cimabue anche l'Alighieri. «Credete Cimabue, nella pittura — tener lo campo; ed ora ha Giotto il grido — si che la fama di colui è oscura» (Purgatorio XI, vv. 94-96). Dopo Assisi l'artista fiorentino lavorò a Roma, invitalo da papa Bonifacio VIII ad eseguii, in S. Giovanni Laterano una grande affranco, ora del tutto scomparso, celebrante il Giubileo del 1300; indi passò a Napoli a dipingere in S. Chiara e poi a Padova, chiamato qui da Enrico degli Scrovegni ad affrescare la Cappella dell'Arena, che era stata dedicata all'Annunziata, donando alla arte e alla letizia degli uomo nero a più completo e duraturo dia suoi capolavori. Giotto lavorò due armi (1303 5) incessantemente, aiutate da alcuni scolari, dipingendo le nude Parali e la volta della Cappella con i principali episodi della vita della Vergine e di Cristo in trentotto riquadri, il Giudizio Universale e, nello zoccolo, le allegorie dei Vizi e delle Virtù in chiaro-scuro, che secondo alcuni gli sarebbero state ispirate da Dante. Nelle tre zone di scomparti il pittore narra la storia della Redenzione. Il dramma sacro comincia con l'episodio dell'Annunciazione che si trova sulla parete di fondo, per culminate ne! Giudizio Universale della parete opposta. E' veramente qui, nei celebri affreschi dalla Cappella degli Scrovegni,che rifulge più che in ogni altro suo lavoro il genio cibi sommo artista toscano. E non poterci essere diversamente se pensiamo che in quell'anno Giotto non aveva raggiunto ancora i quaranta anni e si ho aveva nei suo massimo vigore creativo. Ed in questo capolavoro della maturità dell'artista che si nota equilibrio ed espressione drammatico, in ogni episodio rappresentalo e ogni scena viene sempre illuminata dal colore vivo e schietto che attrae ed incanta. Qualità peculiari dell'arte del pittore fiorentino che ripagane ogni difetto che la critica ufficiale gli vuole attribuire. Si dice ancora che la sua tecnica non è perfetta, che il suo paesaggio è povero, il cielo sempre eguale, ma nonostante tutto quarta candore e quanta poesia ;esprimono i suoi affreschi! Bellezze che non sfuggono nemmeno all'occhio d'un profano. Nessun pittore prima di lui seppe con tanta semplicità di particolari ottenere ta-nta ricchezza di effetto, e nessuno seppe come lui esprimere col pennello il fervore religioso e l'ideale del suo secolo come possiamo notare negli affreschi della Cappella dell'Arena di Padova. Fermiamoci ad osservare brevemente alcune scene del ciclo della Madonna, che si trovano nei riquadri della 7.0na superiore. Gli episodi della Visione di Gioacchino, dell'Annuncio della maternità ad Anna, dell'Incontro di Gioacchino con Anna e della Presentazione di Maria al Tempio, esprimono Retti momenti di vita pieni di dolcezze e di poesia. Si veda con quale grazia e semplicità viene raffigurata Anna a ricevere l'annunzio dell'arcangelo Gabriele e con quale effusione di affetto Anna b Gioacchino si abbracciano stella porta di Gerusalemme. Cosi possiamo notar, con quale chiarezza di particolari e bellezza di colore Giotto racconta nel riparto medio gli episodi salienti della vita del Redentore. Dopo la, scena dell'Entrata solenne di Cristo in Gerusalemme, in C. Gesù viene salutato dal popolo mentre pro cede benedicente a cavalcioni di un'asina, segue il miracolo della Resurrezione di Lazzaro. Anche qui tutta la scena viene riempita dalla maestà del Signore, ai cui piedi le sorelle di Lazzaro 'risorto si prostrano riconoscenti, intorno altre persone che assistono meravigliate al prodigio divino. Ora il dramma di Gesù procede con maggiore intensità e commozione. All'Ultima Cena, in cui il Maestro si congeda dagli apostoli, segue la drammatica scena della sua Cattura. Quanta indignazione seppe esprimere l'artista in quello sguardo severo di Gesù per il traditore che lo bacia! E la narrazione continua con gli episodi ancor più drammatici: dalla Incoronazione di spine alla Crocefissione ed alla Deposizione, elio è ritenuta la migliore composizione di tutto il capolavoro. La scena è di grande intensità espressiva. Nel cielo plumbeo svolazzano gli angeli disperati coprendosi la faccia con le mani; intorno al corno cereo di Cristo le donne piangono; la Madonna solleva dolcemente la testa del figliolo per sentire se Egli è veramente morto; l'apostolo Giovanni, il prediletto, allarga le braccia come per dare l'ultimo amplesso al divino Marno; altri uomini in atteggiamento accorato coma Platano la scena dolorosa. Anche in questo episodio l'artista ha cercato di essere quanto più veritiero possibile narrando ogni cosa con stupefacente semplicità ed evidenza. Seguono le scene della Resurrezione, dell' Ascensione e della Pentecoste: tutte sono un inno di gioia e di vittoria, rallegrate e vivificate da un colore di lenta freschezza. Prima di lasciare questo sacrario dell'arte dobbiamo ancora osservare grande affresco del Giudizio Universale, che trovasi sulla panno d'entrata della Cappella. La critica lo dice in gran parte opera degli scolari, però l'idea della composizione l'ebbe Giotto. In questo lavoro la figura del Redentore domina tutta la scena dall'alto. Ai lati di Lui ci sono gli apostoli e più su le schiere degli angeli. In basso la Croce con sui bracci due angeli: alla stia base la figura di Enrico degli Scrovegni che offre a tre santi il modello della Cappella. A sinistra della Croce gli Eletti, a destra i dannali, tra cui la grande figura di Lucifero seduto su due draghi. Tra gli Eletti si nota la testa di Giotto, col berretto bianco e, accanto a questa, , si vuole vedere quella dell'Alighieri al quale, come si sa, il nostro pittore era legato da grande amicizia. E' qui il caso di ricordare l'altra bella di Dante, forse la vera, che Giotto dipinse nella Cappella del Bargello Firenze. Infine di mano dell'artista sono gli stupendi medaglioni della volta, nei quali vengo no rappresentate le figure di Gesti e Maria, i Profeti che vaticinano la Redenzione e alcune scene del Vecchio Testamento. Con questi medaglioni Giotto volle rivestire con l'affresco tutto l'interno della Cappelle senza lasciar, nessuno spazio privo del tocco del suo pennello. La Cappella dell'Arena di Padova o degli Scrovegni o di Giotto, come viene comunemente detta, nonostante i suoi seicentosessanta anni di vita, è tuttora in ottime stato di conservazione e continuerà per secoli ancora ad essere meta obbligata per tutti coloro che sentono amore per l'arte.

Dal numero 1539

del 20/09/1966

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