NEL CENTENARIO DELLA NASCITA DI D'ANNUNZIO - GIUSEPPE LAURO AIELLO La medaglia d' oro e l'apoteosi a San Giusto - foto

- foto Didascalia: Al Vittoriale sul Garda rivivono in sintesi le gesta dl guerra del Poeta LA frode di Pota», cui fa cera cenno Gabriele d'Aranunzio nel suo messaggio ai triestini, si riferiva alla cessione della flotta navale tentata dagli sconfitti ili Vienna a favore della neonata tuS'esimia, mentre la «parola coraggioso.: «Vittoria nostra ripeteva non sarai mutilata», il titolo allusive de «Li preghiera della Sernaglia», , parsa nel Corriere della Sera del 24 ottobre 1918. «In hilaritate tristis», fu il motto del Poeta al !termine della guerra, ri e scriveva ed Albertina «Sono in un misto di gioia e di scontento. L'ora è gloriosa ma perigliosa». Egli avrebbe voluto, che le marcia dei vittoriosi si fosse inoltrata e Lubiana. a Zagabria, a Vienine. Con quei pegni nelle mani nessuno avrebbe osato contramarci gli agognati giusti confini. D'Annunzio aveva intuito, da tempo quale subdolo la-1 i vorio si andava svolgendo Inelle segreterie della diplomazia alleata al fine di spogliarel'Italia dei frutti della sua guerra vittoriosa. Una prima allusione era contenu!ta in uno dei famosi «qualtordici punti. di Wilson, il IX, li dove si accennava alle frontiere dell'Italia da sistemare «secondo le linee di nazionalità chiaramente riconoscibili.. Il «Canto della gloria, apparso il 12 dicembre '1915, lumeggiava la trepidarione del Vate: «Di poi verranno i savie partitoti — e distributori della terra.... Ne «La preghiera della Senta, glia» tuonava l'ammonizione: !«Chi muterà questa grarideee Iza e questa bellezza impetuose — in disputa lunga di vec' chi, in concilio vile d'inganni? — Inchiostro di scribi per sangue di martiri? — A peso di carte dedotte ricomperato il martirio degli anni? — Se il mutilatore è in ginocchio, se leva le sudice mani, — se abbassa il ceffo compunto, troncate,li i pollid e i polsi, rompetegli zanne e ganasce. — Stampategli il marchio rovente tra ciglio le ciglio, fra spalla e spalla. — Vittoria nostra non sarai mutilata... Dove sali? La tua corsa è al di là della notte. Il tuo volo è al di là dell'aurora». L'azione odiosa degli allenti e dell'associato era ormai in moto. Ancora più odiosa si andava poi prospettando,1 quella, demolitrice, del ne' mito interno. E quel 1919 che avrebbe, dovuto essere dedicato all'esaltazione della Vititoria, al riassestamento della !compagine intensa della Na!rione, parve segnare, invece, la riscossa delle forze tenebrose del Male. Tutti i rancori malamente sopiti presero nuova esca, e ne approfittarono e ne abusarono tutti coloro che ritenevano giunto il momento buono per introdurnr in Italia il bolscevismo russo. Il nostro prof. Ferdinando Panini scrisse: «Certi episodi della nostra vita pubblica d'allora non parranno !credibili alle generazioni venture. Come potranno esse ere' dere che il Governo stesso proibisse agli ufficiali ex corri' battenti di uscire nelle vie con la loro onorata divisa 'indosso, per non provocate gente a pubbliche dimostrazioni contro l'esercito? che i mutilati di guerra venissero percossi e sputacchiati sulle piazze peggio dei delinquenti? che le pensioni agli invalidi, agli orfani e alle vedove dei caduti, che i provvedimenti ai ciechi e ai tubercolosi venissoro ostacolati, lesinati, quasi si trattasse di elargire elemosine e non di compiere un sacrosanto dovere? che i nostri inni patriottici non fossero più lasciati cantare -ai ragazzi nelle scuole? che il tricolore nazionale si facesse abbassare dai balconi dei nostri municipi?. Con ohe cuore Gabriele d'Annunzio dovesse seguire questo miserabile declinare di una parabola alla cui asce. egli aveva contribuito come e quanto nessun altro, è facile immaginare. Ed è logico che -l'azione del Poeta, che portava sulla viva carne i segni della lotta cruenta, fosse destinata ad avere un seguito, in difesa della Pace in Adriatico, in Dalmazia, a Fiume. s Vittorio Emanuele II, con sovrano motuproprio concesse a Gabriele d'Annunzio la Medaglia d'Oro al Valer Militare, nell'atto stesso in cui la concedeva alla memoria di Cesare Battisti e di Fabio, Ecco la motivazione: «In grandiosa impresa aerea da -lui stesso propugnata ed in aspro combattimento terrestre sul Tinello superato, fu per ardimento di meraviglia agli stessi valorosi. Cielo Carsico e Timavo, 23-28 ma, j gio 1917. Volontario e mutilato di guerra, durante tre anni di aspra lotta, con fede animatrice, con instancabile , opera, partecipando ad audacissime imprese in terra, sul mare, nel cielo, l'alto intelletto e la tenace volontà dei propositi — in armonia di pensiero e di azione — interamente dedicò ai sacri ideali della Patria, nella pura dignità del dovere e del sacrificio. In quell'occasione il Generale Luigi BongiavanM, Comandante Generale dell'Aeronautica, emanò il seguente Ordine del Giorno: «Sua Altezza Reale il Duca d'Ariste Comandante della Terza Armata, ha evocato a se Tonore di consegnare al Maggiore Gabriele d'Annunzio la me-cingila d'oro al valor militare che mentre consacra tutta la multiforme attività di guerra del valoroso ufficiale, pone anche in speciale rilievo uno dei più salienti episodi da lui compiuti quale fante della Terza Armata. In attesa che la cerimonia solenne della concessione al maggiore d'Annunzio della massima ricompensa al valore abbia il suo compimento, desidero fin d'ora far giungere a Lui, in nome dei Corpo Aeronautico! Militate, il !saluto e l'augurio del nostri 'cuori. Ognuno di noi lo vide, ardente di pas, sione e di fede, intento al-' l'opera di guerra. Raggiante sempre di entusiasmo, sia nel'te cure imposte dal suo gra!do, che nelle pro, più ardue 'della sua lotta continua, non si concesse mai un giorno di tregua, non disertò mai, neppure per un necessario riposo, suo posto di lavoro e di combattimento, In tutti i campi si rivelò soldato dell'idea e dell,zione. Cosi, mentre tra i fanti gloriosi fu sul Timavo e sul Carso; mentre la Marina lo ebbe partecipante alle audacie di Trieste e di Buccari; tra noi la sua opera apparve tutto un ardimento: dall'Hermada contesa sino a Pola munita, sino a Còrnina e ad Ariano liberato 'e oltre i campi stessi della lotta, quando su Vienna sicura, lanciò alla vigilia della nostra riscossa il presa!gio dell'immancabile rovina. Poeta e Soldato d'Italia, trascorse la sua vita di guerra !tra un inno e una battaglia, apostolo di fede, animatore di energie, devoto sempre al dovete e al sacrificio. Or, gliosi d'averlo tra le nostre file, 'mentre onoriamo il !combattente dal saldo cuom, 'non dimentichiamo il fitti. 'lo gentile e generoso che dei, te pianto e poesia sul corpo 'dei fratelli caduti e premere sa di propositi più alti e più forti. Oggi i nostri morti so. i no vendicati, nostri voti compiuti. E per ciò, oggi, a ILui giungano i sentimenti della nostra ammirazione, della !nostra riconoscenza, del nostro affetto fraterno». , Il 12 aprile 1919, sul Colle di San Giusto, a Trieste, il glorioso condottiero della III Armata, Emanuele Filiberto di Savoia Duca d'Aosta, a, puntava. sul petto dell'Eroe la Medaglia d'Oro, accompagnando il gesto con queste parole: «Compagni di Gloria! San Giusto! Nome di fulgido martirio in cui le più sublimi idealità italiche si sposarono nell'amore di Trieste ledete! ' Su questo fatidico colle di San Giusto, meta dei nostri palpiti, mela dei nostri desideri, meta delle nostre speranze noi lunghi anni di com. presse aspirazioni e nelle an!sio. vigilie della guerra redentrice — oggi altare della !Patria, altare di libertà, altare di vittoria: in faccia all'adriatica Marina che vide il re :gonfalone della veneta pubblicar fieramente levarsi, 'simbolo di civiltà e di forza, io in/novello le glorie nostre premiando colui che il senno e il braccio consacrò alla grandezza della Patria: Gabriele d'Annunzio. Li Siedaglia d'orci che il mio Re, primo soldato d'Italia, volle concedere al Poeta-soldato, sintesi sublime del valore di nostra gente, accende a simbolica significazione; nel no, me del Comandante Gabriele d'Annunzio si legano le glo!rie degli eroici veterani del !Carso e degli audaci supe.ratori del Timavo, le sovrumano imprese degli A refi t i del ciclo e del mare che sull'Istria e sulla Dalmazia nostra mostrarono al protervo nemico che nulla arresta gli intrepidi figli d'Italia! O maggio raggiante dell'anno di Passione, che sognasti sulle pendici dell'hermada lo slancio irresistibile delle nostre I truppe, andanti a te, o cara . e bianca Trieste, che sedesti il sacrificio di tanti prodi, caduti per l'amore di una più grande Italia, che contemplasti sull'incantato cielo , le audacissime imprese dei nostri aeronauti, novelli sterminatori alati, tu fosti per noi il 'mese della lusinga ammaliatrice! In quattro giorni di epica lotta il nostro eroe compì atti di valore, meravigliando gli stessi valorosi che lo videro rientrare al campo col velivolo colpito in cento e cento parti, miracolo divino di audacia e di divina I protezione. Il suo genio ebbe ;ragione della materia; il suo ,lavoro superò ogni pericolo; 'la sua fede vinse la superba i prova! «Sufficit animus!» Il nome della Squadriglia da Lei comandata, o Maggiore Gabriele d'Annunzio, espresse chiaramente l'ardimento, la volontà, la potenza spiegate nell'altezza del purissimo cielo, trionfatrici di ogni difesa avversaria. «Sufficit aninno!» Si, l'anima fu pari al compito disperato, l'animo dominò l'evento fugace, l'animo bastò a non fallire il segno!» Questo fu d'Annunzio combattente. Alla Patria egli donò -lo splendore del suo genio, la forza d'un eroismo senza limite, fatto di parole e di azione, di decisione e di sostanza. Dopo aver dato voce all'Italia muta, egli ne rivelò il vero volto, risuscitò parole, concetti, propositi. Suonata l'ora diede alla guerra tutto sè stesso e moltiplicò lo splendore della Patria alzandone il prestigio nel mondo. Da lui i soldati appresero il vanto dell'obbedienza e l'orgoglio della dedizione. Animatore, fu uno dei pochi capaci di innalzare l'animo altrui verso !le somme vette ideali, realizzando il pensiero con l'azione. Fu un suscitatore di miti, e con la guerra e la Vittoria vide avverarsi ciò che con mente presaga aveva rivelato. Cantò nel «Poema paradisiaco»,' nelle «Odi nasali, nelle «Canzoni della Gesta d'Oltremare, le virtù del sangue, dettò le .Laudi del Cielo, del Marc, della Terra e degli Eroi» e colse ogni aspetto e ogni fasto della storia, dell'arte, del pensiero, -rivelando l'anima e le tradizioni della stirpe. Fu cittadino !tra i cittadini, compagno d'arme dei soldati, dei marinai, degli aviatori. Suscitatore di entusiasmi e di eroismi, fu di meraviglia agli stessi valorosi. Fu il s'etici.' natone prima, l'animatore, il realizzatore, il Protagonista dopo della gesta redentrice.; Nessuno più di lui senti Fu-, umiliazione e rpirtse no della pace. «Sesto fetor di pace, disse, e il suo pere siero volava a Fiume. Abbiamo seguito Gabriele d'Annunzio nelle sue azioni , di combattente dal maggio fatidico del 1915 all'apoteosi di Trieste del novembre 1918, attenendoci fedelmente e obbiettivamente ai soli fatti documentati. Tutti compresi dello splendore clic emana da quel faro cosi abbagliante, volentieri rinunziamo alla !lusinga della polemica verso i denigratori, i fucili critici, i negatori por Partilo Pres...Dedichiamo loro soltanto questo pensiero di un Maestro: Saverio Cilibrizzi«Le piccole anime non !tollerano mai la luce dei grandi intelletti», e Lasciano alla loro triste sorte quegli infelici che, affetti da ptòsi palpebre., fissano il fango, impotenti a sollevare le papille al cielo. FINE GIUSEPPE LAURO AIELLO (Le puntate precedenti nei numeri del 3, 8, 15, 22, 29 genti. e 3, 14, 19 e 26 febbr.)

Dal numero 1363

del 05/03/1963

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