Didascalie:
Scritta araba a forma di galea
Ungheresi fatti prigionieri da un turco appartenente al corpo degli Akyngy, masnadieri a cavallo, senza soldo, col solo diritto di preda
Seconda parte
Net 1472 diventa lingua ufficiale dello Stato a Ragusa l'italiano volgare che subentra al dialetto neolatino dalmatico. Nel 1526 a Mohans piccola cittadina sulla riva destra del Danubio gli Ungheresi vengono nuovamente sconfitti dai Turchi. Un potente esercito di Solimano, comandato dal gran vizir Ibrahim Pascia, figlio di un barcaiolo greco rapito da piccolo dai corsari e venduto a una vedova benestante di Costantinopoli che gli fece dare un'istruzione - conosceva anche l'italiano - divenuto amico e poi cognato di Solimano, sconfigge l'impreparato esercito magiaro indebolito da lotte per il potere, mal guidato da ambiziosi dignitari e vescovi in discordia tra loro che nella battaglia troveranno la morte, come il giovane re Luigi H o, fatti prigionieri, verranno giustiziati.
La vittoria dei Turchi preoccupa Ragusa, sebbene tra la Serenissima e la Sublime Porta esista un'intesa che la repubblica ragusea mantenga la sua indipendenza. Ma l'impero turco a molto potente; ai ragusei apparve saggio tenerselo amico e, senza fare atto di sottomissione, s'impegnano di pagare al sultana un tributo commerciale (giumruk) di 2000 ducati annui che verra poi aumentato fino a 12.500. Ogni anno un fastoso corteo di nobili, adeguatamente scortato, inerpicandosi sulle montagnose strade che dall'Adriatico portavano a Costantinopoli, recava al sultano il tributo.
Buoni sono i rapporti con Venezia anche se un pò ambigui, mal accettando i marittimi ragusei la pretesa veneziana di dominio sul mare. Ragusa a una libera enclave la cui indipendenza a tacitamente tutelata dalla Serenissima e dal la Suprema Porta. Grazie all'abilita dei suoi reggitori e dei suoi politici diventa uno dei più importanti centri commerciali, una grande potenza marittima. Le sue navi percorrono anche i mari più lontani; i suoi marinai tra i quali non pochi sono i pugliesi e i marchigiani dell'altra sponda adriatica, si imbarcano e comandano navigli di altre nazioni. Nell'Armada spagnola c'e un raguseo al comando di un galeone; un altro raguseo, convertitosi
slam, al comando di una galea (Qitah) musulmana combatte contro i portoghesi a Goa nel vano tentativo di conquistare l'isoletta fortificata del più importante possedimento commerciale e strategico portoghese nell'India occidentale.
Rampolli nobili vanno a studiare nelle university italiane, alla Sorbona e a Salamanca; verra cosi a formarsi una abilissima diplomazia capace di destreggiarsi nelle cancellerie dei vats Stati canto che Ragusa verra detta, oltre che la citta delle setteporte, la repubblica delle sette bandiere. Nelle capitali dei più importanti Stati c'e un suo ambasciatore; istituisce consolati ad Ancona, Venezia, Vieste, Ortona, Pescara, Trani, Lecce, Monopoli, Palermo, Siracusa, Genova, Napoli, Pisa, Malta, Alessandria, Alicante, Valona, Corfù Volos.
I16 apri le 1667 uno spaventoso terremoto, segui la da maremoto, distrugge due terzi della citta; tutte le navi alla fonda vengono inghiottite dall'enorme ondata; muoiono oltre 5000 persone; perisce gran parte delta nobilta tra cui pure il Rettore Marino Ghetaldi con tutta la famiglia. II Ghetaldi fu un matematico di fama. Pubblicto i risultati di sue misurazioni dei pesi specifici di numerosi metalli e liquidi; l'opera sua pia importante, De resolutione et compositions mathematica, tratta dell'applicazione dell'algebra alla risoluzione dei problemi di geometria. Le mura, i bastioni e le fortezze rimasero in piedi, il che impedì agli immancabili sciacalli, precipitatisi sul posto, di saccheggiare la citta. I ragusei ricostituiti gli organi istituzionali, ricorrendo anche ai ceti mercantili non essendo sufficienti i superstiti patrizi, ricostruirono Ia citta, riattivarono il naviglio e ripresero le attività marinare e mercantili riacquistando prestigio e potenza favoriti dalla decadenza dell'impero turco e dalle continue guerre che tenevano impegnati gli stati europei.
Con l'avvento al potere del ceto mercantile e con l'immigrazione di elementi slavi decadde il culto delta latinita, sempre difeso dai patrizi, padri della Repubblica, ma si preservh sempre il senso dello Stato e la fierezza di appartenere alla prestigiosa repubblica. A Ragusa diranno sempre: «No semo nè turchi ne ebrei, ma nobili ragusei..
Dopo dodici secoli sara l'era napoleonica a segnare la fine della Repubblica di Ragusa, presa in mezzo tra le truppe russe e le milizie di Napoleone. Nell'anno 1806 una flotta russa, comandata dall'ammiraglio Semjonin, occuph le Bocche di Cattaro a sud di Ragusa allestendo una base navale con la collaborazione dei Montenegrini che in name dello Czar di tutti gli slavi fecero benedire dai popi le loro bandiere. Contemporaneamente un esercito francese, scendendo dal Nord, si presentò davanti a Ragusa al comando del generale Lauriston che chiese di entrare in citta e di trattenersi soltanto alcuni giorni per fare rifornimento d'acqua e far riposare la truppa. In realty l'intenzione dei francesi era di occupare la citta, come era stato ordinato da Napoleone. II Senato tergiversò ed offri ai francesi 40.000 ducati onde preservare la secolare neutralità. Ma i francesi insistettero e il Senato, avuta l'assicurazione che le truppe avrebbero lasciato Ia citta, apri le parte.
Entrato in citta il generale si comportò da occupatore, innalzò la bandiera francese, requisi le navi in porto, occupò le postazioni militari, impose oneri e contributi. La popolazione cadde in preda dello sgomento. II senatore Caboga propose di chiedere alla Suprema Porta un'isola dell'Egeo ove trasferirvi la popolazione con le reliquie e i beni e cola creare una nuova Ragusa. (Analoga proposta utopistica era stata fatta al Comitato dell'esodo a Pola quando apparve ineluttabile l'assegnazione di Pola alla Jugoslavia). I russo-montenegrini bombardarono la citta arrecando notevoli danni, calcolati in 20 milioni di franchi che i francesi promisero di risarcire, ma nuovamente verranno meno alla parola data. Pro- seguendo nella conquista della Dalmazia i Francesi occuparono Cattaro, ma non abbandonarono Ragusa dove si installó il maresciallo Jules Marmont che il 31 gennaio 1809 inviô al Senato un ufficiale subalterno che lesse decreto che dichiarava estinta la repubblica di Ragusa, sciolto il governo ed incorporato lo Stato raguseo nel regno d'Italia.
Molti ragusei abbandonarono la citta; si rifugiarono nelle isole e imbracciarono le armi contro l'occupatore. Negli oltre 10 secoli di esistenza mai lo stato raguseo aveva facto guerra; aveva una potente flotta, la sua marina mercantile era la più grande nel Mediterraneo ma delle 203 galee dei sette stati mediterranei che a Lepanto affrontarono i 208 navigli turchi, non c'era una con le insegne della repubblica dalmata. Astuti com'erano — Itaca patria di Ulisse non era lontana ed Epidauro era una colonia greca — i Ragusei ritenevano fosse sempre piu opportuno stare a vedere come andava a finite.
Ma con l'occupazione francese Ragusa si rese conto di avere perduto una secolare indipendenza e i suoi cittadini più animosi reagirono con I'aiuto degli inglesi, che miravano ad acquisire una base nell'Adriatico (vi riusciranno nel 1809 occupando Lissa ove stabiliranno una base fortificata per la loro flotta adriatica rimanendovi fino al 1815 quando dal Congresso di Vienna, Lissa verra assegnata all'Austria) lottarono contro gli occupatori con sabotaggi, attacchi a guarnigioni e a reparti isolati con azioni proprie della guerriglia. II comando della guerriglia i francesi lo avevano quasi in casa a Gravosa (Gurz) nella bellissima villa rinascimentale del senatore raguseo Antonio de Sorgo (Sorkoevic) che aveva rappresentato a Parigi la repubblica dal 1806 fino alla sua soppressione. Oltre che diplomatico, il de Sorgo era anche studioso autore di non poche pubblicazioni (tra le altre: Fragments sur l'histoire politique et littéraire de l'ancienne république de Raguse et sur la langue slave) stampate a Parigi dove si stabile definitivamente dopo l'assegnazione della citta alla Jugoslavia. Altri nobili si votarono al celibato per evitare di «mettere al mondo schiavi..
II 28 gennaio 1814 il presidio francese si arrese al generate austriaco Milutinovic, ma can la fine dell'occupazione francese Ragusa non riacquistò l'indipendenza. All'occupazione francese, dopo un brevissimo intermezzo di occupazione montenegrina, subentrò quella asburgica. Con la restaurazione dal Congresso di Vienna Ragusa venne attribuita all'Austria che la tenne occupata fino al 1918. Alla fine della prima guerra mondiale entra a far parte del regno dei Serbi-Croati -Sloveni.
Durante Ia seconda guerra mondiale il 17 aprile 1941 una colonna celere della Divisione Torino, entrata in Jugoslavia dal confine giulio, occupò Ragusa, ma il territorio raguseo non venne annesso all'Italia. Va ricordato il messaggio inviato a Mussolini quando apparve manifesto che Ragusa non sarebbe stata annessa, nel quale «i mille italiani di Ragusa, eredi di una secolare storia di pura e diamantina latinita, che con i Baglivi, i Gondola, i Cerva, i Saraca, i Bonda per dieci secoli fino all'iniquo trattato di Versaglia fete argine invalicabile alla marea slava... vogliono manifestare tutta la loro amarezza ed loro cordoglio per il duro ed immeritato sacrificio cui l'italica citta di San Biagio e stata condannata.. Ma ai mille italiani si contrapponevano i settemila slavi che fin dai primi giorni avevano dimostrato antipatia ed insofferenza verso gli italiani occupanti e che si erano rivolti ai tedeschi i quali mandarono a Ragusa un reparto che si installò nel municipio inalberandovi la bandiera del Reich. Il comandante del reparto convocam al comando italiano e invitato a lasciare la citta dichiarò di essere stato chiamato dai cittadini che volevano salvare Ragusa dall'annessione all'Italia.
Ragusa, non compresa nei territori dalmati annessi all'Italia, dopo la breve parentesi di appartenenza al paveliciano regno di Croazia (maggio 1941-1945) ritorno a far parte del ricostituito stato jugoslavo titino. Oggi appartiene alla repubblica di Croazia. Ma tutt'attorno a un tiro di cannone si accampano Serbi e Montenegrini. Le poderose mura sono da secoli un possente baluardo, ma quousque tandem? come dicevano i Romani e gli antichi Ragusei.
Anteo Lenzoni