L OPERA DI GLAVINA PER CONSERVARE LA RADICE DI UNA LINGUA Minoranza neolatina: chi sono gli istro-romeni - Antonio Fares

Non tutti i nostri lettori, penso, conoscono l'esistenza degli istro-rumeni. ma ben pochi hanno sentito parlare di Andrea Glavina, il loro capo spirituale. Di questa minoranza di lingua neolatina, a differenza delle altre due slave di lingua, croata e slovena s'intende nel periodo precedence l'esodo parla diffusamente il geografo professor Antonio Faree (sul 41onitore,, rivista culturale di Pescara), che rileva l'aspetto sia territorale, il più povero dell'Istria, sia storico, sia politico, osteggiato dal ,tondo slavo, incentrando discorso sulla figura del maestro elementare Andrea Glavina, loro apostolo, praticamente un italiano con ascendenza diversa, che, a parte la sua peculiarità nel campo culturale, possiamo accostare ideabnente a land nostri corregionali con ascendenti assorbiti nel tempo dalla supremazia della cultura italiana cosi da costituire un'unica identità nel crogiolo, tutu) italiano, della nostra regione di confine, esposta inevitabilmente all'incontro di più etnie. Pompeo Pitturi La vita di Andrea, o Andrei, Glavina a strettamente legata alla storia del suo popolo ed ha alcuni aspetti veramente singolari. Come ho già scritto in altre occasion (I), gli istro-romeni o cici nei secoli passati abitavano su gran parte del Carso tanto che ad essi si deve il toponimo di Ciceria dato al versante occidentale dell' altopiano. Costoro, nel torso del XVIII e XIX secolo hanno subito la pressione slovena e croata riducendo l'area di insediamento e la consistenza numerica. Quando alla fine del l'Ottocento studiosi romeni cominciarono ad interessarsi di questa minoranza etnica la situazione era gravemente compromessa per vane cause: il gruppo viveva in più contrade periferiche distanti tra loro e di comuni diversi, non avevano un riconoscimento giuridico a differenza dei fratelli di Bucovina e Transilvania, non c'era una scuola che insegnasse nella lingua matema, le condizioni economiche erano miserrime in quanto gli uomini generalmente erano carbonai e le donne domestiche di ricche famiglie di Fiume ed Abbazia. Per evitare l'estinzione nel 1893 il Prof. Teodor Burada, esimio glottologo dell ' uni versita di Jasi che si era recato più voice ai pie-di del Monte Maggiore per studiare Ia lingua dei cici, conobbe un fanciullo magro e pallido ma dagli ochi vivaci e dall'intelligenza acuta. Immediatamente individub in lui chi avrebbe potato risollevare le sorti di quel popolo. 11 ragazzo si chiamava Andrea Glavina ed era nato i I 30 novembre 1881 nella contrada di Frascati-Susgnevizza, all'epoca facente pane del comune di Bogliuno.lIcattedratico, ottenuto il per-messo dei genitori, lo pont) con se in Romania dove gli fete feequentare i più prestigiosi collegi prima a Cluj e poi a Jasi. Grazie alle notevoli capacità il giovane non ebbe difficoltà a recuperare il tempo degli studi perso in precedenza e a mettersi alla part con i suoi coetanei che da sempre avevano frequentato la scuola; le cure amorevoli dei migliori docenti romeni lo prepararono culturalmente e psicologicamente alla futura missione. Tra essi strinse amicizie che coltivò per tutto resto della vita. All' inizio del nostro secolo tor-no in Istria dove si dedicb all' insegnamento nelle scuole popolari (elementari) avendo conseguito I'abilitazione sia per la lingua romena che italiana. Prese subito servizio a Parenzo ma poi si trasferI a Santa Domenica di Al-bona dove rimase fino al 1918. Contemporaneamente lavorà con impegno all'opera di redenzione del suo derelitto popolo: gli obiettivi educativi, politici e sociali era-no il superamento di tutte le di fficolta precedentemente elencate. Nel 1905 pubblicO il Calendaru lu Rumeri din Istria, raccolse vocaboli, proverbi e racconti in use tra i cici per tramandame la memoria. Propugno con ardore l'istruzione dei connazionali che sappiamo essere gravemente deficitaria; verso la meta del XIX secolo fu aperta una scuola nel le contrade che sotto la guida del prete locale che si preoccupà solamente di far apprendere le preghiere ind ispensabiIi al la prima comunione non in latino o nella lingua materna ma in croato. Non essendo tale insegnamento di alcuna utilità sociale fu di sertato da coloro che avrebbero dovuto esserne interessati. 1126 ottobre 1887 dei deputati italiani del l' Istria rivolsero un appello alla Dicta per l'istituzione di una scuola romena con docenti provenienti dalla Bucovina con alfiere Francesco Costanlini di Pisino; l'amministrazione austriaca, anche per pressione croata, fu sempre sorda all' istanza ripetutamente presentata e bocciata. Nel 1900 Ubaldo Scampicchio di Albhna fete sua la proposta ma nel 1905 fu aperta una scuola croata finanziata dalla Società dei Santi Cirillo e Metodio che, come cinquant'anni prima, non fu troppo frequentata per motivi I i nguistici. Glavina, dopo aver contattato i capifamiglia dei villaggi cici e constatata l'ostinazione asburgica, si rivolse al suo amico Prof. A. Viciu di Blaj affinché la Romania facesse le dovute pressioni sull' Austria. Purtroppo, per motivi politici internazionali delepoca, la manovra non sortf al-cue effetto e Glavina dovette limitarsi ad una vasta campagna pubblicitaria su giornali locali e nazionali, petizioni a deputati ed organismi dell' Mipero, ma senza nessun risultato tangibi le malgrado le simpatie che riusci ad attrarre sul suo popolo. Subito dopo la prima guerra mondiale riprese Ia sua battaglia socio-culturale rivolgendo analoga richiesta al Regno d' Italia che immediatamente aprf nella frazione di Frascati una scuola elementare di lingua romena, diretta da lui, che voile intitolarla Imperatore Traiano. Grazie all'amore per i fanciulli ed all'entusiasmo per la missione da compiere le lezioni ebbero la massima frequenza; nell' anno scolastico 1919-20 vi erano ben 180 scolari e si fu costretti a chiamare altri maestri italiani. L' insegnamento era impartito in istro-romeno, ma i libri scolastici erano redatti in italiano: di) creava qualche difficoltà malgrado i bambini fossero bilingui, italiano e romeno, o trilingui, italiano, romeno e croato. Rappresentata la questione al Commissario generale civile della Venezia Giulia, ci si rivolse per vie diplomatiche all'Accademia Romena che invià un maestro e libri scolastici romeni nell'anno scolastico 192021. Si tenga presente che in quei luoghi la domanda di istruzione oltre che antica era anche gran-de, perché nel 1918 gli analfabeti erano il 90% degli anziani ed 20% dei giovani. Per far fronte al crescente numero di allievi si inviarono altri insegnanti elemental, ed il maestro-dirigente, figura giuridica anomala ma funzionale alle esigenze, Andrea Glavina, riusci a dare un'unica impronta alla scuola, malgrado il territoriodegli allievi all' inizio fosse diviso in due direzioni didattiche, Albona e Pisino. Era indi spensabile formare altri maestri istro-romeni, da inviare come lui fanciulli in Romania, per prepararli all' insegnamento. Per l'immediato si dovette provvedere a torsi accelerati di istro-romeno per i docenti destinati a quella particolare sede. Dal lo stesso Glavina sappiamo che i 443 bambini obbligati erano quasi tutti frequentanti. Nelle difficolta organizzative gli furono molto vicini sia il succitato Ubaldo Scampicchio, che nell'amministrazione italiana era diventato prefetto della provincia di Pola, sia il grande linguiste Matteo Bartoli di Albona, che lo aiutò anche didatticamente (2). Per razionalizzare il servizio, sempre a causa della carenza di maestri di madre lingua locale, l'insegnamento fu impartito in istroromeno ed in italiano. Glavina ed collega venuto dal la Romania si altemavano ai docenti italiani nell'insegnamento linguistico (vi fu anche una maestra di Albona che imparò subito e perfettamente la lingua dei cici e riusci ad affiancarli); a Valdarsa si sperimentarono sia le classi aperte che la compresenza dei docenti parecchi decenni prima che altri ne parlassero. Contemporaneamente a tutto cio si dedice all' azione politica. il primo obiettivo era I'unificazione delle sette frazioni abitate dai cici in un solo comune ai piedi del Monte Maggiore. Infatti se l'isolamento aveva favorito la sopravvivenza etnica certamente aveva aggravato le condizioni economiche e sociali. il progetto era stato sempre osteggiato dall' Austria, generosa con i fedeli slavi ed indifferente con gli irredentisti latini. Dopo ill918, con il passaggio della Venezia Giulia all'Italia, Glavina presenfò la richiesta alla nuova autorita politica che subito la prese nel la dovuta considerazione, anche se le di fficolta burocratiche non furono ne poche e ne piccole. Egli con sagacia e pazienza seppe conseguire il risultato positivo; nominato Commissario Prefettizio, ottenne il parere favorevole dal la Giunta provinciale nel gennaio 1921, che fu inoltrato alle superiori autorita. il é dicembre 1921 furono cambiate le circoscrizioni elettorali nel distretto di Pisino ed il 19 gennaio 1922, dopo le elezioni amministrative, nacque i1 comune di Valdarsa, formato esclusivamente da con-trade istro-romene, ed egli fu primo sindaco. Le frazioni erano Grobenico dei Carnelli gill di Pisino, Briani, Frassineto e Vil Linova gilt di Fianona, Frascati, Gra digne e Letai già di Bogliuno. municipio fu posto a Frascati ed I comune ebbe una superficie di 5500 ettari con una popolazione di 2200 abitanti. 11 Glavina voile come stemma la colonna traiana, simbolo delI'amicizia italo-romena, ed il Prefetto, tramite l'Ufficio delle Belle Arti, lo accontentö. il giorno dell' inaugurazione tenne un discorso in tre lingue. italiano. istroromeno e romeno, che suscith molta commozione; i cici in pochissimi anni avevano ottenuto tutto dall'Italia, mentre in un secolo non avevano avuto nulla dal-l' Austria. il vescovo della diocesi di Pola-Parenzo istituf la nuova parrocchia di Valdarsa proclamando patrono S. Giovanni Battista. Appena eletto, il sindaco non si cullà sugli allori, ma continue) a lavorare tra la mancanza di risorse finanziarie del comune e le non perfette condizioni fisiche: si preoccupei di reperire un immobile più grande per la scuola, di alloggiare degnamente gli insegnanti forestieri, di far costruire una strada che collegasse Valdarsa sia alla costa orientate dell'Istria che a Pisino nell' interno, di far installare un ufficio postale, telegrafico e telefonico, di avere collegamenti autobue quotidiani con Fiume e Pisino, di istituire esercizi commerciali che erano assenti in tutto il territorio (alla sua morte ne funzionavano cinque). Per risollevare he condizioni economiche pensava a due grandi progetti: la bonifica del bacino del flume Arsa (I' idea risaliva al 1771, ma ne Venezia ne l' Austria erano riuscite a realizzarla) che fu completata eel 1932, e lo sfruttamento di una miniera di Carbone semiabbandonata (dopo poco tempo diventO la più grande d'Italia, fornendo 1.000.000 di tonnellate annue di litantrace e dando lavoro a 6700 operai). A causa della sua prematura scomparsa non pate vedere realizzate queste cose. Agli inizi degli anni venti scrisse .1 romeni dell'Istrias, di carattere storico-politico e .L'educazione nazionalei,(da non confondere con l'ornonima rivista fascista) in cui mutt') questioni pedagogiche riguardanti l'insegnamento bilingue della scuola italo-romena. Consumato dalla tubercolosi, si spense a soli 43 anni nell' ospedale di Pola, il 9 febbraio 1925, lasciando la moglie Fiorella Zagabria ed una figlia che attualmente risiede a Faenza. La sua scomparsa fu pianta da tutti coloro che lo conobbero, italiani cici che fossero, e suscitò certa eco anche in Romania. GI, scritti sparsi degli ultimi inter' anni, poesie. eanzoni, lettere ed altm furono raccolti dalla moglie nel la pubblicazione postum «Pmrnemoria e lettere.. Attualmente il suo ricordo sopravvive nell'associazione culur rale Andrei Glavina di Trieste. sorta con In scopo di tutelare la più piccola minoranza etnica d'Europa dilaniata dall'esodo da Valdarsa dope la seconda guerra mondiale e dalla diaspora in tanti stati. A conclusione voglio far leggere lstro-Romeno. tratto da Proinemoria e lettere, testimonianza del grande amore che nutn' per lItalia e la sua gente: Minn! Istro-Romanilor: Roma, Roma i mama noastra / Noi Romani rdindnem / Romfinia i sora 'tonsil-alTot un sangavem. / Na suntem siguri pe lane / Si 'nett avenz frati / Ito-Haiti cu mare mime / Mdna cu noi dati. lCa sa fin[ (rate si frate / Cu,,, a dat Dumnezeu / Sci train' pane; la moarte / Eu si lo si lo si au. Questa e la traduzione dell' in-no: Roma Roma e la nostra madre / Noi rimaniano romani / La Romenia a la nostra sorella / Abbiamo tutti un sangue / Non siamo soli al mondo / Se abbiamo fratelli / Gli Italiani dal nome illustre / Ci hanno dato una mano / Siamo fratelli e sorelle / Come l' ha stabilito il Signore / Cosi lo sosterremo fino alla morte / lo con lo e lo con me. Antonio Fares (I) vedi il Monitore n.1 del 1995 e Geografia nel le scuole n. 2 del 1997; (2) ricordiamo che fu uno dei massimi studiosi di dalmatico e l'autore del primo Atlante linguistico.

Dal numero 3069

del 23/01/1999

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