Dal "Bombardiere.. silurato 175 scomparsi - di Fides Berdini - foto

di Fides Berdini - foto Didascalia: Il C.T. ‘.Bombardiere« nella rada di Navarino (sett. 1942) In questi giorni ho riletto un opuscolo pubblicato nello scorso mese di maggio e intitolato .Breve e intensa vita del cacciatorpediniere Bombardiere; la pubblicazione può interessare un limitato numero di persone, al massimo alcune centinaia in tutta l'Italia, cioè i superstiti di una azione di guerra avvenuta ìl 17 gennaio 1943, al largo dell'isola di Marettimo, e le famiglie degli scomparsi in quell'azione. Varato al Ancona il 23 marzo 1942, consegnato alla R. Marina il 15 luglio, dopo un periodo di esercitazioni a Pale. il Bombardiere ebbe l'incarico di compiere varie missioni dall'Italia all'Africa, su quella rotta della morte. ricordata dall'antico ammiraglio in un articolo apparso sull'Arena alcuni mesi fa: in seguito, dal settembre al novembre 1942, fu dislocato a Navarino. in Grecia; tornò ouindi in Italia per scortare navi da trasporto di truppe italiane e tedesche dirette in Africa; fu più volte attaccato da sommergibili e aerei nemici e dalle batterie costiere tunisine: riuscì a compiere 32 missioni e a percorrere 11.578 miglia in tutto. Alle ore 13 del 17 gennaio 1943 era partito da Biserta con altri cacciatorpediniere alla scorta di navi da trasporto dirette a Trapani. Alle ore 17 si trovava fra l'isola di Marettimo e Capo San Vito, 11 sole è già tramontato, la luna è già sorta, mare quasi calmo, brezza leggera da Greco, nuvole sparse, visibilità crepuscolare si legge nel succinto rapporto di navigazione di Amiate Baldo, comandante di un altro cacciatorpediniere di scorta, il Legionario, facente parte del convoglio. All'improvviso le navi vengono attaccate da un sommergibile nemico. Dopo h lancio di alcuni siluri, fortunatamente andati a vuoto. contro la motonave Mario Rosel, il sommergibile prende di mira il Bombardiere e lo colpisce in pieno, sotto la plancia che viene divelta e proiettata in aria dallo scoppio. Segue l'esplosione di una delle caldaie; l'unità si spezza in due tronconi che rimangono uniti ancora per quattro o cinque minuti per mezzo di alcuni correnti di lamiera di coperta e di murata (v. relazione del comandante In seconda Giulio Contreas, uno dei naufraghi salvati). Alle 17,25 i due tronconi del Bombardiere prima s'impennano, poi scompaiono dalla superficie del mare. Il Legionario accorre sul luogo del disastro, lancia numerose bombe di profondità per impedire al sommergibile nemico di compiere altre azioni, ma non può salvare i naufraghi dovendo proseguire il viaggio di scorta alle navi dirette a Trapani. Dopo la tragedia la luna continuava a splendere nel cielo, la brezza soffiava ancora leggera, la superficie del mare rimaneva appena increspata anche nel punto in cui era scomparsa la nave silurata. Cullati dalle onde galleggiavano alcuni zatteroni di salvataggio; i naufraghi che erano riusciti a raggiungerli vi stavano aggrappati; ogni tanto qualcuno scompariva tra i flutti, dissanguato per le ferite riportate o assiderato per la lunga permanenza nell'acqua gelida. Da Trapani uscirono tre cervella e una nave ospedale per portare in salvo i superstiti. Il recupero dei naufraghi cominciò verso l'alba e mi ricordo che alcuni portavano bene evidenti segni di terribili ustioni» scrive il comandante Manlio Bressan, già guardiamarina ufficiale di rotta della corvetta Antilope. Furono salvati 49 uomini, 175 risultarono gli scomparsi. Che cosa accadeva intanto al sommergibile nemico? Il suo comandante, ora vice-ammiraglio Sìr John Roxburgh, in una lettera indirizzata il 18 dicembre 1984 alla figlia del capitano di fregata Giuseppe Meschini, comandante del Bombardiere, scomparso con la sua nave. dichiara che ignorò per alcuni anni dopo la fine della guerra di aver silurato il cacciatorpediniere italiano nell'azione del 17 gennaio 1943. Al momento dello scontro il suo sommergibile «HME United» navigava in immersione da dodici ore. Dopo il lancio dei siluri, il comandante fece scendere il sommergibile in profondità e udii un'esplosione che ritenni essere lo scoppio della nave riforni menti precisa nella lettera. Inseguito per molte ore con bombe di profondità lanciate da navi uscite presumibilmente della base di Trapani, il sottomarino, che non sarebbe potuto rimanere sotto la superficie del mare per più di diciotto ore perché privo dell'impianto di depura-visse dell'aria, era in una situazione di grande pericolo per l'equipaggio. L'aria del sommergibile stava diventendo sempre più viziata dal monossido di carbonio provocato dal nostro stesso respiro e noi tutti provavamo crescente difficoltà nel respirare mano mano che le ore trascorrevano. Quando infine tornammo in superficie, dopo 38 ore e mezzo passate sotfacqua, eravamo in notevole stato di prostrazione. L'inaspettato afflusso di aria fresca nel sottomarino fece vomitare tutti e ci fece provare un dolore molto intenso alla testa. Fui grato alla sorte che in quel momento non ci fossero forze nemiche nelle vicinanze, poiché eravamo in condizioni tali da non poter effettuare altre azioni offensive. Alla fine ritornammo a Malta con un giorno di ritardo rispetto ai piani prestatoiliti, quando ormai la nostra unita era considerata affondata. conclude il vice-ammiraglio inglese. Possiamo dire a questo punto che la guerra, anche se vista dalla parte del momentaneo vincitore, ha sempre un aspetto orribile. Onore ai Marò Giovanni Sferco L'opuscolo è illustrato con alcune fotografie e alla fine riporta l'elenco degli scomparsi nell'affondamento del «Bomba, diere» e quello dei superstiti. Nel primo elenco tutte le regioni d'Italia sono rappresentate, dalla Campania con 29 caduti al Tremino con uno. E' come se, in quel tragico episodio di guerra, un'intera piccola Italia, simile a quelle che i bambini nelle elementari compongono a mosaico per imparare la geografia, fosse colata a picco al largo delle coste sicittàne. La continentale Lombardia figura nell'elenco con 16--nomi, l, Venezia-Giulia con 5. Dopo ogni nome non ci sono altri dati, se non l'indirizzo di allora della famiglia. L'indirizzo serviva alle autorità militari per mandare ai parenti del caduto un messaggio che, in sostanza, significava: non scrivete più al vostro ragazzo, non potrà più rispondervi, è morto. Dove e come quel ragazzo fosse morto spesso i familiari non lo sapevano, era un segreto militare. Dopo il nome del marò Giovanni Sterco trovo scritto: Altura Pola. Conobbi quel paese da bambina, quando talvolta mi recavo con i miei a Medolino, dove eravamo ospiti di un amico e collega di mio padre, ma ora non ricordo nulla di quei luoghi. Certo Altura di Nesazio, là dove gli antichi Istri, dovendo scegliere tra la schiavitù dei vinti e la libertà della morte, scelsero la libertà e si suicidarono in massa; Altura è un piccolo paese con poche case intorno a un campanile o sparse tra i campi. Il ragazzo Giovanni avrà giocato nelle sue stradine e nei suoi prati, avrà conosciuto il mare sulle belle spiagge poco lontane, avrà avuto una famiglia, degli amici, al momento giusto si sarà innamorato di una ragazza del paese o dei dai:orni. Come si chiamava quel tuo primo amore, Giovanni? e che cosa scrivevi dalle missioni di guerra alla tua gente? e quando l'hai incontrata per l'ultima volta? Ti do del «tu» perché siamo più o meno coetanei, nati nella stessa terra, e avremmo potuto giocare insieme da bambini; e poi io sono sorella del secondo istriano imbarcato in quel tempo-ormai lontano sul «Bombardiere», un guardiamarina che in quel fatale 17 gennaio si trovava a terra perché in licenza. Dio benedica il comandante Giuseppe Moschini che firmò quella provvidenziale licenza e aggiunga una decorazione celeste alla medaglia d'oro che fu conferita alla sua memoria. A tutti i caduti e ai naufraghi salvati fu assegnata la croce al merito di guerra. «Nessuna decorazione fu riconosciuta per i fatti bellici precedenti, essendo scomparse con il comandante le proposte che lo stesso aveva in animo di fare» si legge in una relazione. Ma M, mare. Giovanni Sterco, come i tuoi compagni morti con te, come tutti gli oscuri eroi scomparsi nella tomba senza fiori e senza croci nei fluiti marini, tu hai il tuo argento nelle notti di luna, quando una brezza leggera increspa la superficie del mare e i raggi dell'astro si riflettono sulle muli in schegge infinite simili a un'imosa spezzata in mille frantumi: m, marò Giovanni Sterco, nelle notti di luna hai tutto l'oro e l'argento che il sacrificio della tua fiorente giovinezza ha meritato. Fides Berdini L'opuscolo è stato inviato gratuitamente a tutti i superstiti del «Bombardiere» e ai familiari dei caduti dei quali si conosce l'indirizzo attuale. Non essendo noto l'indirizzo dei parenti di Giovanni Sferco, i lettori dell'Arena che eventualmente conoscessero la loro residenza, al di qua o al di la del confine, sono pregati di segnalarla.

Dal numero 2482

del 21/03/1987

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