STORIA Bande iugoslave : uccisioni spietate - Marino Ballon - foto

foto Didascalia: Mario Opassich, da Trieste, mantiene una promessa fattami nei giorni dell'ultimo raduno degli apocalittici, a Monfalcone, e mi invia una fotografia dell'amico Livio Pausig, mio compagno di scuola alle «Grion», a Pola, scomparso sul fronte orientale, a poco più di vent'anni. A seguito di quanto ebbi a scrivere sul n. 2222 de «L'Arena di Pola», spedisco la fotografia che ritrae Livio in divisa di caporalmaggiore dei bersaglieri, assieme a Bepi Stanich, che è quello a sinistra, con la sigaretta in mano. L'istantanea è stata scattata in una caserma di Torino, il 18 settembre 1940, qualche tempo prima che il Reggimento si trasferisse nel Veneto, e successivamente sul fronte orientale. [Guglielmo Belli] Anche le donne prendono parte molto attiva in qualità di «drugarice alla lotta di liberazione, come pure elementi di sentimenti italianissimi, abbagliati in quelle circostanze, dal mito della «libertà». 2) I cetnici sono il resto del «Regio Esercito Jugoslavo» che combattono per la restaurazione della monarchia; hanno i capelli e la barba lunghi perché hanno fatto voto di non tagliarseli se non al momento del ritorno del re in patria. Il loro capo è il generale Drata Mihajlovie che per primo organizza la guerriglia contro i tedeschi (1941). In seguito, fatto prigioniero dai partigiani di Tito, in un bosco della Bosnia nel 1945, per aver collaborato con i tedeschi, verrà processato e condannato a morte nel 1946. 3) Ci sono poi altri piccoli movimenti senza un programma preciso di lotta; sono i Nedicevi, i Belagarda, i Musulmani ed altri. Tutti combattono per combattere; si combattono tra di loro, si trucidano e la Jugoslavia diventa una bolgia infernale. Il padre deve temere il figlio, l'amico, il vicino in questa sarabanda di sangue, di vendetta e di odio. Atrocità incredibili ed impossibili a narrarsi si sono avverate: gli ustascia, animati dall'odio religioso contro gli ortodossi, accerchiano chiese gremite di fedeli, chiudono le porte, le cospargono di benzina, le danno alle fiamme e nessuno si salva perché la chiesa è circondata e chi non perisce tra le fiamme cade sotto il piombo degli aguzzini. Infatti per gli ustascia questa è una guerra santa. I partigiani non sono da meno; e le foibe del Carso ricorderanno per sempre i noti e gli ignoti scaraventati nel baratro. Terminato l'eccidio, si gettava sopra i cadaveri la carogna di un cane nero, affinché facesse, secondo una vecchia tradizione, buona guardia contro i profanatori. Nella Slovenia, in una amena e ridente vallata, alla 'profondità di 50 m, ci sono 200-300 soldati cetnici fatti prigionieri e tutti legati assieme con del filo 'di ferro. Erano troppo preziose quelle 300 pallottole di fucile allora! Vi avvengono anche atti di cannibalismo, nel centro d'Europa, in pieno XX secolo. Dopo 1'8 settembre 1943 alcuni bersaglieri vengono catturati, rinchiusi in una casupola e tenuti diversi giorni senza cibo. Alla fine il capo, affabile e sorridente li libera, offre loro un lauto pranzo; alla fine del quale mostra loro la testa di un loro commilitone ucciso e scannato per imbandire la succulenta e dolciastra mensa. Questi sono alcuni casi solamente e non ci si deve meravigliare assolutamente di nulla. Efferati 'delitti vennero commessi da tutti indistintamente, occupati ed occupatori, si faceva a gara chi uccideva di più e più ferocemente. Gli ustascia erano tanto feroci e sanguinari che le famigerate S.S. sembravano degli agnellini al loro confronto; i partigiani non lo erano da meno, l cetnici e gli altri, tutti uguali. I migliori, quelli che tante volte tesero la mano amica al martoriato popolo jugoslavo, furono +i semplici soldati d'Italia che presidiarono quelle terre fino al settembre 1943 e che tante volte divisero il loro misero, annacquato rancio con gli affamati bambini slavi che li guardavano imploranti con i loro «occhioni celesti». Moltissimi di questi «buoni» soldati fraternizzarono con la popolazione, e, dopo le tragiche ore dell'8 settembre 1943 furono salvati, nascosti, amati come figli. Nessuna pietà ci fu invece per chi portava la fiamma cremisi (bersaglieri), le fiamme nere (camicie nere), e le bandoliere bianche (carabinieri) perché verso di essi l'odio era tremendo, essendo stati questi corpi impegnati nei rastrellamenti e nelle spedizioni punitive. Così era quella guerra e questo il quadro della Jugoslavia dal 1941 al 1943 e al 1945. A Jaice. nella Bosnia, +il 22.11.1943 il maresciallo Tito fonda la F.N.R.J. Federativa Popolare Repubblica di Jugoslavia) e ricaccia verso nord le ancora agguerrite truppe germaniche e usta-scia con l'aiuto di ufficiali russi e di armi inglesi ed USA. Nei patti intercorsi, Tito, e con questo nome si intendono tutti i partigiani combattenti contro i nazifascisti, doveva fermarsi ai confini della Jugoslavia anteguerra 1941. Ma nel febbraio del 1945 egli addiviene ad 'un altro patto con il generale inglese Alexander: per risparmiare vite di soldati alleati, Tito può mettere piede nella Venezia Giulia. Da ciò tutti i mali della nostra sventurata regione! I partigiani sono protesi verso la vittoria finale, nessuno li può fermare; si scatenano, travolgono le ultime resistenze dei tedeschi, accerchiano Fiume, occupando le ultime isole del Quarnero. Poi, siccome Fiume resiste ancora, con barche, anche a remi, oltrepassano il Quarnero per arrivare prima possibile a Trieste. Essi infatti arriveranno a Trieste due giorni prima degli Alleati che si avvicinano» nella pianura friulana. E' il primo maggio 1945. Tutta la Venezia Giulia fino all'Isonzo è occupata dai partigiani di Tito per 40 giorni, fino cioè ai nuovi accordi Tito-Morgan; sono i famosi 40 giorni di lutti! Diverse migliaia di italiani sono deportati, arrestati ed in gran parte assassinati. Tito ottiene poi dagli Alleati il riconoscimento del Fronte di Liberazione Popolare come unico esponente della volontà dei popoli jugoslavi contro le altre varie aspirazioni e schieramenti politici. Divide il territorio in é repubbliche (Slovenia, Bosnia-Erzegovina, Croazia, Macedonia, Serbia, Montenegro e le province autonome Kosovo-Metohija, Vojvodina), ognuna delle quali ha un proprio governo, un parlamento che fa capo al governo centrale ed al plenum di Belgrado. Si cerca così di assopire i vecchi rancori tra le varie popolazioni e di appianare le divergenze linguistiche e religiose. Il tutto è pur sempre un mosaico ma cementato dal sangue. La bandiera è la vecchia bandiera con i tradizionali calori blu, bianco rosso. La «stella rossa» che nella lotta partigiana occupava tutta l'altezza del campo bianco, diventa più grande ed ora abbraccia un terzo e del campo rosso e del campo blu ed è bordata di oro. Lo stemma della Repubblica è rappresentato da é fiaccole indicanti la viva fiamma dell'amor patrio delle sei Repubbliche e sono legate assieme da un nastro con la fatidica data 29.11.1943 contornate da fasci di spighe di grano (simbolo dell'agricoltura) e sormontate dalla «Stella Rossa» simbolo della libertà che irradierà attraverso le 5 punte la luce sulle tenebre dei 5 continenti della Terra. Ma la vita all'interno non è facile. Marino Ballon

Dal numero 2252

del 07/08/1982

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