L'Istria si copre di verde - E arrivano i bestioni - La progressione geologica - Mario Ive - foto

[Disegno di Marinella Ive] - foto Col passar dei milioni de ani, la nostra tera diventava sempre più quela de ogi: naturalmente no ghe iera paesi e cita, no se vedeva strade, né scine del treno; né confini che dividessi i stati, né maniere che dividessi le campagne. iera solo i monti più alti de ogi, le vali più fonde, i fiumi più pieni de acqua e el lago de Cepich tanto grande che 'I rivava fina Vilanova e a Vossili! Se credi che sia passadi un muoio de secoli sensa che ghe fussi pase per ela: intanto che 'I mar consumava le coste e la piova continuava a sbassar i monti e a impinir le vali. i teremoti la scorlava tuta indrioman de Pola fin Fiume e Trieste, che ancora naturalmente no le iera là dove che le xe adesso, né in altro lago! In meso a tuta sta confusion, se pensa che a un certo momento el vento sia riussido a strassinar de chissà dove le prime semense: cussì anche sta nostra tera ga finido de esser spelada come un Calvario e, pian pianin, la se ga coverto de erbe prima e de alberi dopo. Che bela che la doveva esser quela volta: verde de erba fresca che gnissuna capra no magnava e nissun orno no sfalzava per farse el fien... piena de boschi de roveri che gnissun no rovinava per far strade e paesi, che gnissun no taiava per procurarse i zocheti per el fogoler o le fassine per la lissiera! Ghe mancava solo le farfale che svolassi in meso a l'erba de fior in fior e i useleti che saltassi sui rami dei alberi! E arrivano i bestioni [Disegno di Marcello Ive] Ma le robe bele dura poco purtropo, cara la mia gente, e cussì un bruto giorno, parlo sempre de milioni de ani fa, in meso a sto verde paradiso xe rivede, chissà come e chissà de dove, le bestie... ansi i bestioni: grandi bestioni, alti come le case, che magnava erba: imaginè voi quanta erba! E subito dopo altri bestioni che magnava carne, ma sensa andar dal becher! Cussì ne conta el Livio col Sabino, almeno. Cossa diavolo che fasessi sti bestioni su l'isola de Felonega mi no so propio dirve. Forsi i stava là, con quela rispetabile altessa, a far de fari coi oci fosforessenti; o i iera andadi a sercar se la salvia de Felonega iera più bona de quela de Promontore! Una roba xe sicura: noi sarà sicuro andadi là a ciapar el sol nudi, come che fa le tedesche ogi! Anche perché saria stado inutile: a quel tempo no iera ancora stadi inventadi né i costumi de bagno, né la boncostume! In ogni modo che ste bestie le iera là semo sicuri, perché gavemo visto su tuti i giornai le fotografie del stampo che ga lassado le zate dei dinosauri su sta isoleta che xe là fra la punta de Promontore e l'isola de Porer, quela col faro: le xe grandi come cadini e piene de sal, e de una parte xe el segno de le onge. Cussì se capissi anche de che parte che andava sti bestioni che ga lassado el segno in tel fango de milioni de ani fa, forsi solo per farghe far sta bela scoperta al Livio e al Sabino... e per farme scriver ste monade a... MI. Mario Ive La progressione geologica Al finire dei tempi mesozoici avvenne una potente regressione del mare che, mettendo allo scoperto delle aree di terra ferma, permise il deposito di terreni di tipo differente da quelli precedenti, dapprima ancora prevalentemente marino, in seguito francamente lacustre, lagunare o di estuario. Si inizia così l'era terziaria con quelle formazioni ascritte al piano liburnico, che fanno, secondo alcuni, transizione fra il Cretaceo e l'Eocene e che altri ascrivono all'Eocene inferiore (Spilecciano). Esse sono prevalentemente costituite da rocce calcaree grigie o brune, le più profonde delle quali contengono una ricca fauna di foraminiferi (calcari a miliolidi), mentre a mano a mano che si viene a quelle superiori, si arricchiscono di fossili d'acqua dolce e salmastra, con residui di piante (calcari a caracee) e con molluschi d'acqua dolce ed anche terrestri. E' in questi terreni che stanno racchiusi i giacimenti di lignite dell'Arsa (a), di Britof (b), di Caroiba (c), ecc., che formano una delle ricchezze minerarie dell'Istria. Gli strati liburnici ricompaiono tutto attorno all'altopiano di S. Servolo, all'Istria bianca, e più a mezzogiorno ancora a levante di Buie (d), lungo la valle del Quieto (e), da Montona (f) e Visinada (g) fino a Terviso (h). e dalle vicinanze di Pisino (i) fino alla destra della Valle dell'Arsa presso Andretici (I). Riprendono sulla sinistra della stessa valle costeggiandola fino a circa 4 chilometri prima dello sbocco dell'Arsa nel canale omonimo, ed infine si espandono presso Albona lungo la Valle di Carpano e lungo la rotabile Albona-Rogozzana (m), per unirsi in un'unica striscia che si spinge fino al mare a mezzodì di Brovigne (n). Allla fase marina fece seguito quella continentale durante la quale gli agenti atmosferici entrarono in giuoco e cominciarono la loro opera di erosione che si protrasse per tutto il restante dell'era terziaria e continua ancora oggi. Fu durante questo lunghissimo tempo che, asportati in molte parti i depositi più recenti, furono messe a nudo le rocce più antiche e che venne impressa alla Venezia Giulia e specialmente all'Istria, l'attuale sua físonomia. Durante questo periodo e quando più tardi í ghacciai si ritirarono nuovamente, le fiumane ebbero un notevole aumento dí portata, tanto da non essere loro più sufficienti gli sfoghi sotterranei che sí erano andati formando nel periodo terziario; avvennero quindi dei rigurgiti impressionanti dí cui è rimasta traccia nei depositi pseudo-lacustri di Scoffle per il Tímavo superiore, oppure nelle formazioni di letti, ora abbandonati, come sembra sia stato per la Foiba, che nei momenti di piena doveva in parte rovesciarsi nella Valle della Draga, o ancora nella nascita di bacini lacustri importanti, come il bacino superiore dell'Arsa, di cui il residuo attuale è il lago d'Arsa o di Cepich (attualmente prosciugato n.d.r.), che doveva allora estendersi verso settentrione fino a Susgnevizza (p), verso occidente fino oltre Tupliaco (q) e a mezzogiorno fino a Cosìaco e fors'anche a Vossilla (r). Si ebbe anche la formazione della terra rossa, che include in qualche luogo i residui della fauna di quel periodo (carnivori, elefanti, rinoceronti, buon numero di molluschi) e che si rinviene anche nel fondo di molte voragini e nelle caverne. Terminata la fase glaciale, le condizioni generali della Venezia Giulia divennero pressapoco quelle di cui noi godiamo oggigiorno, con minori precipitazioni e con clima più asciutto e più temperato; l'Adriatico, riacquistando le sue acque, invase nuovamente le terre che aveva abbandonate, dando al contorno dell'Istria all'incirca l'aspetto che ancor oggi conserva, si formarono nuovamente le isole; la fauna e la flora divennero quelle che oggi vediamo e gli uomini, dapprima cavernicoli (Paleolitico), cominciarono a dominare nella regione. «Da «La costituzione geologica» Venezia Giulia di Senofonte Squinagol, 1928). L'Italia durante la maggiore espansione glaciale quaternaria [Dall'Atlante Fisico Economico del T.C.I.] Didascalie: L'Italia durante il pliocene Le puntate precedenti sono apparse nei numeri 2186 e 2187.

Dal numero 2191

del 23/05/1981

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