La grande guerra giorno per giorno
Il conto dei disastri - foto
Piazza Sant'Antonio a Gorizia prima della grande guerra
Un goriziano, esattore delle imposte dell'imperialregio governo austro-ungarico, vede sconvolta la sua vita metodica e tranquilla di funzionario statale dallo scoppio della Grande Guerra. Figlio di agricoltori in via Lunga, e dedito lui stesso al lavoro della terra negli anni giovanili, si è costruita con tenace perseveranza una condizione di vita più agiata entro l'ordinato sistema dell'amministrazione austriaca. Si è formata la propria famiglia e si è impegnato a preparare per i figli un'esistenza confortevole almeno quanto la sua. Il dramma di Sarajevo interrompe il corso di queste sue speranze ed il figlio Tunin, ventiduenne viene chiamato alle armi e mandato al fronte dell'Est dove viene ferito e poi fatto prigioniero dai Russi. L'altro figlio Mario diciottenne va pure alle armi e infine passa in marina a Pola. La famiglia si disunisce in un conflitto che distrugge un'epoca. Il papà-funzionario avvia allora una fitta corrispondenza di cui tiene nota in una serie di quaderni in cui riscrive le missive cui affida con immenso amore l'ansia di tenere viva la perduta unità familiare. Un copia-lettere in cui rivive giorno per giorno la grande guerra a Gorizia.
XXXVI
Il 19 dicembre 1915 partono tre risposte: al cugino Josef a Lichtenvald («la tua sorella Orsola si trova con la famiglia Pignul in via Lunga sana e salva»), al nipote Angelue pure a Lichtenvald («sono contento che i tuoi genitori finalmente ti hanno raggiunto; io e il Franz abbiamo fatto la via crucie per vendere il vostro vino ai militari a 80 corone l'ettolitro; quando fu travasato, non ne vollero sapere più; oggi il Franzili della zia Maria conduce via un quantitativo: la vostra casa è perforata in diversi luoghi dalle granate e fa acqua»), al cugino Peter a Pola («spero sarà già in possesso degli apparati fotografici spediti da qui; il resto fu impaccato e depositato in un'altra sala per desiderio della di lei nobil signora; la Giovanna cuoca della signora mamma è intenta a sgombrare e a mettere tutti in salvo e partire poi per Marburg; le vicine signorina Goriup e signora Ziani la aiutano in questi lavori in via Alvarez; la ricerco di volermi notificare all'incirca quanto tempo perdurerà questo stato di cose»). Ancora il 19 lettere a Emilia Canetti a Innsbruck («lei è in ansia per il suo avere in una città sulla linea del fuoco, Feuerlinie; magari così no diversi oggetti andranno persi; noi facciamo tutto il possibile per salvaguardare, ma non è possibile fare di più; gli ufficiali adoperano tutto il quartiere e anche se viene sua nonna sarà difficile allontanarli»); a Peter Bertoe a Lichtenvald bei Lamper («sono contento che ha ricevuto il dvokoles; la Tizia continua a abitare il quartiere; l'organista è sano e salvo assieme alla famiglia; è ricoverato nel convento dei cappuccini perché la sua casa è tutta sfracellata; il parroco è sempre qui, ma nell'asilo essendo scoppiata una granata nella canonica»); a Franzisca Osbat a Lichtenvald bei Neuheim («non è mia l'idea che il Ferruccio avrà a perdere lo stipendio, ma sono le disposizioni del defunto Pausig che parlano; io ebbi (meste informazioni dai cancellieri presso l'Ordinariato arcivescovile»).
Il 21 altre sette lettere per dare riscontri e fare gli auguri; al figlio Mario («ti spediamo un altro pacco con pane, prosciutto e un fiasco del vino nostro per le feste, lieti che hai ricevuto regolarmente l'altro; nel momento che scrivo due granate sono esplose, nel cortile del Mi-lo e sulla cheba in orto del Mischou; rottami, terra e sassi sono caduti anche nel nostro cortile; auguri per Natale e Capodanno»); a Franz Maru§id («spero ti andrà bene anche ora che sei al campo; tua sorella Giovanna è con noi; il Franz è sempre dal strie Pepili»); a Alessandra Culot a Marburg («non avevo il coraggio di notificarle il disastro della sua casa; ora posso dirle che. di disastri simili finora non si erano avuti»); a Ursula Lozar a Marburg («consola la signora santola per il grave disastro della sua casa»); a Anci Maruàiò Moste a Lubiana («grazie per le premure che ti sei
data per procurarci i cappuzzi; ora non ci pensiamo più nelle condizioni in cui ci troviamo»); a Michele Peritz a Pirano («i parenti di Peter Gruden sono sempre fermi a S. Pietro e ricevono normalmente la posta»); a Orsola Maur a Trieste («non possiamo ancora muoverci per spedire la lana; le chiavi sono a Ossegliano; qui granate in quantità, specialmente oggi»).
Il 26 Franzisca Osbat viene assicurata che «tutto è ancora in pieno ordine»; Emilia Martelanz a Trieste riceve l'informazione che «il sussidio verrà spedito d'ufficio»; Peter Culot a Po-la riceve le condoglianze per la morte della suocera a Graz; Paola Bresca all'Ufficio sussidi a Aidussina viene invitata a dare un maggior sussidio a una persona bisognosa e a procedere alla voltura del sussidio tra Maria (morta) e Teresa Susmel.
Dal numero 2198
del 11/07/1981
pagina 5