Deturpato il volto veneziano di Capodistria La Slovenia sta impiegando notevoli mezzi per soddisfare I' ambizione d' avere un proprio emporio sul mare - U. S. - foto

foto Di recente siamo stati a , Capodistria e l'abbiamo per corsa in lungo ed in largo, , alla ricerca delle nuove «bellezze» create dagli jugoslavi, i quali vanno fieri della tra; sformazione effettuata. Ed è veramente trasformata Capodistria da tre anni a questa parte, con lavori di tutti i I generi: case, palazzi, lavori pubblici nel centro e nella la Slovenia sono stati concentrati nella vecchia Capodistria, la venezianissima Capodistria, che con alcuni pa[...] Trieste si fabbricano in meno di sei mesi, ha visto completamente rovinata la i sua fisionomia originale, tanto che noi, che pur nascem. reo in una di quelle vecchie, i caratteristiche calli e che ci i guardammo bene nel passato . di modificarle, di alterare i . colori, con rappezzi non oso: soni alla struttura cittadina, , stentammo a riconoscerle. ,periferia. Ora gli occupatori si sono sfogati proprio a Capodistria, . perchè se andate in qualsiasi i, altra città loro, cioè della . Slovenia vera e propria, nulla troverete di mutato. Nul. la poi è stato speso colà, per. chè i milioni che sono riusciti a strappare al Governo centrale, col compiacente a. iute del vice-Tito, lo sloveno Kardely, li hanno spesi e li , stanno spendendo tutti a Ca. podistria e solo qualche briciola nelle altre città della costa istriana che essi considerano Slovenia (cioè fino al. la Dragogna). Ecco dunque Capodistria , vista da Semedella, anzi dalla centrale idrovora, a metà . strada cima. Vedete, sulla sinistra . un enorme palazzone a dieci piani, una mostruosa costruzione di un color rosso chiaro; immediatamente un po' a destra un edificio accanto alla secchia «taverna» con un :negozio, tipo, Upim; poi al centro il Triglaw: buona parte di quest'albergo, già costruita nel 1943, era destinata per la scuola elementare che doveva recare il nome di Anna Sauro, la madre del Martire. Alla destra altri due caseggiati di dieci piani, dipinti con colori vari: blu. verde, rosa e che so io. Oso sta è la parte centrale delle nuove costruzioni. Un altro grattacielo di 15 piani è in costruzione verso Bossedraga — San Pieri, ove pure sono state costruite sette case di quattro, cinque piani, ben colorate coi sette colori dell'iride. C'è poi il nuovo mercato del pesce, quasi di fronte al Triglaw: ma è semivuoto in permanenza. Il povero campanile, che tante ne vide di belle e di brutte nel passato, sta contemplando anche questi prodotti della «sublime intelligenza» slovena, che ha voluto strafare e colpire nel cuore gli istriani, nella città forse più veneziana di tutta l'Istria. Ma non ci siamo limitati alla città; dopo una rapida guardata del mimo porto, di cui più volte il nostro giornale si è occupate>, dopo aver osservati i lavori in corso, con l'allungamento della riva operativa di altri cento metri circa, lo spazioso piazzale risultato dalla bonifica nei pressi del vecchio Macello sul quale vi sono un centinaio e più di cataste di legname recato da una vera proscessione di autocarri provenienti dalla Slovenia, siazo edilizio sulle immediate penmo usciti anche dalla città, verso Semedella, ove è stato compiuto un notevole sfor dici del colle San Marco, subito sopra l'ex stazione della ferrovia Trieste -Parco?... Una trentina di case di quattro e cinque piani sono sorte in questi ultimi anni e' vi alloggia la massa operaia della fabbri. «Tomos», costrui. fuori Capodistria in località ex Perariòl San Canziano. Anche [...] comprensorio della bonifica fatta dall'Italia e che oramai ha ridotto il vecchio pantano di trent'anni fa e più, in ubertosa campagna, protetta dagli argini di Semedella e quello partente ila San Pieri, fin sotto San Michele. La città conta oggi qualche cosa come ventimila abitanti; nelle due giornate di permanenza ebbimo campo di vedere la città di giorno e di sera; ma, moviro.to e traffico, se si esclude l'arrivo di un centinaio di autocorriere provenienti da tutta la Jugoslavia — dafitune e da Pela e da alto:, località istriane —le quali tutte sostano al molo piccolo ove c'ii la biglietteria della «Slaunik», urta baracca che deturpa il porto (ma cos, che non deturpa ciò che è stato fatto in questi anni a Capodistria dagli slavi?), movimento — dio> vamo — non ne abbiamo riscontrato in nessun posto, tranne ancora in chiesa ove abbiamo assistito ad una Messa celebrata da un frate, il quale parlò, al Vangelo, in sloveno e in italiano. La sera, dopo le 20, deserte le strade. Abbiamo girato un po' timorosi (proprio per la totale assenza ili gente per le vie cittadine); il vecchio Brolo asfaltato e con varie piante al centro (ove c'era il Parco della Rimembranza che è stato, naturalmente, di-, strutto), paurosamente vuoto; qualche lune acceso nelle case. Illuminazione pubblica come prima del 1945, tranne la Serneddla che è tutta illuminata al «neon» e COSÌ pure la risa nuova: ciò fa molto «chiasso« specie se la città viene osservata dal largo: sembra il doppio di quando era sotto l'Italia. Al «Triglaw» e nella casa a tergo, detta dei Carpaccio», nella piazzetta omonima, ove c'è la statua che ricorda la partecipazione capodistriana alla battaglia di Lepanto, con una galera al comando del sopracornito del Tacco che si distinse con «il Leone', affondando una grossa galera terra e conquistandone un'altra, il 7 ottobre 1571, gli slavi si dànno alla pazza gioia, affollando, la sera, questi due ambienti ove si producono varie «donnette» che, un 15.'720 alla volta, lasciano cadere «tutto», o quasi, sotto gli occhi smaniosi di giovani (e non giovani) urlanti. Gli ufficiali della «flotta» jugoslava giunta in questi giorni a Capodistria (cosa che avviene tutte le volte che a Trieste arriva qualche nostra unità della Marina) non Ni son fatti vedere alle serate: sembra che sia stato loro vietato di farsi notare nei locali ove circolano le «ninfette« slovene o croate le quali, malgrado una larvata proibizione, vengono invece a combinar «affari» a Capodistria, ove sanno che circolano [...] Il contrabbando su vasta scala mantiene una collettività molto vasta, che con barche si avventura al largo a incontrare altre barche. Pesce e derrate della campagna ne arrivano in città, ma .n scarsezza e di scadente qualità. Il buono viene inviate a Trieste, tramite le coopepescatori: vere e proprie Organizzazioni stranieree, che pagano con pochi dinari i poveri pescatori e gli agricoltori, vendendo poi ,quantitativi accurnula2 a Trieste a (prezzi esorbitanti. Il proletariato jugoslavo vede, sa e tace: chi oserebbe parlare di queste cose? Chi si azzarderebbe a dire: quel tale lucra e vive sulle fatiche della povera gnite? Abbiamo sott'occhio un fascicoletto di propaganda turistica sul quale vediamo riprodotte le nostre città e quelle di varie ',t,ni i, liane; appaiono indicate in un quadro generale le più gustose pietanze, le frutta più prelibate, le bellezze artistiche ecc. E vediamo riprodotte le spiagge di Partorisse, di Ancaranv, di Salvore; i palazzi di Capodistria, — quelli <mostri, s'intende — non le patrherie fatte ,da lar, do, il '50. Naturalmente sono spartiti i nomi italiani e vi figurano; Koper, Portomi, boia, Piran, Savudrja, Urtng. Portorose è sognata in una .riina a parte: e da qui si diparte una rete di tracciati, nientemeno che per Parigi, Londra, Artiste, dant, Bnixelks, Varsavia, Budapest, per rulla la fugaexl eeiandio, per Roma, Milano e Venezia. — Portorose. è diventata... Canilee! Trieste è relegata in una figura poliedrica, come non esistesse. o che appena appena si scorgesse in lontananza, evanescente, Non parliamo delle descrizioni Jei monumenti, dei quadri, delle Chiese ecc. Tutto viene passato per arte slava, o ossia. Quando non se ne può fare a meno, allora si cita Venezia, come usurpatrice della terra istriana in un passato di nequizia e di ladrerie ai danni dei popoli slavi». Eccola Capodistria, ecco la nostra città, ecco le altre coutwnlle venezianissin, Così sono trattate dalla Jugoslavia imperante, III vista di chiari fini politici. U. S.

Dal numero 1276

del 30/05/1961

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