NEL CENTENARIO DELLA NASCITA DI D'ANNUNZIO La beffa di Pola e i voli solitari - S. C. - foto

MAS della Beffa di BucaRri conservato al Vittoria degli Italiani con l'incitamento di D'Annunzio VIII PREMUDA: Nella notte dal 9 al 10 giugno 1918 Luigi Rimo, affondando la «Santo Stefano» aveva portato un colpo rude alla meditata impresa della Marina austriaca contro gli sbarramenti del Canale d'Otranto. D'Annunzio accolse la notizia con giubilo. Il 13 giugno l'Ammiraglio Resati per festeggiare da gesta di Rizzo ritmi alla sua mensa i più vicini collaboratori: primi fra tutti il medesimo mandante Luigi Rizzo, il comandante Costanzo Ciano, il Maggiore Gabriele d'Annunzio. Anche dopo il volo su Vienna era stato riserbato ai reduci l'onore insolito di un invito alla mensa del Generale Diaz, nella casa di Albano,, dove aveva sede il Comando Supremo. Chi ,ne avesse diletto può leggere i particolari di quel simposio guerriero nelle pagine di «Cose viste», di Ugo Oietti. Due mesi dopo, un grande dolore si abbatteva sul cuore del Poeta: la morte di Gino Allegri, il suo «Fra Ginepro». Di -ritorno da un volo sopra Monfalcone, diretto al Campo di San Pelagio, l'eroico volatore; di Vienna, urtò nell'elica di un altro apparecchio e precipitò da cento metri, «in un gran fumo». I portatori dissero che la cassa contenente i miseri lesti quasi non aveva ptso: «il peso di un'acima». Il 26 giugno, per la morte del Maggiore Francesco Baracca, un vero asso dell'ala italiana, Gabriele d'Annunzio asma detta la sua alta parola davanti al feretro dell'Eroe: «L'ala s'è rotta e arsa, il corpo s'è lotto e amo. Ma chi è oggi più alato di lui? Ditemelo. Chi oggi è più alato e più alto di -lui? Aveva vinto trentaquattro avversari; ed ecco vinceva gli eserciti! La sua gloria non era più un numero; era un'ala irmurno recede ed unanime sopra l'Italia trionfante...». «L'altra sera, la sera del Solstizio, che è per noi italiani una sorta di festa solare e segna questa volta il culmine della luce di Roma, quando ci fu annunzia, la trasfigurazione e l'ascensione di Francesco Baracca il Vittorioso, là, in un campo litoraneo, mentre i nostri uomini caricavano di bombe i nostri apparecchi, io dissi ai miei compagni che bene gli antichi nostri celebravano i funerali degli eroi con giuochi funebri. E, per celebrare l'Eroe nostro col solo rito degno di lui, io li condussi a un fune bregioco di guerra. Riti, nammo e part inalio di nuovo,. le ancora ritornammo e ancora ripartimmo finchè la notte non fu consunta...». Un'impresa di perfetto stile dannunziano, che fu detta «beffa di Polao ebbe il suo epilogo appunto sul cielo della piazzaforte marittima nemica. Il 21 agosto 1918 uno ; stormo austriaco giunto in volo sul Campo del «nemico capitale», mentre egli se ne stava tranquillamente sdraiato sul suo lettino, sganciò alcune bombe. Una di esse sfondò la lamiera del tetto della baracca, precipitò senza esplodere sul pavimento e, roteando, andò a frantwuare bellissimo vaso di Murano che si trovava -presso il comodino. D'Annunzio non si scompose, raccolse pazientemente i cocci, li racchiuse in un drappo tricolore e poco dopo, in pieno giorno, senza scorta, dopo aver fatto caricare sul suo aeroplano una dozzina di granate, col pilota Alberto Barberis, diresse il volo sul cielo di Pola. Sotto una figura di scherno aveva scritto il matto funebre di Giuliano l'Apostata: «Bie aereo». Giunto alla meta, lanciò il motto beffardo con i frantumi del vaso ascolti nel tricolore, sganciò sull'Arsenale le dodici bombe e ridendosi dei cacciatori nemici, vani inseguitori, fece ritorno alla base. Un'altra volta i Fanti gli rapportarono che un aeroplano nemico, sorvolando -la trincea, aveva lasciato cadere un vecchio stivale pieno di sterco, Questa volta d'Annunzio ebbe un moto di disgusto per l'atto volgare del nemico ed escogitò subito la risposta adeguata. Si procurò uno scarpino femminile da ballo, lo riempi di confetti, vi aggiunse un breve messaggio e, alzatosi col suo velivolo andò a lanciare il pacchetto sulla trincea avversa. Il laconico, ma espressivo messaggio diceva; «Ognuno dona ciò di cui abbonda». Seguire in ordine cronologico -il Poeta -nelle sue missioni di guerra, è impresa difficile, tanto furono numerose e fra loro con-emanate. Anche le opere dei biografi più qualificati e che ebbero la ventura di attingere_ informazioni dallo stesso protagonista, si presentano monche e spesso frammentarie. La documentazione quasi sempre si disperde attraverso ordini riservati e segreti che venivano emanati dai superiori Comandi, e interessavano Flottiglie di Torpedine., C. T. Sommergibili, M.A.S. Squadriglie di Aerei, Difesa Marittima, Antiaerea, Zone Semaforiche e di Segnali. Talvolta d'Annunzio partecipava, nel medesimo giorno, a due e anche 'a tre azioni, scolpendo un'attività febbrile, inae...bile in un tonno non più giovane e già provato da una penosa mutilazione. Ecco, riai' esempio, una se_ rie di Istruzioni RR. P. (riservatissima 'personale) del 21 agosto 1918. «Tre azioni ae reo su Pola avranno luogo fra oggi e stanotte; la prima' oggi alle ore 17 circa: tre apparecchi S.I.A. La seconda stasera con idrovolanti. La .17a domattina'. terso le ore 5 con idrenobinti e SIA. Al comando Torpediniera Prodotte. A -norma! delle consegne del Comando in Capo, la sezione Prociune e Clitnene e due M.A.S. don :anno questa notte uscire Peri appoggio ad idrovolanti che si recano su Pela...». D'Annunzio era direttamente interessino -a queste missioni, Egli doveva, infatti, partire per primo, allo scopo di tracciare la -rotta agli ce' parecchi che -dovevano seguirlo. Nella missione notturna, si levò in solo al coniando di uno stormo di tre apparecchi S.I.A. A metà percorso si avvide che gli altri due apparecchi erano stati costretti, per avarie, a 'rientrare. Era rimasto solo, ma non per questo rinunziò ad eseguire l'ordine ricevuto. Raggiunse Pola, lanciò sugli obbiettivi le sue dodici granate mina, controllò gli effetti conseguiti dal bombardamento, fra cui un vasto incendio, poi fece invertire la rotta. Lontano oltre 15 miglia dal cielo di Pola erano ancora visibili due colonne di fumo. L'apparecchio -ritornò alla base e, soltanto là, fu constatato che era stato colpito sta numerose schegge, -tangibile effetto della reazione antiaerea ne-mi.. Il 15 settembre 1918 a Vent.ia, i fuorusciti adriatici donarono alla Prima Squadriglia Navale S. A. comandata da Gabriele d'Annunzio, un velivolo da bombardamento intitolato al nome di Nazario Sal.. Il Poeta aveva tradotto le iniziali tecniche S. A. (Siluranti motto «Soffici: Arrinmse così come aveva tradotto la sigla M.A.S. (Motoscafi enti sommergibili) col motto «Mentetzto Audere Setitper.. Per la C/Dnsegna dell'apparecchio parlarono: come membro del Goveno e del , Comitato l'on. Piero Foscari; per gli Irredenti Giorgio Pitacco; a nome .1 Ministro della Marina l'Ammiraglio Mario e l'un. Eugenio Chicsa. Ad essi rispose d'Annunzio: «Le vostre parole, la voce dei capi, la voce dell'amico Cedete, la voce .1 fuoruscito onorando, ci bruciano il cuore, ci arroventano l'anima. Col ferro, con la fiamma, col maglio un fabbro potente forgin subito un'arma o un arnese a gran colpi. Qui l'incudine non c'è. Ci siamo noi: un gruppo di volato, a terra, smarriti, palpitanti. E le vostre parole non domandano altre parole. Domandano l'atto; comandano 'atto di rivendicazione piena, il volo trionfale, come assegna il fuoruscito, la meta raggiunta e percorsa, il limite della gloria superato, il sacrificio convertito in baleno immenso». Poi d'Annunzio parlò di Nazario Sauro con parole di fuoco: «E' marino, e aereo, è fervente come la sua Istria, come l'Istria nostra quando ci appare dall'alto tra ala e ala. E' la santità dell'Istria, è la purità, la bontà, la fedeltà .1, sua -terra dolorosa. Si, o mallevadore di Trieste, io così l'incontrai, io così lo conobbi, nella notte del Quarnaro, al sasso della che sari duramente riscolpito dal Dio giusto... Pola non è un patibolo e non è un sepolcro: non per Nazario Sauro, non por i combattenti ch'egli conduce. E' una meta romana! E il suo ultimo grido è il nostro grido perpetuo, -in petto e in bocca, in silenzio e in clamore: Viva l'Italia!». c (Le puntate precedenti sono apparse nei num. del 3, 8, 15, 22, 29 gene. e 3 e 12 febbr.)

Dal numero 1361

del 19/02/1963

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